Economia

Retail specializzato motore dell'economia italiana ma è in affanno su lavoro e digitalizzazione

di Redazione
 
Retail specializzato motore dell'economia italiana ma è in affanno su lavoro e digitalizzazione
Il retail specializzato emerge come un pilastro fondamentale dell'economia italiana, generando un valore aggiunto di 294,5 miliardi di euro, pari al 15% del PIL nazionale. Questo dato, proveniente dalla quinta edizione del Rapporto Strategico della Community Retail 5.0 di TEHA (The European House Ambrosetti), evidenzia un settore con una rilevanza economica e sociale "largamente più alta di quanto non venga percepito".

Il settore, che include l'intera filiera estesa dal piccolo negozio al grande centro commerciale, ha chiuso il 2024 con un fatturato complessivo di 435 miliardi di euro, in crescita del 4% rispetto all'anno precedente. L'impatto occupazionale è altrettanto significativo: il Retail Specializzato è oggi il primo datore di lavoro privato in Italia, con 1,5 milioni di occupati , registrando un incremento dell'1,3% nell'occupazione nel 2024.

Benedetta Brioschi, Partner TEHA e Responsabile Food&Retail, ha sottolineato l'enorme dimensione del comparto: "Con 294,5 miliardi di euro di Valore Aggiunto, la filiera estesa del Retail Specializzato in Italia si colloca poco sotto il PIL della Danimarca (€392,4 miliardi) e oltrepassa ampiamente quello dell'Ungheria".

In termini di investimenti, il settore si conferma un motore di sviluppo, essendo il primo in Italia per investimenti privati , con 17,4 miliardi di euro nel 2024, equivalenti all'11,5% del totale nazionale. Nonostante la crescita, il report evidenzia che la visibilità istituzionale del settore "rimane ancora limitata".

A fronte di questi numeri, il settore si trova ad affrontare due sfide cruciali: l'attrattività lavorativa e l'integrazione tecnologica.

1. Crisi della forza lavoro e "Manifesto del Lavoro"

Nonostante la previsione di oltre 270 mila assunzioni nel triennio 2026–2028, l'86% dei retailer italiani segnala difficoltà nel reperire personale con competenze adeguate. Le principali cause percepite dai partner della Community sono gli orari di lavoro ritenuti impegnativi (58%) e le politiche di welfare insufficienti (oltre 20%).

Per affrontare questa crisi, TEHA e i partner hanno elaborato il "Manifesto del Lavoro nel Retail", basato su tre pilastri strategici:

Formazione: agire sulla dispersione scolastica e istituire corsi modulari e accreditati per conferire agli addetti vendite competenze universali. Il Retail Specializzato può diventare una "struttura di formazione" diffusa, considerando che 400 mila giovani in Italia abbandonano prematuramente gli studi.

Welfare: rafforzare l'attrattività con politiche mirate di defiscalizzazione e incentivi retributivi per le ore straordinarie (festive/domenicali), oltre a sistemi di welfare aziendale integrativo (es. sostegno alla genitorialità).

Equità: promuovere la parità retributiva e di carriera. Sebbene le donne rappresentino oltre il 60% degli occupati , nella fascia di retribuzione più alta (90° percentile), gli uomini guadagnano in media €4,4 in più l'ora, un gender pay gap superiore del 26% rispetto alla media nazionale.

2. Ritardo digitale e IA

Nonostante i consistenti investimenti, l'Italia del Retail è terzultima in Europa per integrazione tecnologica , con solo il 4,3% dei retailer che raggiunge un livello di "intensità digitale" molto alto, contro il 9,8% della Spagna.

I megatrend di Digitalizzazione/IA e Retail Media non rientrano nella top-3 delle priorità di investimento digitali dei retailer. Il 50% degli intervistati non ha ancora adottato l'Intelligenza Artificiale a causa della "mancanza di un utilizzo chiaro nel business". Attualmente, l'IA è applicata prevalentemente in marketing e vendite (65,1%) e logistica (30,6%), ma i suoi impieghi in processi produttivi, R&S e sicurezza ICT restano marginali.
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