Quanto accaduto all'aereo sul quale viaggiava la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con disturbi radio che l'hanno costretto ad un atterraggio complicato, con il ricorso a mappe cartacee, è oggi analizzato, sezionato, messo sul vetrino del microscopio di esperti, che, nella maggioranza dei casi, lo descrivono come un atto di ''cyberguerra''.
Lasciamo volentieri a questi esperti il compito di come definire la vicenda dal punto di vista squisitamente tecnico, concedendoci invece la possibilità di guardarla da un duplice punto di vista: concreto e mediatico.
Che quel che è successo all'aereo - in volo dalla Polonia alla Bulgaria - potesse creare più d'un problema, è abbastanza scontato, perché è questo quel che è poi accaduto.
Ma, ricordando che sino a poche decine di anni fa, i piloti viaggiavano servendosi di normali mappe e non guardando uno schermo (che, come oggi, dice loro tutto quel che devono fare, affidandosi totalmente alla tecnologia), l'inconveniente si poteva superare, per come è stato, senza eccessivi problemi, fidando nel fatto che ai comandi dell'aereo - visti chi erano i passeggeri - ci fosse un pilota esperto, non uno uscito il giorno prima da un circolo di volo.
Ma, se questa è la premessa di tipo pratico, certo è che capire quel che è veramente accaduto non è il capriccio di qualcuno, ma la necessità di comprendere sino a che punto la Russia - su cui tutti hanno immediatamente puntato il dito - possa avere ancora un cervello pensante che la guida o vada avanti per iniziative di singoli che possono anche decidere di mandare ad un passo dal disastro un aereo sul quale viaggiava un nemico dichiarato e implacabile delle mire imperialiste di Mosca.
C'è chi crede realmente che Mosca abbia voluto determinare una conclusione drammatica per il volo della presidente della Commissione Europea, ben sapendo che tutti l'avrebbero immediatamente accusata?
A Mosca non sono tutti Dmitrji Medvedev, che a giorni alterni minaccia di usare l'arma nucleare per spazzare i nemici della Santa Madre Russia. Eppure oggi c'è chi inserisce l'episodio in un clima di guerra talmente esasperato da indurre qualcuno a compiere un atto che sarebbe stato, per così dire, definitivo.
Che la Russia si ''diverta'' a disturbare le trasmissioni radio dei Paesi che non ritiene amici è cosa che in molti sospettano, ma da qui a pensare che, mentre Putin tesseva la sua tela diplomatica, tra Xi e Modi, qualcuno si adoperi per creare seri problemi all'aereo su cui viaggia von der Leyen, ce ne corre.
Allora riportando l'accaduto in un'ottica di pragmatismo, si può parlare di un episodio che ricade in una strategia globale (creare problemi agli avversari), ma non in un attacco diretto e ''definitivo''.
Quindi, l'ennesimo atto di una guerra ordinaria, tra tecnologia e senso mediatico. Almeno sino ad oggi.