Esteri
Argentina: Milei in affanno, tra guai giudiziari ed economia che arranca
di Diego Minuti

La decisione di un giudice di impedire la pubblicazione di audio che potrebbero rilevarsi imbarazzanti per Karina Milei, sorella del presidente e seconda solo al fratello come persona più potente del governo, sta creando clamore in Argentina, dove c'è chi parla di censura preventiva e di attacco alla libertà di informazione.
La decisione è stata presa da un giudice di primo grado, che ha accolto una istanza del governo, secondo il quale le registrazioni, se rese note, potrebbero ledere "la privacy e l'onore" del segretario della Presidenza e la "sicurezza istituzionale" del Paese a causa del loro contenuto.
In un parallelo deposito giudiziario, il governo ha denunciato che questi audio, e quelli precedenti in cui un ex alto funzionario rivela una presunta rete di corruzione interna, fanno parte di una "operazione di intelligence illegale" volta a "destabilizzare" la democrazia argentina. Dietro il complotto ci sono, secondo il ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, giornalisti e "persone legate ai servizi segreti russi con un impatto sul Venezuela".
La vicenda - di cui la decisione del giudice è solo un capitolo - è iniziata con la pubblicazione su un canale di streaming di conversazioni attribuite a Diego Spagnuolo, amico personale di Milei e poi direttore dell'Agenzia nazionale per la disabilità (Andis). Negli audio, il funzionario si è lamentato di non essere riuscito a smantellare una rete di tangenti istituita nel suo portafoglio per acquisti statali di medicinali, dicendo al suo interlocutore che il denaro raccolto è andato a Karina Milei e al suo principale consigliere, Eduardo Lule Menem. La reazione del governo è stata immediata, con il licenziamento di Spagnuolo e la denuncia pubblica dell'accaduto come di una montatura della fazione politica vicina all'ex presidente Kirchner.
Giovedì scorso, mentre partecipava ad un evento prima delle elezioni che si terranno questa domenica nella provincia di Buenos Aires, Milei ha detto che avrebbe assicurato Spagnuolo alla giustizia perché era un bugiardo. Ma la realtà è stata più veloce del presidente: venerdì lo stesso programma che aveva pubblicato gli audio del capo di Andis ne ha trasmessi altri in cui Karina Milei incoraggiava i suoi interlocutori a essere uniti.
Nulla di compromettente, ma ha confermato che Karina Milei, principale stratega del governo, era stata registrata nel suo ufficio.
Di fronte alla possibile pubblicazione di audio (la cui esistenza, peraltro, non è nemmeno accertata), Karina Milei ha chiesto alla giustizia di fermarla in anticipo.
Da parte sua, il giudice federale che ha accolto la richiesta, Alejandro Maraniello, ha chiarito che il suo non era un caso di censura preventiva, ma la sua decisione ha ricevuto molte critiche.
L'avvocato Pedro Caminos, membro dell'Associazione Civile di Studi Costituzionali, ha avvertito che il giudice non aveva a disposizione gli audio per valutare eventuali danni all'onore della sorella del presidente. E ha ricordato che, secondo la legislazione argentina, "nessuna autorità ha il potere di impedire la diffusione di informazioni". "Se tale diffusione causa danni (come un'interferenza arbitraria nella privacy), sorge la responsabilità. Sempre dopo, mai prima", ha scritto in un lungo post sul social network X.
Se l'intenzione era quella di fermare lo scandalo, gli argentini aspettano oggi più di ieri di ascoltare quelle registrazioni che tanto preoccupano il governo. E, come danno collaterale, qualsiasi futura diffusione ha già un sigillo ufficiale di legittimità.
La stampa locale ha anche evidenziato il profilo del giudice responsabile del divieto. Il Consiglio della Magistratura, incaricato di controllare l'operato dei giudici, accumula otto denunce contro Marianello, cinque delle quali per molestie sessuali nei confronti dei suoi dipendenti. Nel settembre dello scorso anno, l'Associazione dei dipendenti della magistratura è riuscita ad avere un agente di polizia all'interno del tribunale di Marianello per "proteggere" il personale.
Il governo ha poi cercato di agitare lo spettro di un complotto internazionale, dietro il quale agirebbero i servizi segreti russi e venezuelani.
Questi episodi giungono in un momento di difficoltà per il governo Milei, con il ministro dell'Economia, Luis Caputo, che si sta trovando sempre più difficoltà a mantenere il tasso di cambio, che ieri si è avvicinato pericolosamente ai 1.400 pesos per unità, il tetto della fascia che lo costringerebbe, se manterrà la sua promessa al Fondo Monetario Internazionale (FMI), a vendere riserve per mantenere in vita il peso.