Nel grande gioco della finanza, intimamente legato al nostro sistema produttivo, le voci si rincorrono sempre, perché è così che trattative vengono rese più credibili o, con un processo esattamente opposto, svilite, ridotte a mere fake news, tanto per usare un termine che ormai viene usato spesso a sproposito.
Ma quando leggi una indiscrezione, come quella che Poste Italiane starebbe pensando di acquisire il 25 per cento dei titoli di Tim, che le darebbero il primato di principale azionista, non puoi non fare il tifo perché l'operazione vada a buon fine. Non per interessi di ''bottega'', ma per il semplice motivo che Poste Italiane porterebbe dentro Tim il peso del suo prestigio - che negli ultimi anni è andato rafforzandosi -, ma anche uno spirito manageriale che oggi forse sarebbe, per l'azienda di telecomunicazioni, quell' asset di cui ha bisogno per non restare indietro rispetto ai suoi competitori.
A rifletterci, quella che ancora è una ipotetica acquisizione di Tim sarebbe un ulteriore passo (non certamente l'ultimo) per creare un polo delle telecomunicazioni di tale livello da potersi porre ulteriori traguardi. Ai quali il gruppo di Matteo Del Fante (nella foto) deve guardare non solo e non tanto per un discorso di strategia di medio periodo, ma per fare sì che il modello Poste Italiane, che si è dimostrato vincente, divenga funzionale alle ambizioni del nostro Paese, per il quale è arrivato il momento di affrancarsi dagli ingombranti condizionamenti dei capitali stranieri.
Il quadro attuale della ripartizione delle azioni di Tim vede Poste Italiane avere il 10% per cento. Perché la ''voglia di crescere'' vada in porto l'attenzione si deve concentrare sul pacchetto di Vivendi che potrebbe anche considerare giusto il momento per alleggerire la sua presenza, che oggi si attesta intorno al 25 per cento.
Se così fosse, si tratterebbe di un passaggio di testimone, con Poste Italiane che farebbe valere il suo peso, soprattutto quando si dovesse trattare di linee guida e governance.
Se poi si considera che i numeri - se ovviamente fossero confermati - farebbero restare il passaggio delle azioni sotto la ''linea sacra'' oltre la quale si deve andare per una offerta pubblico di acquisto obbligatoria, si può capire che essi potrebbero essere quelli più vicini alla realtà.
Che poi questa indiscrezione - il primo media a parlarne è stato Bloomberg - sia l'esatto opposto da quello che altri quotidiani hanno raccontato (Poste Italiane potrebbe cedere la sua intera partecipazione in Tim) non sminuisce certo l'evidenza che il gruppo alla cui guida c'è Matteo Del Fante sia ritenuto un player di primo livello e che merita attenzione per ogni sua mossa, vera, presunta, probabile, ipotetica.
Comunque, i tempi per perfezionare l'acquisizione da parte di Poste Italiane del pacchetto di azioni Tim di Vivendi sarebbero brevissimi, pochi mesi. Quelli necessari a superare il principale scoglio: la valutazione che la ''sponda'' francese dà del suo pacchetto. E si sa che Vivendi è un venditore molto esigente.