Le tensioni sul fronte del commercio globale e il rallentamento della domanda hanno indebolito l'attività manifatturiera in Asia, danneggiando il sentiment delle imprese, come hanno mostrato i sondaggi del settore privato.
In un panorama in evidente difficoltà, ha fatto eccezionale la Cina, con una attività in ripresa.
I dazi Usa rallentano l'attività manifatturiera in Asia, con l'eccezione della Cina
L'indice PMI manifatturiero globale Caixin/S&P della Cina è salito a 51,2 a marzo, rispetto al 50,8 del mese precedente, superando le aspettative del mercato e mantenendosi sopra la soglia di 50,0 che separa la crescita dalla contrazione.
La ripresa è stata sostanzialmente in linea con l'indice PMI ufficiale pubblicato ieri, che ha mostrato un'attività manifatturiera in crescita al ritmo più rapido in un anno.
Ma tra gli analisti prevale l'idea che la ripresa avrà breve durata quando risentirà, in modo nettamente negativo, dalle tariffe imposto da Trump a gennaio del 20% sulle importazioni cinesi da gennaio, che potrebbero ancora lievitare se, come ha fatto capire, il presidente americano annuncerà ulteriori tariffe "reciproche".
L'attività manifatturiera in Giappone è diminuita al ritmo più rapido in un anno, come ha mostrato l'indice PMI, prolungando il calo per il nono mese consecutivo.
Anche l'attività manifatturiera in Corea del Sud ha subito un'accelerazione, a causa della debole domanda interna.
L'indice PMI di Taiwan è sceso a 49,8 a marzo da 51,5 a febbraio, mentre quello del Vietnam è salito a 50,5 da 49,2.
Martedì altri indicatori hanno mostrato una debolezza in tutta la regione, con le esportazioni della Corea del Sud in crescita più lenta del previsto e l'attentamente monitorata indagine Tankan del Giappone che ha mostrato che il sentiment aziendale dei grandi produttori ha raggiunto il minimo annuale.