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Pester power: in Italia i figli influenzano il 76% degli acquisti di giochi, il 49% dell’alimentazione e il 39% delle vacanze
di Redazione

Non servono grandi indagini sociologiche per sapere che i figli hanno un peso nelle scelte quotidiane di una famiglia. Basta una giornata in un supermercato, tra carrelli pieni di snack infilati “al volo” e negozi di giocattoli presi d’assalto, per rendersi conto di quanto le preferenze dei più piccoli condizionino gli adulti. Ma la conferma, questa volta con numeri alla mano, arriva da una nuova ricerca firmata Eumetra, che fotografa un fenomeno tutt’altro che marginale: il cosiddetto pester power, ovvero la capacità di bambini e ragazzi di indirizzare – talvolta di decidere – cosa compra la famiglia. Secondo lo studio, condotto su 1.843 famiglie italiane con figli fino a 11 anni, l’influenza infantile va ben oltre i settori “classici” come giochi (76%) e attività ricreative (72%). L’impatto è evidente anche in ambiti apparentemente “da adulti”: alimentazione (49%), vacanze (39%), tecnologia (38%) e perfino igiene e arredamento (30%). Un potere trasversale, che dice molto non solo sui consumi, ma anche sul modo in cui le famiglie italiane oggi si organizzano e comunicano. Il termine pester power richiama l’idea di richieste insistenti, talvolta estenuanti. Ma, come spiega Matteo Lucchi, CEO di Eumetra, nel caso italiano c’è qualcosa in più: «Non si tratta solo di desideri momentanei. I figli orientano scelte che hanno a che fare con il benessere, il tempo trascorso insieme, l’inclusione. In altre parole, con la qualità della vita familiare». Il potere dei bambini, insomma, non si gioca solo nella corsia dei dolciumi, ma anche quando si decide dove andare in vacanza, se investire in un nuovo smartphone o come arredare la casa. Un segnale di quanto la dimensione affettiva e psicologica stia diventando centrale nelle dinamiche di consumo.
La ricerca evidenzia differenze interessanti sul piano internazionale. In Germania, ad esempio, i figli incidono soprattutto su alimentazione (63%), tecnologia (45%) e vacanze (49%), a testimonianza di un modello in cui i bambini sono coinvolti precocemente nelle decisioni pratiche e strategiche della famiglia. Nel Regno Unito, invece, il peso resta altissimo nei giochi (75%) e nelle attività ricreative (68%), ma cala sensibilmente in altri settori: un approccio più legato al tempo libero, meno alla gestione quotidiana. L’Italia, in questo quadro, appare come un Paese dove il pester power è diffuso e sfaccettato, con una forte componente emotiva. Qui i bambini non si limitano a chiedere, ma riescono a orientare decisioni che riguardano il vivere insieme. Per le aziende che si rivolgono al target familiare, i dati hanno un peso strategico. Non basta più parlare ai genitori: bisogna considerare i figli come interlocutori attivi, capaci di spostare equilibri di mercato. La ricerca sottolinea infatti la necessità di adottare linguaggi visivi, storytelling emozionale e canali social che parlino anche ai più piccoli, senza però scivolare nell’eccesso e dimenticare il ruolo educativo dei genitori.