Nel Mezzogiorno d’Italia le pensioni superano ormai il numero dei lavoratori attivi. È il dato più allarmante che emerge dall’ultimo rapporto dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, secondo cui nel 2024 le pensioni erogate nel Sud e nelle Isole sono state 7,3 milioni, contro poco più di 6,4 milioni di occupati. Il fenomeno, unico nel Paese, evidenzia uno squilibrio strutturale che minaccia la tenuta economica e sociale dell’Italia.
La regione più sbilanciata è la Puglia, con un saldo negativo di oltre 231 mila unità, seguita da Calabria e Sicilia. Mentre al Nord e al Centro il rapporto resta positivo grazie alla crescita dell’occupazione, la Lombardia conta oltre 800 mila lavoratori in più rispetto ai pensionati, il Veneto circa 395 mila, il Lazio 377 mila, l’Emilia-Romagna 227 mila e la Toscana 184 mila. Ma il divario territoriale continua ad ampliarsi, avverte la CGIA, e rischia di pesare sull’equilibrio dei conti pubblici.
Le cause principali sono note: denatalità, invecchiamento della popolazione, disoccupazione giovanile e femminile e una persistente economia sommersa. Nel 2023, secondo l’Istat, i lavoratori irregolari equivalenti a tempo pieno hanno superato i 3,1 milioni, con un incremento del 4,9% rispetto all’anno precedente. Far emergere il lavoro nero e rafforzare la partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto dei giovani e delle donne, è per la CGIA la priorità assoluta per ampliare la base contributiva e sostenere il sistema previdenziale.
Ma lo scenario futuro non rassicura neppure il Nord. Tra il 2025 e il 2029, oltre 3 milioni di italiani lasceranno il lavoro per raggiunti limiti d’età, di cui quasi tre quarti residenti nelle regioni centro-settentrionali. Una “fuga” che rischia di lasciare vuoti difficili da colmare in fabbriche, cantieri e uffici, aggravando la carenza di manodopera qualificata.
Le province più in difficoltà sono Lecce (-90.306), Reggio Calabria (-86.977), Cosenza (-80.430), Taranto (-77.958) e Messina (-77.002). Anche alcune aree del Nord, però, presentano un numero di pensionati superiore ai lavoratori, tra queste Genova, Savona, Ferrara, Biella e Rovigo.
A completare il quadro, l’indice di anzianità dei dipendenti privati mostra segnali preoccupanti, in Basilicata si contano 82,7 lavoratori over 55 ogni 100 under 35, seguita da Sardegna e Molise. Il dato medio nazionale, 65,2, resta comunque fra i più alti d’Europa.
La CGIA avverte che senza un’azione strutturale per favorire l’occupazione, sostenere la natalità e contrastare il lavoro irregolare, l’Italia rischia di trovarsi presto con troppi assegni da pagare e troppo pochi contributi da incassare.