Economia
Manovra, prudenza e margini ridotti secondo OSPC
di Redazione

La manovra per il triennio 2026-2028, analizzata nel commento pubblicato il 17 ottobre 2025 dall’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani (OCPI) diretto da Carlo Cottarelli, si caratterizza per un’impostazione di forte prudenza. È, secondo il centro studi, “la più piccola almeno dal 2014”, con misure espansive comprese tra 17 e 19 miliardi l’anno e quasi interamente finanziate da coperture, poiché le nuove regole europee limitano fortemente la possibilità di ricorrere al deficit.
Il Documento Programmatico di Bilancio 2026, approvato il 15 ottobre, fornisce le linee guida di un intervento calibrato più sul mantenimento degli equilibri che su politiche di stimolo. La manovra nasce infatti in un contesto vincolato dal nuovo regolamento UE 2024/1263, che definisce la “spesa netta” e impone agli Stati un percorso di rientro del disavanzo più graduale, ma stringente. Ne consegue che lo spazio per investimenti in deficit è minimo e le coperture devono derivare in larga parte da tagli e rimodulazioni.
Sul lato espansivo spiccano alcune misure simboliche: la riduzione dell’aliquota IRPEF per il secondo scaglione di reddito (da 35% a 33%), il pacchetto incentivi al lavoro (aliquota sostitutiva del 5% per i rinnovi contrattuali dei redditi fino a 28.000 euro e riduzione all’1% della tassazione sui premi di produttività), e il rafforzamento della sanità pubblica, con assunzione di 6.300 infermieri e 1.000 medici e aumenti retributivi medi di 1.630 e 3.000 euro. Il rapporto spesa sanitaria/Pil salirà così al 6,5% nel 2026, il valore più alto dal 2016 esclusi gli anni del Covid.
Sono previsti inoltre 1,6 miliardi per famiglia e spesa sociale, inclusi il rifinanziamento della carta “Dedicata a te”, il bonus per madri lavoratrici e l’esclusione della prima casa dal calcolo ISEE fino a 100.000 euro di valore catastale. Per le imprese tornano gli incentivi agli investimenti attraverso la maggiorazione degli ammortamenti e la proroga dei crediti d’imposta nelle ZES, insieme alla sospensione di plastic e sugar tax.
Il documento segnala anche misure una tantum, come i 2 miliardi del fondo sentenze per i rimborsi fiscali a seguito della causa Mediolanum, e il probabile rifinanziamento della “rottamazione” delle cartelle. La spesa per pensioni crescerà nel biennio successivo, per l’adeguamento più graduale dell’età pensionabile e la proroga di Quota 103, Opzione Donna e Ape sociale.
Sul fronte delle coperture, le entrate aggiuntive derivano soprattutto da banche e assicurazioni (4,4 miliardi nel 2026) e da altre entrate per 3,5 miliardi, legate, ha spiegato il ministro Giorgetti, a interventi di contrasto all’evasione, accise su carburanti e aggiornamento del calendario fiscale dei tabacchi. Nonostante il taglio IRPEF, la pressione fiscale resta tra le più alte degli ultimi quindici anni, stabile al 42,8% del Pil nel 2026 e sostanzialmente invariata fino al 2028.
Sul versante delle spese, la principale voce di riduzione riguarda il PNRR (oltre 5 miliardi nel 2026), con una rimodulazione concordata con Bruxelles che sposta parte delle risorse agli anni successivi senza perdita dei fondi. A queste si aggiungono una revisione delle spese ministeriali per 2,3 miliardi e tagli non ancora identificati per 2,6 miliardi. Il deficit programmatico si attesta al 2,8% del Pil nel 2026, in calo al 2,3% nel 2028.
Secondo l’OCPI si tratta dunque di una manovra di continuità, prudente, vincolata, ma non priva di segnali sociali e di sostegno al lavoro. La sua “portata limitata” ne fa uno strumento di gestione più che di rilancio, con margini di manovra minimi per politiche espansive e una pressione fiscale che resta strutturalmente elevata. Una legge di bilancio “di mantenimento”, insomma, in attesa di tempi e spazi europei più favorevoli per una vera politica di crescita.