Esteri
La Francia nel caos politico: Macron davanti a scelte difficili
di Diego Minuti

L'esito del voto di fiducia - 364 voti contrari, solo 194 a favore - ha decretato la fine del governo di Francois Bayrou che, presentandosi all'Eliseo per rassegnare le dimissioni, metterà oggi nelle mani del presidente Macron il futuro politico, ma anche economico-finanziario, della Francia, perché è proprio questa la posta in palio.
La strada per Macron è abbastanza stretta e la sola opzione che gli resta è quella di trovare chi possa accettare di fare il primo ministro - di un governo che, ad oggi, sarà di minoranza - per un pugno di mesi, ponendolo davanti all'alternativa di presentare un piano che fronteggi in qualche modo l'irrisolto problema del debito - quindi sostanzialmente trovare come fare fronte ad un buco di 44 miliardi di euro con una ricetta diversa da quella costata a Bayrou la poltrona - o traghettare il Paese verso nuove elezioni anticipate. Che Macron cerca disperatamente di evitare perché sarebbero una definitiva sconfitta delle decisioni che ha assunto lo scorso anno (quando sciolse l'Assemblée Nationale) e quello in corso.
Ma, anche se ci sarà sempre qualcuno pronto a ''sacrificarsi'' per andare ad occupare la poltrona più alta di Matignon (i socialisti si sono detti pronti a governare, per porre rimedio ai disastri che addebitano al governo dimissionario), Macron deve cercare di trovare un personaggio spendibile, almeno dal punto di vista dell'immagine, che, con godendo di prestigio personale, possa almeno tentare di rimettere insieme i cocci di un fronte politico, che definire oggi spaccato è un bagno di ottimismo.
Quindi, l'azzardo di Bayrou (il cui governo è rimasto in sella per nove mesi) di chiedere la fiducia sul suo piano di risparmi, non ha pagato, né poteva essere altrimenti, dopo che tutti i maggiori partiti dell'opposizione, dalla destra radicale all'estrema sinistra, avevano annunciato il voto contrario.
Spetta quindi ad Emmanuel Macron la difficile ricerca di un nuovo primo ministro, che sarebbe il ''suo'' settimo da quando siede all'Eliseo.
La presidenza della repubblica ha comunque fatto sapere che Macron nominerà un nuovo primo ministro "nei prossimi giorni", per una mossa attesa, quanto difficile, perché la scelta cadrà su un, politicamente parlando, agnello sacrificale.
Davanti all'Assemblée Nationale e prima del voto che lo avrebbe abbattuto, Bayrou ha difeso la decisione di chiedere il voto di fiducia, dicendo ai parlamentari che "Il rischio più grande è stato quello di non prenderne uno, di lasciare che le cose continuassero senza che nulla cambiasse (...) e fare affari come al solito".
Bayrou ha difeso ancora il suo piano, sul quale ha compattato tutti i partiti dell'opposizione, dicendo che l'accumulo di debiti è "pericoloso per la vita" della Francia. Ha anche aggiunto che il percorso che lui aveva tracciato avrebbe potuto "nel giro di pochi anni sfuggire all'inesorabile marea di debito che sta sommergendo il Paese".
"Avete il potere di rovesciare il governo", ma non "di cancellare la realtà", ha detto Bayrou, non celando la sua amarezza davanti ad un destino già scritto.
Macron potrebbe anche tentare di ribaltare il tavolo, sciogliendo il parlamento ed indicendo nuove elezioni anticipate, ma, secondo i sondaggi, il quadro che potrebbe determinarsi confermerebbe la frattura verticale e profonda nel Paese, dove solo i partiti alle ali estreme dello schieramento politico sembrano essere in grado di attirare l'interesse di quelle vaste fasce della popolazione insoddisfatte e pronte a votare ''contro'' pur di cambiare lo scenario.
I toni si sono subito alzati. La tre volte candidata presidenziale di estrema destra Marine Le Pen ha esortato Macron a indire elezioni legislative anticipate per porre fine allo stallo politico, affermando che tornare le urne ''non è un'opzione, ma un obbligo". Da parte sua, Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale La France Insoummise, parla della sconfitta di Bayrou come di ''vittoria e sollievo per il popolo'', chiedendo anche la testa (politica.. siamo pur sempre in Francia) di Macron.