L'attacco di venerdì di Israele e i risultati che ha conseguito sono una conferma, oltre che dell'efficacia della macchina militare di Gerusalemme, anche della capacità del Mossad di operare in territorio avverso, come ha fatto, anche in questa occasione, infiltrando da tempo i suoi agenti in Iran e costruendo anche una base logistica, messa al servizio delle operazioni dell'Idf.
Che il Mossad abbia, da molti anni, dopo l'avvento della repubblica teocratica, una presenza in Iran, grazie ad una rete di agenti infiltrati e collaboratori, si sapeva. A questa presenza Teheran ha cercato di reagire, come conferma il numero di spie (o presunte tali) di cui dà, periodicamente, notizia dell'impiccagione.
Questa volta, però, il Mossad ha operato in modo diverso e più mirato, non limitandosi, come fatto in questi anni, alla raccolta di informazioni (ma anche attacchi mirati)ì, costituendo, in territorio iraniano, delle teste di ponte, delle vere e proprie basi di lanciamento per un piccolo esercito di droni che, partiti all'alba dell'attacco, hanno devastato il sistema di difesa aereo di Teheran, da sempre il fiore all'occhiello dei Guardiani della Rivoluzione, che ne hanno anche fatto una lucrosa attività economica, vendendo i loro missili e velivoli senza pilota anche alla Russia di Putin.
Quindi, allo scoccare dell'ora X, i droni sono stati lanciati, dal territorio iraniano, contro le postazioni missilistiche di Teheran, potenzialmente in grado di colpire i velivoli israeliani.
Con il sistema di difesa aerea in ginocchio, gli attacchi di Israele non hanno avuto ostacoli, colpendo, uno dopo l'altro, tutti i target decisi dall'Idf: non solo i siti per l'arricchimento dell'uranio in funzione arma nucleare, ma anche le residenti e i punti di comando della macchina militare di Teheran. Come conferma l'elenco di capi e scienziati militari di cui l'Iran ha dovuto ammettere la morte violenta.
Insieme ai droni, Israele ha introdotto in territorio iraniano anche armi di precisione, utilizzate per colpire sistemi missilistici terra-aria, lasciando all'Aeronautica Militare israeliana strada libera per effettuare oltre 100 attacchi con oltre 200 velivoli nelle prime ore di venerdì.
Nonostante le notizie di fonte iraniana (che hanno rivendicato l'abbattimento di tre velivoli e la cattura di una donna pilota), Israele ha affermato di non avere perso un solo aereo, confermando una schiacciante superiorità nei cieli.
Per capire quanto il servizio segreto estero israeliano sia penetrato in profondità nel tessuto iraniano, impadronendosi di alcuni dei segreti più gelosamente custoditi di Teheran, basta leggere il commento di una analista, Holly Dagres, del Washington Institute, secondo cui ''il Mossad tratta l'Iran come fosse il suo parco giochi ormai da anni".
La strategia del Mossad e, quindi di Israele, si è mossa seguendo lo schema usuale delle intelligence di mezzo mondo, ricorrendo all'elint (lo spionaggio elettronico), ma poggiando molte delle sue attività all'humint (gli uomini sul campo).
Come confermato dal fatto che Israele ha ammesso che l'operazione ha richiesto l'intervento di commando in zone remote di Teheran e in tutto il Paese, evitando di essere individuati dallo spionaggio iraniano.
Comunque, le modalità di esecuzione delle attività militari confermano che ''Rising Lion'' sia stato il completamento di attività di intelligence che andavano avanti da tempo, forse anni, per consentire che una enorme massa di informazioni potesse costituire la base per la strategia vincente sul campo. Non è quindi lontano dal vero pensare che gli agenti israeliani che hanno neutralizzato i sistemi di difesa aere di Teheran fossero fisicamente a poca distanza dagli obiettivi, resi inefficaci grazie a "sistemi d'arma a guida di precisione" che hanno consentito agli aerei israeliani, già in volo, di colpire quasi indisturbati e tornare indenni alle basi.
L'operazione di Israele ha avuto anche come finalità l'eliminazione, oltre che dei vertici militari della repubblica islamica, anche del gruppo di scienziati che lavoravano alla costruzione dell'arma atomica, molto più vicina di quanto si pensasse sino a poco tempo fa.
Non è stata una ''new entry'' nella strategia israeliana che, già a partire dal 2010, si è focalizzata sull'uccisione degli scienziati nucleari iraniani come parte della strategia generale.
Dal 2007 al 2012, Israele avrebbe compiuto cinque omicidi segreti, quasi tutti a Teheran, tramite bombardamenti o mitragliatrici telecomandate. Solo uno dei principali scienziati nucleari iraniani è sopravvissuto a quei tentativi di assassinio, Fereydoon Abbasi, che però non è sfuggito al destino che Israele aveva disegnato per lui: è tra gli scienziati morti negli attacchi di venerdì.