Economia

Il petrolio scende, ma i dazi pesano sull’export italiano

 
Il petrolio scende, ma i dazi pesano sull’export italiano

Il Centro Studi Confindustria, nella sua Congiuntura Flash di ottobre 2025, fotografa un’economia globale in lieve miglioramento dopo mesi di tensioni geopolitiche e incertezze energetiche. La tregua tra Israele e Palestina ha contribuito a stabilizzare i mercati, mentre il prezzo del petrolio è tornato sui livelli pre-pandemia, 66 dollari al barile, alleviando la pressione sui costi di produzione. In Italia, tuttavia, la ripresa resta disomogenea: industria ancora debole, servizi in crescita contenuta e consumi frenati da un eccesso di risparmio precauzionale.

Nel dettaglio, il gas europeo si mantiene stabile intorno ai 32 euro per MWh, più del doppio del 2019, ma comunque lontano dai picchi del biennio post-pandemico. L’inflazione nell’Eurozona si mantiene al 2,2%, mentre la BCE ha deciso di non intervenire ulteriormente sui tassi (fermi al 2%), a differenza della Federal Reserve americana, che ha ripreso i tagli portando il tasso di riferimento al 4,25%. Il dollaro debole (1,17 sull’euro) riflette le attese di rallentamento dell’economia USA e, paradossalmente, amplifica gli effetti negativi dei dazi sulle esportazioni europee.

Per l’Italia, il Governo conferma un’impostazione di bilancio prudente, il deficit scenderà al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027, favorendo la probabile uscita dalla procedura per disavanzi eccessivi già l’anno prossimo. Tuttavia, la manovra da 18 miliardi per il 2026 avrà un impatto neutro sul PIL, concentrandosi su taglio Irpef, sanità, investimenti e politiche familiari.

Gli investimenti mostrano segnali positivi (+1,6% nel secondo trimestre), sostenuti dal calo del costo del credito e dal miglioramento della fiducia tra i produttori di beni strumentali. I consumi, dopo mesi di cautela, registrano una timida ripresa, il reddito reale delle famiglie cresce dello 0,3% e la fiducia torna a salire (indice a 96,8), anche grazie alla ripartenza delle vendite di auto.

Più fragile la dinamica dei servizi e dell’industria. Il turismo continua ad avanzare (+3,5% la spesa dei visitatori stranieri a luglio), ma il fatturato dei servizi resta altalenante. L’industria, dopo il calo di agosto (-2,4%), mostra segnali di recupero a settembre, mentre la fiducia delle imprese si stabilizza.

La nota più preoccupante arriva dal commercio estero. I nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti hanno ridotto drasticamente la competitività dei beni europei, penalizzando in particolare l’Italia. Secondo le stime del CSC, le esportazioni italiane verso gli USA sono crollate del 21,1% in agosto, con un impatto complessivo potenziale di 16,5 miliardi di euro, pari al 2,7% dell’export nazionale. I settori più colpiti sono autoveicoli, alimentare, macchinari e moda.

Le produzioni di alta qualità, sottolinea il Centro Studi, offrono un parziale scudo grazie alla difficoltà di sostituirle, ma il rischio di rilocalizzazioni produttive negli Stati Uniti resta elevato se la guerra commerciale dovesse protrarsi. In un contesto in cui la crescita americana rallenta e il dollaro debole frena ulteriormente l’import, il futuro delle esportazioni europee si gioca sulla capacità di innovare e diversificare mercati e filiere.



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