In un’epoca che si illude di aver abbattuto gli ultimi bastioni della censura, lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet alza il sipario sul pericolo più insidioso e invisibile: il “Reato di Pensare”. Attraverso una riflessione profonda e disarmante, Crepet affronta il delicato tema della libertà di pensiero, oggi sempre più limitata da schemi ideologici, autocensure e nuove forme di controllo invisibili.
Crepet denuncia come il pensiero libero, l’immaginazione e la creatività siano messi in pericolo da un sistema che tende a frammentare, inibire e normalizzare le idee, riducendole a schegge insignificanti.
La storia è costellata di despoti e dittatori che hanno temuto il pensiero libero, vedendo nell’immaginazione un potenziale tradimento. Se in passato i conflitti nascevano per sradicare l’espressione delle opinioni, oggi il meccanismo si è affinato, mirando a controllare la radice stessa: il pensiero. Crepet sottolinea come, in un paradosso lacerante, l’umanità che lambiva nuove frontiere di libertà stia invece regredendo, ingabbiata da una muraglia invisibile. Il linguaggio - ogni forma espressiva - è facile da controllare, ma è il pensiero, celato, che alimenta i sospetti del potere e, proprio per questo, è l'obiettivo primario.
Secondo Crepet, nella società contemporanea si sta insinuando una pericolosa forma di censura autoindotta, alimentata dalla paura e dalla pressione costante del “politicamente corretto”. Questa pressione non solo blocca la spontaneità e la critica, ma induce un’ansia da parola che spinge gli individui a inibire la propria ispirazione prima ancora che essa si manifesti.
Questo processo di addomesticamento del linguaggio e del pensiero non è casuale, ma fa parte di un nuovo marketing ideologico che mira alla normalizzazione. L’obiettivo è frammentare le idee, ridurle a "schegge insignificanti" per renderle controllabili, in linea con le esigenze di mercato e le agende politiche. La conseguenza più allarmante è la scomparsa della contaminazione culturale ed emotiva e il terrore di esporre le proprie idee autentiche, arrivando a essere atterriti delle proprie stesse riflessioni.
"Temo che si faccia avanti l’esigenza un nuovo 'codice' che disciplina il pensiero... Una forma di censura autoindotta che permetta un asservimento di massa."
Il monito di Crepet è che se si decide di inibire il pensiero, si limita la formazione stessa del futuro. Molti, tra aziende, politici e intellettuali, sembrano desiderare un’umanità attanagliata dalla paura di riflettere, una massa di replicanti inibiti nella critica e nel dubbio. Crepet ci invita a riflettere proprio sul rischio di diventare incapaci di esercitare il libero arbitrio, e sottolinea come solo attraverso il coraggio del pensiero si possa preservare l’autenticità e costruire un futuro libero, creativo e non omologato.
Il vero pericolo è che questo "reato di pensare" non necessita di nuove leggi, perché esiste già, invisibile e paralizzante. Quante forme di “politicamente corretto” stanno distorcendo la formazione dell’ideazione, quanti veti ideologici e contro-ideologici stanno costruendo nuove gabbie invisibili ma paralizzanti? Se il pensiero libero diventa un ostacolo ai nuovi dogmi e agli algoritmi inventati per controllare ogni sillaba, che ne sarà dell’innovazione, del prodigio e della creatività che non si basa sulla replica? Chi scoprirà le Nuove Indie?
La riflessione di Crepet è un monito a difendere il valore dell’originalità e della disobbedienza intellettuale, contro chi vorrebbe imporre dogmi ideologici e controllare la mente umana. È un invito urgente a esercitare quel diritto inalienabile e fondamentale: il diritto di pensare senza paura.
Per date e biglietti: https://www.ticketone.it/artist/paolo-crepet/paolo-crepet-il-reato-di-pensare-3482066/