Economia

Il Governo in azione contro crisi e fast fashion

di Demetrio Rodinò
 
Il Governo in azione contro crisi e fast fashion
Un allarme rosso risuona nel cuore pulsante dell'economia italiana. Il settore della moda, pilastro del Made in Italy, è sotto pressione. Tra un preoccupante calo produttivo e la minaccia alla sua reputazione, il Governo risponde con un’accelerazione decisa. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha convocato un tavolo urgente per mercoledì 15 ottobre, con l'obiettivo di definire misure immediate per la tutela della reputazione del saper fare italiano e per arginare l'invasione dei prodotti del fast fashion.

L'incontro vedrà sedere allo stesso tavolo i massimi esponenti del settore: Confindustria Moda, Camera Nazionale della Moda Italiana, Fondazione Altagamma, Confartigianato Moda e CNA Moda. L'urgenza è palpabile, aggravata da un contesto di contrazione produttiva che ha visto una caduta del 10,5% nel 2024 e un ulteriore -6,6% nei primi otto mesi del 2025 rispetto agli anni precedenti.

Il primo, cruciale fronte di battaglia si apre a Bruxelles. La richiesta unanime che partirà dal tavolo sarà l'eliminazione dell'esenzione dai dazi doganali per i pacchi di valore inferiore a 150 euro. Una misura, pensata per agevolare il commercio, che è diventata, di fatto, un cavallo di Troia per l'ingresso massivo in UE di capi d'abbigliamento a basso costo e di dubbia qualità. Si stima che nel 2024, in Europa siano entrati una media di oltre 12 milioni di pacchi al giorno attraverso questo varco doganale.

Mentre si vocifera di un possibile dazio di due euro per pacco, l'esempio arriva dalla Francia, che ha già introdotto una tassa sull'impatto ambientale del fast fashion, con un onere massimo di 5 euro per capo, fino al 50% del prezzo del prodotto. L'Italia, intanto, preme sull'UE per una risposta coordinata e immediata a questa concorrenza sleale che impatta non solo l'economia, ma anche la sostenibilità.

La seconda, e forse più delicata, sfida è quella della reputazione. Il settore dell'alto di gamma, dove il Made in Italy eccelle, è fortemente dipendente dalla fiducia nel brand. Le recenti inchieste che hanno coinvolto fornitori di marchi di alto profilo come Tod's e Loro Piana hanno acceso un faro sulle zone d'ombra della filiera produttiva.

Per blindare la qualità e la legalità, il Governo punta all'istituzione di un ente terzo di certificazione. Questo organismo avrebbe il compito di attestare preventivamente che l'intera catena di fornitura operi nel rispetto della legalità ambientale, sociale e lavorativa. Un bollino di garanzia che diventerebbe essenziale per i brand italiani, ripristinando la piena fiducia nella loro etica produttiva.

Il Ministro Urso è stato chiaro: "La reputazione dei nostri brand, costruita nel tempo come sinonimo di qualità e saper fare italiano, è oggi sotto attacco. Dobbiamo contrastare subito questa duplice grave minaccia". Urso ha espresso il suo impegno anche a Diego Della Valle, fondatore di Tod's, illustrandogli il provvedimento legislativo in arrivo che, d'intesa con le associazioni di categoria, intende "garantire la piena legalità della filiera produttiva".

Il Ministro ha anche sottolineato l'impatto dei dazi americani sui prodotti cinesi, un effetto indiretto che starebbe alimentando l'ondata dell'ultra fast fashion in Europa. L'obiettivo finale è duplice: "fermare l'ondata dell'ultra fast fashion" e, nel contempo, introdurre "immediati interventi legislativi che possano anche meglio contrastare il fenomeno del caporalato".

L'Italia, dunque, si prepara a difendere con ogni mezzo un "patrimonio di eccellenza, creatività e occupazione" che definisce la sua identità nel mondo. Il tavolo di mercoledì non è solo una riunione, ma il lancio di uno scudo istituzionale a difesa di un’industria che non vuole disperdere il suo valore.
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