Economia
Economia del mare spinta record per l’Italia supera 216 miliardi e vale l’11 per cento del PIL
di Demetrio Rodinò

L’economia del mare italiana continua a crescere e raggiunge numeri da record. Secondo il XIII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare, presentato a Roma presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il settore “blu” vale 216,7 miliardi di euro, pari all’11,3% del PIL nazionale. Una cifra che certifica la centralità di questo comparto per lo sviluppo economico, l’occupazione e la competitività del Paese.
Con oltre 232.800 imprese attive e più di 1 milione di occupati, l’economia del mare registra un aumento del valore aggiunto diretto del 15,9%, oltre due volte la crescita media nazionale. Il numero degli addetti cresce del 7,7%, quattro volte superiore alla media italiana, mentre le imprese blu segnano un +2% nel biennio 2022-2024, in controtendenza rispetto al calo complessivo delle imprese nel Paese.
La filiera marittima si conferma un motore di sviluppo capace di attivare risorse in altri settori, con un moltiplicatore stabile a 1,8: per ogni euro generato, se ne attivano altri 1,8 nel resto dell’economia. La vitalità imprenditoriale e la capacità di attrarre valore si rispecchiano anche nel Mezzogiorno, dove si concentra il 32,5% del valore aggiunto totale e il 49,2% delle imprese.
Il rapporto fotografa un’Italia leader nella Blue Economy, trainata da attività come la cantieristica, l’ittica, i servizi turistici e ricreativi, il trasporto marittimo, la ricerca e la tutela ambientale. Tra le regioni spiccano Liguria, Sardegna e Friuli-Venezia Giulia, mentre a livello provinciale brillano Trieste, Livorno e La Spezia.
“Il Rapporto evidenzia come l’economia del mare sia uno dei pilastri su cui puntare per rafforzare il nostro sistema Paese”, ha sottolineato Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, in apertura del Blue Forum 2025. A fare eco, Giovanni Acampora, Presidente di Assonautica Italiana e Camera di Commercio Frosinone Latina, che ha definito il documento “un riferimento imprescindibile per consolidare la leadership italiana nel Mediterraneo”.
Il direttore del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, ha evidenziato che l’economia blu contribuisce oggi al 9,5% del totale dei beni e servizi prodotti in Italia, segnando il picco più alto dal 2019. Tuttavia, ha avvertito che eventuali aumenti di incertezza economica potrebbero ridurre il valore del comparto di oltre un miliardo, colpendo soprattutto turismo e logistica.
Dal punto di vista sociale, il settore si dimostra inclusivo e dinamico: le imprese giovanili rappresentano l’8,9%, quelle femminili il 22,6% e quelle straniere il 7,7%. Inoltre, nelle aree costiere italiane vivono oltre 20 milioni di persone, un dato che conferma il ruolo centrale delle città di mare nello sviluppo socioeconomico nazionale.
Il XIII Rapporto sull’Economia del Mare, redatto da OsserMare in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere, è ormai il documento di riferimento per analizzare la Blue Economy italiana e orientare politiche di sostegno e sviluppo.