Il mondo è bello perché vario. E avariato. Di sicuro avariata sarà la fetta di torta nuziale risalente al 1947 che il signor Gerry Layton, imprenditore britannico con evidenti simpatie per la monarchia e una discutibile definizione di “dessert”, ha recentemente acquistato per la modica cifra di 2.700 sterline, commissioni incluse.
Monarchia al flambé
Sì, proprio così. Una fetta di torta di 77 anni. Non stiamo parlando di un antico manoscritto di Shakespeare o di una reliquia dei Tudor, ma di un blocco di torta alla frutta — senza glassa, perché l’eleganza risiede nella sobrietà — proveniente dal matrimonio dell’allora principessa Elisabetta con il suo Filippo di Grecia, celebrato in pieno dopoguerra, quando il Regno Unito si consolava con il tè e la pastafrolla.
Il dolce originale, commissionato nel 1947 al capo pasticcere della McVitie & Price, era un’epopea zuccherina alta 2,7 metri, con quattro piani grondanti di canditi e spirito di sopravvivenza, nel senso più letterale del termine, dato che era imbevuta d’alcol fino all’osso. Una pratica che, a quanto pare, ne ha garantito la conservazione più a lungo di certi ministri della Corona. Custodita nella sua scatola originale (rigorosamente Buckingham Palace-branded), la fetta è sopravvissuta per decenni prima di finire, come un vecchio baronetto stanco della campagna, in una casa d’aste di Colchester.
Lì, ad attenderla, l’occhio entusiasta del nostro eroe Layton, 64 anni, collezionista seriale di dolci regali e già orgoglioso possessore di una porzione della torta nuziale di Carlo e Diana. Evidentemente, l’uomo è deciso a ricostruire la monarchia britannica un morso alla volta.
Ma la parte più stupefacente non è tanto l’acquisto — nel vasto panorama delle stranezze collezionistiche, ormai, abbiamo visto di peggio — quanto l’intenzione dichiarata dell’acquirente: mangiarla. Non esporla in una teca climatizzata, non farla benedire da un reverendo, non donarla a un museo di excentric britannici, ma ingerirla. Masticarla. Assaporarla.
E dove consumerà questo sacrificio gastronomico all’altare della Corona?
A bordo dello Yacht Reale Britannia, naturalmente, in occasione del suo 65º compleanno. Perché l’opulenza, come si sa, non ama le mezze misure. Il piano di Layton è tanto semplice quanto azzardato, per non dire suicida: tagliare un terzo della fetta e flambarlo nel rum.
Come se una botta di flambé potesse cancellare decenni di decomposizione molecolare e restaurare la torta allo stato prebellico. Layton è però ottimista, e per nulla intimorito dalla possibilità di un’intossicazione da frutta centenaria. Anzi, rilancia con fiamma, pardon, flemma regale: “Se mi dovesse succedere qualcosa, almeno me ne andrò in grande stile sulla Britannia”.
Ecco, sì. In fondo, se proprio si deve lasciare questo mondo, meglio farlo avvolti nel profumo di rum e decadente nostalgia, con un’orchestra di quartetto d’archi in sottofondo e il ritratto della Regina Madre che sorride severamente dalla parete.
Va detto che la storia ha qualcosa di profondamente britannico. Il culto della monarchia, l’amore per i cimeli, l’umorismo da gentlemen club che sfida le leggi della microbiologia. È in fondo il paradosso aristocratico dell’identità anglosassone: elevare l’assurdo al rango di eleganza (pensiamo agli improbabili cappellini si Sua Maestà), rendere il kitsch un atto di devozione storica, e trasformare una potenziale tossinfezione alimentare in un tributo regale. Intendiamoci: non c’è nulla di male nell’avere passioni eccentriche. Ma vi è qualcosa di squisitamente tragicomico nell’idea che la torta diventi, 77 anni dopo, una questione di vita o di morte per un signore in giacca e cravatta che organizza banchetti commemorativi su yacht d’epoca. Siamo nel campo dell’arte performativa, ma con il rischio concreto di una lavanda gastrica.
Una forma estrema di monarchismo commestibile, che dimostra che l’amore per la Corona può attraversare i secoli, le generazioni e il sistema digerente. Se tutto andrà secondo i suoi piani, Layton non morirà: si reincarnerà direttamente nella torta, fondendosi con essa in una creatura da incubo vittoriano: 70% botulino, 30% devozione monarchica evaporata nel rum, e 100% follia gastro-nostalgica. God Save the Queen. Layton ormai è spacciato. E anche glassato.