Alla fine ci sono riusciti, dopo aver tanto decantato le meraviglie della vita da content creator, diciamo così, su Only Fans e affini: far pensare ai poveri italiani e in particolare ai più impressionabili giovanissimi, rintronati dall'oceano di piazzisti sui social, che darsi al porno può aiutare in caso di necessità economiche.
Allarme giovani: il 17% degli adolescenti vede nell’autoproduzione di materiale pornografico una fonte di guadagno
I nuovi schiavi contro cui tanto ci siamo sgolati urlando nel deserto. Divide et impera: hanno cresciuto persone incapaci di relazionarsi, affogate in un mare di solitudine, abbandonate davanti allo schermo di un PC e spesso privi di strumenti, culturali in primis, adeguati a comprendere la realtà che ci circonda. Facili da gestire, facili da ricattare.
Direi quasi carne da cannone se pochi chilometri più in là o in qua non ci fossero guerre vere con tutto il carico che si portano appresso. Secondo un'indagine realizzata da Save the Children, quasi un adolescente italiano su 4 (il 24%) ritiene la pornografia una rappresentazione realistica dell'atto sessuale, mentre il 17% dei ragazzi e delle ragazze è d'accordo che l'autoproduzione di materiale pornografico possa aiutarli a soddisfare alcune necessità economiche.
Le percezioni degli adolescenti sui comportamenti sessuali
Più di un adolescente su 4 tra i 14 e i 18 anni (il 26%) pensa sia frequente subire o assistere a discriminazioni legate all'orientamento o all'identità sessuale, il 22% a discriminazioni sessiste, mentre più di uno su tre (il 35%) a episodi di body shaming. Il 12% ritiene che il sesso online abbia lo stesso valore di quello dal vivo. ll 66% ha avuto esperienze sessuali.
Le pressioni e il ruolo dell'informazione
Il 16% degli adolescenti intervistati lo ha fatto per non sentirsi diversa/o e quasi uno su dieci per le pressioni del/della partner. Ben l'82% non ha mai fatto un test HIV e solo il 12% è stato in un consultorio. La principale fonte di informazione dei ragazzi e delle ragazze su questi temi è il web: il 47% degli intervistati sceglie siti web e articoli online per informarsi sulle pratiche sessuali e il 57% per approfondire il tema delle infezioni sessualmente trasmissibili.
L'opinione dei genitori e i rischi connessi
Dal punto di vista dei genitori, il 75% si sente a proprio agio a parlare di sessualità con i figli e più di uno su dieci (il 13%) si è trovato ad affrontare le loro relazioni "tossiche". Quanto alle percezioni sui comportamenti legati alla sessualità tra i coetanei, per il 66% degli adolescenti può succedere che le ragazze abbiano esperienze sessuali dopo aver bevuto molti alcolici (binge drinking) e il 69% di loro pensa che subiscano pressioni dal partner per avere rapporti intimi senza preservativo.
Il commento di Save the Children
Dati allarmanti che Antonella Inverno, responsabile ricerca e analisi dati di Save the Children, commenta con queste parole: "Dalla ricerca emergono passi avanti significativi nel dialogo tra giovani e genitori sui temi della sessualità. Tuttavia, il digitale rimane la risorsa principale delle informazioni su questi aspetti e colpiscono i dati sullo scarso accesso ai servizi sanitari, ai consultori e la percentuale molto limitata di adolescenti che si sottopongono al test HIV, così come la resistenza di stereotipi e false credenze."
La campagna "Facciamolo in classe"
I dati rilevati nell’analisi hanno portato Save the Children e il Movimento Giovani a lanciare la campagna “Facciamolo in classe”, insieme a Aurora Ramazzotti, per chiedere l’introduzione dell’educazione affettiva e sessuale obbligatoria nelle scuole. Giorgia D’Errico, Direttrice delle Relazioni Istituzionali di Save the Children, ha dichiarato: “Per educare i giovani e le giovani a relazioni sessuali e affettive sane, prevenire comportamenti a rischio, discriminazioni e violenze, è urgente una legge che preveda l’inserimento di percorsi obbligatori di educazione all’affettività e alla sessualità".