Salute

Sanità: il 47,8% delle segnalazioni riguarda l’accesso alle cure

Redazione
 
Sanità: il 47,8% delle segnalazioni riguarda l’accesso alle cure

In Italia il problema più urgente della sanità pubblica non è legato alla qualità delle cure, ma alla possibilità concreta per i cittadini di accedervi. È il quadro che emerge dai Rapporti presentati da Cittadinanzattiva - il Rapporto civico sulla salute e il Rapporto sulle politiche della cronicità - illustrati oggi al Ministero della Salute nel corso dell’evento “L’incomprimibile diritto alla salute. Riforme in corso, bisogni in attesa”.

Sanità: il 47,8% delle segnalazioni riguarda l’accesso alle cure

 

Pur registrando i primi effetti delle riforme avviate, dal contenimento dei tempi di attesa al rafforzamento dell’assistenza territoriale, dall’aggiornamento dei Lea all’ampliamento degli screening e del calendario vaccinale, permangono criticità strutturali che continuano a mettere in discussione l’effettività del diritto alla salute. Liste d’attesa eccessive, carenza di personale e profonde disuguaglianze territoriali restano elementi centrali di un sistema che fatica a rispondere in modo uniforme ai bisogni dei cittadini. 

 

“Il nostro Servizio sanitario nazionale resta l’antidoto più efficace per superare le disuguaglianze e garantire la salute a tutti e a tutte. Vogliamo mettere la sanità e la costruzione della salute pubblica al centro di un dibattito di cui i cittadini siano i protagonisti, con i loro diritti e con le loro responsabilità; vogliamo contrapporre alla rassegnazione o al rischio di una profezia che si autoavvera - quella che la malattia del Servizio sanitario nazionale sia talmente grave che lasciarlo morire non fa la differenza - il potere di autonoma iniziativa che l’articolo 118 della Costituzione ci riconosce, e favorire una stagione di confronto con e fra i cittadini, a partire dalla quale proporre un’Agenda civica sulla salute e sul Servizio sanitario nazionale. Su questo chiediamo a istituzioni e professionisti, anche attraverso un Manifesto-appello che presentiamo oggi, di ritornare a dibattito unitario in cui privilegiare la partecipazione, le interconnessioni e la sinergia per ridare nuovo ossigeno ad un concetto di salute basata sulle persone, siano essi professionisti che cittadini”, ha sottolineato Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva.

 

Dall’analisi delle 16.854 segnalazioni raccolte nel Rapporto civico 2025 emerge che quasi la metà, pari al 47,8%, riguarda difficoltà di accesso alle prestazioni. Le liste di attesa rappresentano la criticità più diffusa e trasversale del sistema sanitario. Secondo i dati riferiti dai cittadini nel 2024, per una TAC al torace si possono attendere fino a 360 giorni, per una risonanza magnetica all’encefalo o una visita oculistica fino a 540 giorni, mentre per una colonscopia si arriva a 720 giorni. Anche le prime visite specialistiche superano spesso i 400 o 500 giorni di attesa.

 

Per valutare l’applicazione della legge 107/2024 sulle liste d’attesa, Cittadinanzattiva ha presentato un’istanza di accesso civico generalizzato a tutte le Regioni. Solo otto amministrazioni hanno fornito dati completi e trasparenti, cinque non hanno risposto, mentre le altre hanno trasmesso informazioni parziali o prive di elementi utili al monitoraggio.

 

Questo scenario conferma come le possibilità di ottenere una prestazione nei tempi previsti dipendano ancora in larga misura dalla Regione di residenza. Le risposte ricevute evidenziano inoltre criticità rilevanti. Alcune Regioni, tra cui Basilicata, Sardegna e Abruzzo, giustificano l’assenza di dati con il passaggio alla nuova piattaforma nazionale AGENAS, non ancora pienamente operativa. Molte amministrazioni non monitorano indicatori fondamentali, come le prenotazioni nei giorni festivi o la percentuale di prime disponibilità accettate, rendendo difficile valutare l’effettiva accessibilità dei servizi. Emergono anche forti differenze nei percorsi di tutela: in alcune Regioni, come Emilia-Romagna, Marche e Lombardia, è prevista una presa in carico attiva del cittadino, mentre in altre, come Campania e Sardegna, il cittadino è lasciato a gestire autonomamente la burocrazia, o non riceve alcuna informazione, come nel caso del Friuli Venezia Giulia. Il divario territoriale appare netto, con maggiore trasparenza e organizzazione al Centro-Nord e risposte frammentarie o assenti nel Mezzogiorno.

 

Anche i dati della Piattaforma nazionale AGENAS sulle liste d’attesa confermano le difficoltà. Solo il 40,6% delle prestazioni diagnostiche e il 34,5% delle visite specialistiche vengono accettate alla prima data proposta, spesso perché non compatibili con i bisogni dei cittadini o per la distanza delle strutture. Solo quattro prenotazioni su dieci in pre-lista vengono erogate nei tempi previsti e, complessivamente, il rispetto dei tempi massimi riguarda circa la metà delle prestazioni. Nella fascia di priorità urgente, per una colonscopia un paziente su quattro supera i 105 giorni di attesa rispetto al limite di 72 ore. Nelle classi di priorità differibile e programmabile, i tempi risultano ampiamente oltre i limiti, arrivando a 357 giorni per una colonscopia e a 260 giorni per la diagnostica senologica.

Accanto al tema dell’accesso alle prestazioni, i cittadini segnalano criticità nell’assistenza di prossimità, che rappresenta il 17,9% delle segnalazioni.

 

Le difficoltà riguardano in particolare il rapporto con medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, le RSA e la lungodegenza, la salute mentale, l’assistenza domiciliare e il raccordo tra ospedale e territorio. L’assistenza ospedaliera incide per l’11,8% delle segnalazioni, con il settore dell’emergenza-urgenza e dei pronto soccorso come principale area di criticità. Restano rilevanti anche le segnalazioni sull’assistenza previdenziale, sulla sicurezza delle cure, sulla prevenzione e sul peso dei ticket e della spesa privata. Il Rapporto sulle politiche della cronicità 2025 evidenzia come per i pazienti cronici e rari l’accesso alle cure stia diventando sempre più oneroso. L’83,6% segnala tempi di attesa eccessivi e oltre il 55% dichiara di aver rinunciato ad almeno una prestazione negli ultimi dodici mesi per indisponibilità nel Servizio sanitario nazionale. L’85,9% ha sostenuto spese di tasca propria, spesso per farmaci, integratori o visite specialistiche. Le difficoltà sono particolarmente accentuate per le persone economicamente più fragili.

 

Solo il 46% dei presidenti di associazione valuta efficace il modello di assistenza previsto dal DM 77/2022, mentre il 69,6% segnala un aumento della spesa privata legato alla desertificazione sanitaria. Tra i pazienti con malattie rare, oltre il 43% è costretto a spostarsi in un’altra Regione per curarsi e il 78% sostiene costi diretti per la gestione della patologia. Un capitolo specifico del Rapporto è dedicato all’assistenza domiciliare integrata. Da un’indagine condotta su 1.136 cittadini emerge che solo il 35,4% di chi ne ha avuto bisogno nell’ultimo anno ha ottenuto il servizio, mentre una parte significativa non ha presentato domanda per mancanza di informazioni o di supporto. I tempi di avvio risultano molto variabili e il coordinamento tra interventi sanitari e sociali è giudicato insufficiente dal 41,2% dei pazienti. Anche in questo ambito, l’accesso civico promosso da Cittadinanzattiva restituisce un quadro disomogeneo, con forti differenze regionali nella trasparenza dei dati e nella qualità dei servizi. Solo poche Regioni forniscono informazioni dettagliate, mentre molte si limitano ai dati minimi previsti dal PNRR o non rispondono affatto. Nessuna Regione traccia in modo sistematico la spesa effettiva, rendendo difficile valutare l’impatto reale delle risorse disponibili.

 

Alla luce dei dati raccolti, Cittadinanzattiva individua una serie di priorità per rafforzare il Servizio sanitario nazionale, a partire dall’adozione di un nuovo Piano sanitario nazionale, assente dal 2008, dalla piena garanzia dei Lea su tutto il territorio e dall’accelerazione dell’attuazione del DM 77. Centrale anche il pieno funzionamento della normativa sulle liste d’attesa, insieme a investimenti nelle infrastrutture digitali, nel personale sanitario e nelle politiche di prevenzione. Il Rapporto civico sulla salute è stato realizzato in collaborazione con FNOMCeO, FNOFI, FNOPI e FOFI, con il contributo non condizionante di Menarini Group e Sanofi. Il Rapporto sulle politiche della cronicità è stato realizzato con il contributo non condizionante di Servier.

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