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La settimana delle banche centrali

di Luca Simoncelli, Investment Strategist di Invesco
 
La settimana delle banche centrali
Il messaggio della Fed arriva forte e chiaro sui mercati, il risultato che il presidente Powell ha ottenuto rappresenta una buona piattaforma da cui gestire in maniera flessibile le sfide di politica monetaria e di equilibrio istituzionale della banca centrale americana nel 2026. La comunicazione della Fed è riuscita a ricucire lo strappo della riunione di ottobre, la discussione rispetto alla distanza dal livello di tassi neutrale è tornata ben più bilanciata e per le prossime riunioni tutto è possibile. Come previsto, il numero di dissensi si è fermato a tre; per lo meno altri due membri del comitato avevano apertamente dichiarato di preferire un nulla di fatto sulla base dei rischi all’inflazione nei servizi, la capacità di ricomporre una linea strategica da parte di Powell sottolinea come la credibilità sia più efficace di ogni pressione politica.

Le parole del governatore di New York, Williams, che avevano reindirizzato le attese del mercato qualche settimane fa, hanno trovato conferma; la necessità di introdurre un tono restrittivo, che era emersa in ottobre, viene meno. Saranno i dati economici a guidare i prossimi passi; questa settimana vengono pubblicati i dati sul mercato del lavoro per il mese di novembre, ma il dato chiave sarà quello del 9 gennaio.

Le nuove proiezioni economiche pubblicate dalla Fed vanno ad abbassare l’asticella per eventuali altri tagli ai tassi nel 2026, anche se la dot-plot continua a prevedere un solo taglio. La crescita economica viene rivista al rialzo mentre il tasso di disoccupazione mediano è previsto stabile al 4.4%, tuttavia aumenta il numero di membri che hanno spostato al rialzo la loro proiezione, appare plausibile uno scenario che possa giustificare ulteriori aggiustamenti al ribasso sui tassi. Il comunicato della Fed ha introdotto la modalità di riacquisto di t-bills per mantenere costante le riserve, dopo il cosiddetto QT. Se questa operazione non ha nulla a che vedere con un processo di QE è pero evidente come le esigenze della Fed possano essere allineate sempre più alle esigenze del Tesoro, che ha deciso di rifinanziare il crescente debito pubblico emettendo proprio titoli a breve termine.

Si apre così il tema della successione a Powell, la serie “the apprentice” continua. Il processo di selezione messo in piedi da Bessent sembra richiedere più tempo, il ritardo nella nomination del nuovo presidente è di per sé un fattore positivo e Bessent ne è consapevole. La volontà del presidente Trump è sempre quella di avere proprio l’attuale segretario del Tesoro alla Fed, un’alternativa rifiutata dal diretto interessato e che mette Kevin Hassett e Kevin Warsh come principali contendenti, con il primo in vantaggio soprattutto perché Trump vorrebbe qualcuno che già conosce personalmente.

In settimana avremo anche i dati sulle vendite al dettaglio che dovrebbero confermare una fase non particolarmente brillante dei consumi americani, i dati sui ricavi di molte catene di vendita al dettaglio sottolineano come gli acquisti a piu basso costo, tipici delle fasce a basso reddito, siano in difficoltà, mentre le categorie a più alto costo si confermano in tenuta.

BCE, BOE e BOJ decideranno in settimana sui tassi. La Lagarde avrà la possibilità di confermare l’attuale livello dei tassi come appropriato, portando un elemento di stabilità alla politica monetaria; saranno le nuove proiezioni economiche a catturare l’attenzione del mercato. L’equilibrio tra output gap ed inflazione, al momento sta suggerendo cautela sul livello dei tassi, per il medio periodo credo comunque che le pressioni inflattive, soprattutto legate alle dinamiche salariali, possano determinare una maggiore probabilità di ribasso rispetto ad un eventuale rialzo dei tassi. Detto ciò, l’attività economica in Germania inizia a migliorare nella produzione industriale e nel settore dei servizi, segnalando una fase di accelerazione.

La Bank Of England andrà invece a tagliare i tassi, mentre la Bank Of Japan dovrebbe dar seguito alle recenti comunicazioni, andando ad alzare i tassi di riferimento come ormai scontato dai mercati.

Sui mercati azionari, proprio una maggiore sensitività alle dinamiche dei tassi si combina con la maggiore dispersione nelle performance all’interno del settore tecnologico. L’S&P 500 equal weight ha toccato il livello di massimo storico raffigurando un allargamento nella leadership di mercato. Le difficoltà del comparto tecnologico sono invece riassunte dall’allargamento degli spread e dei CDS di titoli fortemente coinvolti nella costruzione delle infrastrutture per l’AI, con investimenti fissi che modificano la solidità dei flussi di cassa e richiedono maggiore emissione di debito. Alla rotazione settoriale e la maggiore dispersione si accompagna anche la ricerca di un tilt maggiormente value, che supporta una rotazione regionale a favore di Europa e Mercati Emergenti.
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