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Il vero problema per la BCE è l’impennata dell’euro

 
Il vero problema per la BCE è l’impennata dell’euro
Il commento di Michele Sansone, country manager iBanFirst Italia, in vista del meeting della BCE di giovedì 17 aprile:

Se consideriamo le recenti dichiarazioni di Olli Rehn e François Villeroy de Galhau, la Banca Centrale Europea (BCE) si sta avviando verso un taglio dei tassi, previsto già per questa settimana e nei prossimi mesi. L'obiettivo è portare i tassi a un livello finale compreso tra l'1,85% e il 2%. A differenza della Federal Reserve statunitense, la BCE non è alle prese con pressioni inflazionistiche immediate. Al contrario, l’inflazione continua a diminuire, anche nel settore dei servizi. Il rischio di una spirale salari-prezzi è pari a zero. Inoltre, sebbene la politica tariffaria dell’amministrazione Trump crei incertezza, il calo del prezzo del petrolio dovrebbe contribuire a contenere l’inflazione importata. A causa dei timori di recessione, il prezzo del petrolio WTI corretto per l’inflazione è attualmente ai minimi degli ultimi quarant’anni.

Verso un taglio dei tassi BCE: tra inflazione sotto controllo e stimoli all’economia

Il vero problema per la BCE è l’impennata dell’euro.

La moneta unica sta registrando il suo aumento più marcato da 15 anni, guadagnando quasi il 10% rispetto al dollaro dall’inizio dell’anno. Gli hedge fund stanno acquistando massicciamente euro al posto del dollaro. Gli investitori stanno assumendo posizioni lunghe sul mercato delle opzioni, puntando a un tasso di cambio EUR/USD che superi 1.15.

Un tempo considerato un asset rischioso, l’euro sta ora attirando flussi di capitale rifugio, insieme ai Bund tedeschi.

Se da un lato l’UE potrebbe accogliere favorevolmente questo cambiamento, la forza dell’euro rappresenta una vera sfida economica. Poche aziende europee esposte ai mercati internazionali si sono coperte per proteggersi contro un eccessivo apprezzamento dell’euro il che significa che è probabile che subiscano delle perdite.

Inoltre, un tasso di cambio così elevato implica una perdita di competitività sui prezzi, proprio nel momento peggiore: quando il commercio globale rallenta e l’economia dell’eurozona si indebolisce.

Stimiamo che la crescita europea possa essere appena dello 0,7% quest’anno, tenendo conto delle ultime misure protezionistiche annunciate dall’amministrazione Trump.
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