Qualsiasi comunicatore sa che poco o nulla equivale alla forza persuasiva del cinema: probabilmente è questa la ragione per cui il presidente eletto Donald Trump, che a breve si insedierà alla Casa Bianca, ha deciso di puntare su Hollywood con l’intenzione di espugnare una roccaforte finora saldamente in mano ai dem. Perciò ha nominato Jon Voight (chissà che dirà Angelina che non gli parla da una vita, magari davvero è giunto il momento di trasferirsi in Cambogia come aveva annunciato a più riprese), Mel Gibson e Sylvester Stallone quali "inviati speciali" per la "grande ma travagliata Hollywood", tanto per far capire l’aria che tira (non è una citazione). Sul suo social Truth, il presidente imminente ha spiegato la sua strategia per rilanciare Hollywood, "che ha perso molte delle sue attività negli ultimi quattro anni a favore di paesi stranieri", "per renderla ancora più grande, migliore e più forte di prima! Queste tre persone di grande talento saranno i miei occhi e le mie orecchie, e farò in modo che si realizzi ciò che suggeriscono. Sarà di nuovo, come per gli stessi Stati Uniti d'America, l'età d'oro di Hollywood", ha annunciato entusiasta.
Voight, Stallone, Gibson: Trump nomina le tre star suoi ambasciatori a Hollywood
I tre nuovi moschettieri per la difesa della settima arte made in MAGA orbitano da sempre attorno a Trump come dimostra la polemica di poco tempo fa scatenata da Jon Voight secondo cui Megalopolis di Ford Coppola non è una parodia del presidente: “Se lo fosse stata, glielo avrei fatto notare” ha detto il babbino (tutto fuorché caro) di Angelina Jolie. Oltretutto nel 2016 Nel 2016 Voight aveva appoggiato la prima corsa alla Casa Bianca del presidente, da lui definito “il più grande presidente dai tempi di Abraham Lincoln”. Nel 2019, Trump aveva poi assegnato a Voight la Medaglia Nazionale delle Arti. Durante la seconda campagna elettorale di ottobre 2024, invece, Gibson aveva sostenuto Trump e insultato l’intelligenza della rivale dem Kamala Harris, mentre recentemente ha diffuso teorie del complotto sugli incendi in corso in California che hanno distrutto la sua casa: intervistato su Fox News da Laura Ingraham, la star ha espresso dubbi su come l'incendio abbia trovato condizioni ideali per propagarsi.
"Mi sembra un po’ strano che non ci fosse acqua," ha dichiarato, riferendosi ai rapporti sugli idranti vuoti nelle aree più colpite e sottolineando che "le condizioni del vento e altre situazioni favorevoli potrebbero aver avvantaggiato qualcuno pronto e capace di appiccare incendi". Pur ammettendo che le sue siano speculazioni, ha aggiunto: "Alcuni di quelli che sono stati catturati sembrano essere piuttosto ben attrezzati. È una cosa che fa pensare", e nel suo caso ipotizzare roghi dolosi per allungare le mani su terreni di grande valore.
Anche Stallone ha sostenuto Trump, che dopo l’ultima vittoria ha definito “il secondo George Washington” e “un personaggio davvero mitico”. E non si può dire a questo punto che il buon Donald non sappia cosa sia la riconoscenza.