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Vino siciliano: studio UniCredit-Nomisma evidenzia +8,9% per i bianchi Dop, male i rossi (-2,9%)

Redazione
 
Vino siciliano: studio UniCredit-Nomisma evidenzia +8,9% per i bianchi Dop, male i rossi (-2,9%)

Il 2024 ha segnato un nuovo traguardo per i vini bianchi Dop siciliani, che si confermano protagonisti in un panorama internazionale sempre più competitivo. Secondo quanto emerso dall’Osservatorio sulla competitività delle Regioni del Vino – Sicilia, promosso da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con UniCredit e presentato a Palermo, l’export dei bianchi a denominazione d’origine dell’isola è aumentato dell’8,9% rispetto all’anno precedente. Un risultato che rafforza il trend positivo già registrato nel 2023, quando le esportazioni avevano messo a segno un +7,8% rispetto al 2022.

Vino siciliano: studio UniCredit-Nomisma evidenzia +8,9% per i bianchi Dop, male i rossi (-2,9%)

In controtendenza, però, si muovono i vini rossi Dop siciliani, che per il secondo anno consecutivo vedono una contrazione nei volumi esportati: -4,5% nel 2023, seguiti da un ulteriore -2,9% nel 2024. Un dato che invita alla riflessione, soprattutto se confrontato con la performance brillante dei bianchi.

Osservando i mercati principali di destinazione, emergono dati particolarmente interessanti: le esportazioni di bianchi Dop siciliani nel 2024 sono cresciute in modo significativo nel Regno Unito (+37%), in Russia (+34%), in Germania (+12%) e sia in Canada che negli Stati Uniti (+11%). Anche i rossi, pur in un contesto generale di flessione, hanno registrato andamenti positivi in alcuni mercati chiave: Canada (+22%), Russia (+17%), Paesi Bassi (+8%) e Stati Uniti (+6%).

Proprio oltreoceano, negli Stati Uniti, si è concentrata una delle indagini più significative condotte da Nomisma per la terza edizione del Rapporto Wine Monitor–UniCredit: una survey su quasi 2.000 consumatori di vino residenti in tre tra gli Stati americani con il più alto tasso di consumo enologico – New York, California e Florida. L’obiettivo? Comprendere le nuove tendenze e preferenze che muovono il mercato statunitense. Dallo studio emergono segnali chiari: il 33% degli intervistati dichiara di prediligere vini di qualità superiore, mentre il 28% è interessato a esplorare etichette provenienti da territori meno noti. Cresce anche l’attenzione alla salute e alla sostenibilità: sempre più consumatori scelgono vini rossi meno alcolici e più leggeri, soprattutto tra le generazioni più giovani, che mostrano una forte sensibilità verso le produzioni “green”.

In questo contesto, il vino italiano continua a esercitare un fascino particolare: sette americani su dieci tra coloro che hanno consumato vino nell’ultimo anno – ovvero il 65% della popolazione dei tre Stati analizzati – hanno dichiarato di preferire etichette tricolori. E tra le regioni italiane, la Sicilia spicca per notorietà e apprezzamento: soltanto il 14% degli intervistati afferma di non conoscere l’isola, una delle percentuali più basse in assoluto, al pari della Toscana.

La Sicilia, infatti, è percepita non solo come una destinazione turistica affascinante, ma anche come terra di vini di grande qualità. Sei consumatori su dieci affermano di conoscere almeno un’etichetta siciliana e due su dieci di averne degustata una. Questa incidenza sale tra coloro che hanno visitato l’Italia negli ultimi cinque anni, che amano la cucina italiana, che appartengono alla fascia d’età dei millennial (29-44 anni), sono appassionati di vino o dispongono di un reddito superiore ai 100.000 dollari annui.

Secondo quanto dichiarato dagli stessi consumatori, la preferenza per i vini italiani e siciliani è alimentata da una serie di valori profondamente radicati: tradizione, ricchezza dei vitigni autoctoni, qualità riconosciuta e un rapporto qualità-prezzo competitivo. Un’identità autentica, che riesce a distinguersi in un mercato affollato, sempre più attento non solo al gusto ma anche alla storia e all’origine del prodotto. Nonostante le incertezze legate al quadro geopolitico e commerciale – come ad esempio i possibili dazi – il futuro del vino italiano in America appare promettente.

Nei prossimi dodici mesi, infatti, un quarto dei consumatori intervistati prevede di incrementare il consumo di etichette italiane, mentre solo il 13% intende ridurlo. Il saldo positivo di 9 punti percentuali conferma una tendenza di crescita solida e duratura, che premia la qualità e l’identità del vino made in Italy. Va tuttavia sottolineato che i dati ufficiali di export – come quelli forniti da Istat – potrebbero sottostimare la reale incidenza del vino siciliano sul mercato estero.

Le statistiche, infatti, considerano il luogo di spedizione del prodotto e non la sua origine effettiva: di conseguenza, molti vini e mosti prodotti in Sicilia ma imbarcati da porti di altre regioni vengono contabilizzati come export di quelle aree. Secondo gli esperti, ciò implica che il contributo della Sicilia all’export vinicolo nazionale sia in realtà superiore ai numeri ufficiali.

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