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Gli economisti temono che i programmi di Trump faranno crescere l'inflazione

Redazione
 
Mentre gli Stati Uniti assistono alla battaglia, senza esclusione di colpi, tra democratici e repubblicani, con in palio la Casa Bianca, gli economisti, come loro ''dovere'', cominciano a delineare i futuri scenari del Paese, partendo dalla situazione dell'inflazione.
Un tema che gli americani sentono tantissimo e che i repubblicani usano, tra i molti dell'arsenale anti-Biden, per contestato l'operato del presidente.

Gli economisti temono che i programmi di Trump faranno crescere l'inflazione

Il timore espresso da un largo numero di economisti è che il programma di tariffe di Trump, insieme all'obiettivo di deportare milioni di lavoratori clandestini (di fatto espellendoli dal tessuto produttivo, che ne risentirebbe) e alla probabilità di un aumento del deficit, possa innescare una nuova fiammata dei prezzi, che ora si stanno invece raffreddando. Al punto che, vedendo sempre più a portata di mano l'obiettivo di portare l'inflazione al 2%, la Fed potrebbe essere costretto a riprendere il ''bazooka'' di politiche monetarie più restrittive rispetto a quelle di oggi.
Per gli analisti, il doppio binario tariffario che Trump si ripromette di attuare (aumenti generalizzati 10% sui beni importati e altri molto più alti su quelli ''made in China'') avrebbe immediati contraccolpi, favorendo un secco rialzo dell'inflazione.

Il piano di espulsione dei lavoratori stranieri presenti irregolarmente nel Paese avrebbe come inevitabile conseguenza l'aumento dei salari, aumentando la pressione sui prezzi.
Una conferma di questa possibile evoluzione negativa della situazione attuale viene da uno studio di Oxford Economics che ha paragonato l'attuale regime tariffario con quello che si andrebbe a determinare se a decidere fosse Trump.

Se ''The Donald'' vincesse le presidenziali e modificasse l'attuale sistema di imposizioni, l'inflazione, escludendo quella relativa ai generi alimentari e alle bollette energetiche, crescerebbe tra lo 0,3 e lo 0,6 punti percentuali in più rispetto ad una situazione che perpetui le regole di oggi.

Se, invece, la prossima presidenza dovesse essere democratica, un potenziale eccesso di inflazione viene stimato tra 0,1 e 0,2 punti percentuali.
Insomma, come ha detto Mark Sobel, presidente statunitense dell'Official Monetary and Financial Institutions Forum, ''Tariffe molto più elevate, una politica fiscale espansiva e deportazioni di massa di immigrati: tutti questi fattori si combinerebbero insieme per aumentare l'inflazione e i tassi di interesse più di quanto non sarebbero altrimenti".
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