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Usa, i proclami di Trump sui dazi hanno i primi effetti: Steve Madden avvia il disimpegno dalla Cina
Redazione
La sbandierata volontà di Donald Trump di alzare i dazi sulle merci importate, al fine, ha detto, di favorire il consumo dei prodotti delle aziende statunitensi, comincia ad avere qualche effetto, sebbene l'entrata in vigore delle nuove tariffe è oggettivamente non tanto vicina.
Il marchio americano di scarpe Steve Madden ha annunciato che ridurrà fino al 45% le importazioni di prodotti dalla Cina il prossimo anno, mettendolo in relazione con la promessa del presidente eletto Donald Trump di imporre tariffe elevate sulle importazioni.
Usa: Steve Madden avvia il disimpegno dalla Cina
Il marchio, tra i preferiti degli adolescenti statunitensi, ha reso nota la sua scelta nel corso di una teleconferenza sui sui risultati di bilancio. Steve Madden (che nel 2023 ha generato vendite per circa due miliardi di dollari) ha, da tempo, sviluppato una rete di fabbriche in Cambogia, Vietnam, Messico e Brasile.
L'azienda, secondo gli analisti, potrebbe essere il battistrada sulle decisioni di altre società, che ne seguirebbero l'esempio. Magari perché memori del fatto che, durante il suo primo mandato, Trump ha imposto tariffe che hanno preso di mira pannelli solari importati, acciaio, alluminio e praticamente tutto quello che arrivava dalla Cina.
Ma il futuro quadro dei dazi, secondo il presidente eletto, dovrà prevedere una tariffa del 60% sui beni provenienti dalla Cina e fino al 20% su tutto il resto che gli Stati Uniti importano.
"Stiamo pianificando uno scenario potenziale in cui avremmo dovuto spostare le merci dalla Cina più rapidamente", ha detto il CEO di Steve Madden Edward Rosenfeld agli analisti durante una chiamata sui guadagni giovedì. "E così, stiamo mettendo in moto quel piano".
Rosenfeld ha osservato che le importazioni dagli Stati Uniti rappresentano circa due terzi del suo business complessivo, con poco più del 70% di tali beni proviene dalla Cina.
La nuova strategia è, quindi, quella di avere solo circa un quarto del suo business soggetto a potenziali tariffe sui beni cinesi, ha affermato.
Uno studio della National Retail Federation, il più grande gruppo del commercio al dettaglio degli Stati Uniti (che ha criticato la proposta di Trump) la scorsa settimana ha affermato che i dazi proposti su sei sole categorie di prodotti (abbigliamento, giocattoli, mobili, elettrodomestici, calzature e articoli da viaggio) ridurrebbero il potere di spesa dei consumatori americani di 46-78 miliardi di dollari all'anno per ogni anno.
Ad esempio, secondo lo studio, un paio di jeans da uomo da 80 dollari costerebbe tra i 90 e i 96 dollari, mentre un cappotto da 100 dollari costerebbe tra i 112 e i 121 dollari.