Esteri

Trump riesce nell'impresa di fare arrabbiare anche i neozelandesi

Redazione
 

Se le parole sono importanti, come diceva il Michele Apicella di ''Palombella rossa' di morettiana memoria, Donald Trump non sembra dare loro troppo peso. Perché al nuovo presidente degli Stati Uniti i suoi sostenitori perdonano tutto. Ma se ad arrabbiarsi per le affermazioni sbagliate di Trump sono i lontani neozelandesi significa che l'ha detta grossa.
Nel suo discorso dopo il giuramento - che qualcuno, comunque, deve avere scritto o almeno rivisto -, Trump, travolto dall'enfasi, ha detto che gli americani "hanno attraversato deserti, scalato montagne, sfidato pericoli incalcolabili, conquistato il selvaggio West, posto fine alla schiavitù, salvato milioni di persone dalla tirannia, sollevato milioni di persone dalla povertà, sfruttato l'elettricità, diviso l'atomo, lanciato l'umanità nei cieli e messo l'universo della conoscenza umana nel palmo della mano umana".

Trump riesce nell'impresa di fare arrabbiare anche i neozelandesi

Ora, ad essere pignoli, l'attraversare i deserti non è specificità degli americani (Marco Polo insegna), così come scalare le montagne (Messner, Bonatti e Lacedellli qualcosa l'hanno fatta), così come sfruttare l'elettricità (notizia per Trump: le lampadine funzionano anche al fuori degli Stati Uniti), tacendo del fatto che, nella corsa allo spazio, sono arrivati prima i russi.
Ma se dici che gli americani hanno diviso l'atomo rischi di sentirti prendere a pernacchie dalla comunità scientifica internazionale, quella che sa perfettamente che farlo sono stati scienziati che parlavano l'inglese, ma con accento britannico (John Douglas Cockroft), irlandese (Ernest Walton) e neozelandese (Ernest Rutheford).

E sono stati appunto i connazionali di Rutheford a prendersela particolarmente, orgogliosi come sono del figlio delle grandi isola del Pacifico, note soprattutto per gli All Blacks, per l'America's cup, per le pecore e anche per avere dato i natali al grande scienziato, premiato con il Nobel per le sue ricerche. Le spericolate affermazioni di Trump hanno scatenato la reazione irritata dei neozelandesi che, sui social, hanno commentato pesantemente il ''furto'', ricordando che Ernest Rutherford, ritenuto il padre della fisica nucleare, è considerato da molti il primo ad aver scisso consapevolmente l'atomo inducendo artificialmente una reazione nucleare nel 1917, mentre lavorava presso un'università di Manchester, in Inghilterra.

Il politico neozelandese Nick Smith, sindaco di Nelson, dove Rutherford è nato e ha studiato, ha affermato di essere "un po' sorpreso" da questa affermazione''.
"Le ricerche rivoluzionarie di Rutherford sulle comunicazioni radio, la radioattività, la struttura dell'atomo e la tecnologia degli ultrasuoni sono state condotte presso le università di Cambridge e Manchester nel Regno Unito e presso l'Università McGill di Montreal in Canada"
, ha scritto Smith su Facebook.

Smith ha affermato che avrebbe invitato il prossimo ambasciatore statunitense in Nuova Zelanda a visitare il memoriale del luogo di nascita di Rutherford "così da poter mantenere accurato il resoconto storico su chi per primo ha diviso l'atomo". La grandezza di Rutheford agli occhi dei neozelandesi è confermata dal fatto che, oltre ad essere il suo lavoro materia di studio nelle scuole, il suo nome appare su edifici, strade e istituzioni e il suo ritratto è raffigurato sulla banconota da 100 dollari.

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