Esteri

Ostaggi, carestia e tensioni religiose scuotono il Medio Oriente

Barbara Leone
 
Ostaggi, carestia e tensioni religiose scuotono il Medio Oriente

Mentre il conflitto in Medio Oriente continua a dettare l’agenda dei media internazionali, la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza si aggrava di giorno in giorno, sollevando indignazione e scontri politici dentro e fuori Israele. Secondo Reuters, Hamas ha posto condizioni chiare per la collaborazione con la Croce Rossa nella distribuzione degli aiuti: la cessazione degli attacchi aerei e l’apertura permanente di corridoi umanitari da parte di Israele.

Ostaggi, carestia e tensioni religiose scuotono il Medio Oriente. Ucraina, pressioni sull’India

Dall’altra parte, CNN riferisce che il premier israeliano Benjamin Netanyahu accusa Hamas di ostacolare un accordo per il cessate il fuoco e ha chiesto al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) un intervento urgente per soccorrere gli ostaggi detenuti a Gaza. Le pressioni si sono ulteriormente intensificate dopo la diffusione, da parte di Hamas e della Jihad Islamica palestinese, di video che mostrano due prigionieri israeliani – Evyatar David e Rom Braslavski – visibilmente emaciati e in condizioni di salute precarie.

Le immagini, che hanno sollevato un'ondata di emozione in Israele e all’estero, sono state definite “insopportabili” dal presidente francese Emmanuel Macron, mentre il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha ribadito che Hamas “non dovrebbe avere alcun ruolo nel futuro di Gaza”. Il CICR, attraverso la sua delegazione in Israele e nei Territori Occupati, ha dichiarato di essere “inorridito” dai video e ha chiesto con urgenza di porre fine a quella che definisce una “situazione terribile”. In risposta, Netanyahu avrebbe sollecitato personalmente Julien Lerisson, capo della delegazione della Croce Rossa, a farsi parte attiva nella consegna di cibo e medicinali agli ostaggi.

Nonostante le immagini parlino da sole, il governo israeliano continua a negare che a Gaza sia in atto una carestia. Una posizione che si scontra frontalmente con le allarmanti denunce del sistema ONU per la sicurezza alimentare, che parla apertamente di “scenario peggiore di carestia”. Hamas ha dichiarato la propria disponibilità a facilitare la consegna di aiuti agli ostaggi, ma solo se Israele aprirà corridoi umanitari stabili.

Nel frattempo, BBC conferma che le stesse immagini degli ostaggi circolano mentre le agenzie delle Nazioni Unite denunciano un aumento dei decessi per malnutrizione. Secondo il ministero della Salute gestito da Hamas, dall’inizio del conflitto sono morti almeno 175 civili per fame, tra cui 93 bambini. Le organizzazioni umanitarie e diversi Paesi alleati di Israele attribuiscono la crisi alimentare al blocco imposto da Tel Aviv, mentre le autorità israeliane continuano a rigettare le accuse, accusando Hamas di manipolare la realtà.

Il deterioramento della situazione ha avuto eco anche tra i cittadini israeliani. Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Tel Aviv con slogan come “Fermiamo la guerra” e “Non lasciamo indietro nessuno”, chiedendo a gran voce un accordo per la liberazione degli ostaggi. Ma la frattura non è solo interna. Secondo BBC, Israele appare sempre più isolato sulla scena internazionale, a causa dell’impatto delle sue operazioni su Gaza. I sondaggi globali mostrano un’opinione pubblica in crescente disaccordo con le scelte militari israeliane.

A infiammare ulteriormente la situazione è stato il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, esponente dell’estrema destra, che ha guidato una controversa preghiera nel sito sacro di Gerusalemme noto agli ebrei come Monte del Tempio e ai musulmani come Spianata delle Moschee. Come riporta AP News, la visita – avvenuta durante la festività ebraica di Tisha B’Av – ha suscitato un’ondata di condanne internazionali. È la prima volta che un ministro in carica guida personalmente le preghiere in quel luogo, un gesto che secondo Haaretz ha come obiettivo “gettare benzina sul fuoco” e sabotare ogni possibilità di accordo con Hamas. Nel frattempo, Al Jazeera riporta che almeno 92 palestinesi sono stati uccisi dagli attacchi israeliani negli ultimi giorni, tra cui 56 persone in fila per ricevere aiuti umanitari. Il governo di Gaza denuncia che oltre 22.000 camion carichi di aiuti sono fermi ai confini, mentre solo 36 sono riusciti a entrare sabato.

Nella notte, diversi attacchi aerei hanno colpito il quartiere di Shujayea a Gaza City e la città di Beit Lahiya, causando ulteriori vittime civili. Sul fronte politico interno israeliano, crescono le tensioni: il Forum delle famiglie degli ostaggi accusa Netanyahu di “condurre Israele e gli ostaggi alla rovina”, mentre Haaretz riporta la notizia della morte in carcere di un giovane palestinese detenuto amministrativamente. Una madre di un ostaggio, in un’intervista shock, ha accusato il governo di voler attuare una “soluzione finale” per mettere fine alla questione degli ostaggi. Alcuni retroscena emersi dalla stampa israeliana parlano anche di un’offerta fatta al procuratore generale per dimettersi e scegliere il proprio successore, e di sette suicidi tra soldati israeliani nel solo mese di luglio. I veterani affetti da PTSD cercano ora soluzioni per fermare questa scia di tragedie.

Spostando lo sguardo sull’Ucraina, Reuters riferisce di forti tensioni tra gli Stati Uniti e l’India. Un importante collaboratore di Donald Trump ha infatti accusato Nuova Delhi di finanziare indirettamente la guerra della Russia attraverso l’acquisto di petrolio. Bloomberg aggiunge che il primo ministro indiano Modi è ora considerato da Trump uno degli ostacoli principali per aumentare la pressione su Putin. Sempre secondo Reuters, un attacco di droni ucraini ha danneggiato una linea elettrica e provocato un incendio in una stazione ferroviaria nella regione russa di Volgograd. Nel frattempo, Trump alza i toni e sposta sottomarini nucleari nella regione in risposta a presunte “provocazioni” russe.

Le Figaro scrive che il tycoon avrebbe anche dato un ultimatum a Mosca: trovare un accordo entro fine settimana o affrontare nuove sanzioni. Come gesto diplomatico – o forse di pressione – Trump ha annunciato l’invio del suo inviato speciale Steve Witkoff a Mosca, con l’obiettivo dichiarato di “fermare l’uccisione di persone”. Intanto, minaccia nuovi “dazi secondari” contro i Paesi, tra cui Cina e India, che continuano a commerciare con la Russia.

Sul fronte energetico, Reuters segnala un'interessante evoluzione in Iraq, dove le compagnie petrolifere cinesi indipendenti stanno lentamente prendendo piede, scalzando le grandi major. Con contratti più vantaggiosi, queste società puntano a raddoppiare la produzione fino a raggiungere 500.000 barili al giorno entro il 2030. In Europa, La Vanguardia sottolinea una crescente dipendenza energetica dagli Stati Uniti: entro pochi anni, il 70% delle forniture fossili potrebbe provenire da oltreoceano. In ambito finanziario, Bloomberg anticipa che Trump sarebbe pronto a nominare un nuovo governatore della Fed e un responsabile dei dati sull’occupazione, in linea con la sua visione di tassi d’interesse più bassi.

Intanto, i future dell’S&P 500 salgono e i titoli del Tesoro flettono. Lo stesso Bloomberg riferisce che UBS pagherà 300 milioni di dollari per chiudere il contenzioso sui mutui di Credit Suisse, acquisita nel 2023 in un’operazione di salvataggio d’emergenza. Infine, una notizia tragica riportata dalla BBC: almeno 68 migranti hanno perso la vita al largo delle coste dello Yemen dopo il naufragio di un’imbarcazione carica di 157 persone. Il maltempo ha provocato il disastro nelle acque davanti alla provincia di Abyan. Solo 12 i sopravvissuti, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, mentre decine di dispersi sono ancora ricercati. La maggior parte delle vittime sarebbe di nazionalità etiope. Lo Yemen continua a essere una rotta cruciale per i migranti in fuga dal Corno d’Africa verso gli Stati del Golfo, ma anche una delle più letali: centinaia di persone hanno perso la vita in mare solo negli ultimi mesi.

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