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Aumentare il costo delle sigarette: per la salute o per rastrellare miliardi?

Redazione
 
Quando si sente dire che il governo (questo, come hanno fatto molti di quelli che lo hanno preceduto) sta ragionando sulla possibilità di aumentare il prezzo di un pacchetto di sigarette, con l'obiettivo di ridurne il consumo, viene da sorridere, perché la motivazione sembra essere uno schermo per la finalità primaria: rastrellare denaro per tappare ''buchi'' di bilancio.
Viste le ipotesi che si inseguono sulla quantificazione dell'aumento (cinque euro a pacchetto!!), i ''buchi'' sembrano essere piuttosto voragini che si vuole colmare colpendo il cittadino consumatore. E' il solito schema, come sanno benissimo coloro che usano l'automobile e non capiscono mai perché, a dovere mettere mano in tasca, sono sempre loro. Che poi questa misura induca chi fuma a smettere è, come tutti sanno, una speranza, quasi una pia illusione, perché logica e statistiche dicono il contrario. Lo schema ''classico'' è che il fumatore, dopo le prime giornate di pura rabbia e di calo del consumo (per risparmiare), sbollita l'ira torna poi a quel che ha sempre fatto.

Aumentare il costo delle sigarette: per la salute o per rastrellare miliardi?

Ma, se fino ad oggi, gli aumenti sono stati molto contenuti - poche decine di centesimi di euro - la proposta che arriva dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica, di aumentare di cinque euro il costo di ciascun pacchetto, sembra, per dirla in termini economici, fuori mercato e, comunque, colpirebbe le tasche di quasi un quarto della popolazione, aggravando i bilanci domestici.
Che il fumo in Italia sia una delle principali cause - dirette o indiretta - di morti evitabili lo dicono le statistiche, con un impatto conseguente sul sistema sanitario del Paese nell'ordine di una ventina e più di miliardi di euro.

Ma un conto è adoperarsi per evitare che il fumo causi danni all'organismo (magari con campagne incisive e non solo di routine), un altro è usare la leva del ''vizio'' come strumento per rastrellare introiti per lo Stato che, a dirla tutta, sembrerebbe più che altro lucrare su una debolezza degli italiani. Che sono maturi e possono quindi fare delle scelte che, sebbene riguardino la salute, sono loro.

Un ancora ipotetico aumento del costo delle sigarette (il cui ricarico di prezzo andrebbe quasi interamente allo Stato, lasciando poco o nulla ai produttori), nell'ampiezza proposta, porterebbe l'Italia al livello della maggioranza degli altri Paesi europei, dove il prezzo medio varia dai dieci euro del Regno Unito, ai 12 della Francia, ai 7 della Germania.
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