In una fredda giornata d’inverno, mentre l'Europa e il mondo erano devasti dalla guerra, tra le umide nebbie di Birmingham, un esercito silenzioso si accingeva a compiere un’impresa straordinaria. Non si trattava di soldati in prima linea o di audaci comandanti pronti a sfidare il nemico.
Erano 855 donne afroamericane, vestite di uniformi verdi, i volti segnati dalla determinazione e dall’orgoglio.
A loro era stato affidato un compito apparentemente modesto: smistare la posta. Eppure, quello che stavano per realizzare sarebbe diventato un simbolo di resistenza contro il pregiudizio, una testimonianza di quanto il coraggio e la dedizione possano cambiare la storia.
Seconda guerra mondiale: la storia dimenticata delle donne del 6888° diventa un film
Una pagina poco conosciuta, se non trascurata, della Seconda guerra mondiale che ora diventa un film: ''The Six Triple Eight'', diretto da Tyler Perry e disponibile su Netflix, racconta infatti la storia del 6888th Central Postal Directory Battalion.
Con un cast stellare che include Kerry Washington, Oprah Winfrey e Susan Sarandon, il film narra le vicende di queste donne straordinarie, le prime e uniche afroamericane del Women’s Army Corps inviate oltreoceano durante il conflitto.
Ma facciamo un passo indietro. Nel novembre del 1944, l’esercito americano si trovava ad affrontare un problema logistico colossale. A Birmingham, milioni di lettere e pacchi giacevano abbandonati in enormi hangar. La corrispondenza, accumulata per anni, era destinata ai soldati in Europa, ma le difficoltà del conflitto avevano interrotto il flusso vitale tra i militari al fronte e le loro famiglie. L’arretrato non era solo un problema organizzativo: l’assenza di notizie da casa minava profondamente il morale delle truppe. “No mail, low morale” (“Niente posta, morale basso”) era il motto che sintetizzava l’urgenza di intervenire.
Nonostante lo scetticismo, fu reclutato il 6888th Central Postal Directory Battalion. Guidato da Charity Edna Adams Earley, la prima donna afroamericana a raggiungere il grado di tenente colonnello, il battaglione era composto da donne coraggiose e determinate.
Al loro arrivo a Birmingham, si trovarono di fronte a montagne di sacchi postali in condizioni pietose: lettere ammuffite, pacchi deteriorati, nomi illeggibili. Gli alti comandi stimavano che sarebbero serviti sei mesi per smaltire l’arretrato. Le donne del 6888° ne impiegarono solo tre. Lavoravano in turni di otto ore, sette giorni su sette, smistando una media di 65.000 lettere al giorno. La loro efficienza e dedizione trasformarono un compito disperato in una missione di speranza. Ogni lettera trovava il suo destinatario, ogni pacco un soldato in attesa, restituendo ai militari un frammento di normalità in mezzo agli orrori della guerra. Non era solo la guerra a rendere la loro missione ardua. Le donne del 6888° dovettero affrontare anche i pregiudizi razziali e di genere dell’epoca.
Già la loro presenza nell’esercito era vista con sospetto, e molti mettevano in dubbio la loro capacità di portare a termine un incarico così impegnativo. Inoltre, si trovavano a operare in condizioni difficili, tra freddo intenso, attacchi aerei e infrastrutture precarie. Ma la loro determinazione era incrollabile. Dopo Birmingham, il battaglione fu trasferito a Rouen, in Francia, dove li attendeva un arretrato ancora più imponente: due o tre anni di corrispondenza mai consegnata. Anche qui, lavorando instancabilmente, completarono la missione in tre mesi. Infine, si spostarono a Parigi, affrontando non solo il problema della posta, ma anche il furto di pacchi, una piaga aggravata dalla povertà della popolazione locale devastata dalla guerra.
Quando la guerra finì e le donne del 6888° tornarono negli Stati Uniti nel 1946, non ci furono celebrazioni ad attenderle. Niente parate, niente riconoscimenti ufficiali, nulla di nulla. Il loro contributo rimase ignorato per decenni, sepolto sotto il peso dell’oblio.
Ma il tempo è galantuomo e la storia, come l’amore nella canzone di Venditti, a volte fa dei giri immensi e poi ritorna. E così nel 2018 è stato inaugurato un monumento dedicato a loro al Buffalo Soldier Commemorative Area di Fort Leavenworth, Kansas, un memoriale dove protagonisti sono i soldati di colore che, sotto la bandiera americana, hanno militato in tutte le guerre. Cinque sopravvissute del battaglione erano presenti alla cerimonia, testimoni viventi di una pagina di storia finalmente riscoperta. Nel 2019, un articolo sulla rivista WWII History Magazine ha ulteriormente contribuito a portare alla luce questa vicenda, ora immortalata nel film di Tyler Perry. Che non è solo un film: è un omaggio a queste donne straordinarie e alla loro resilienza.
Attraverso la maestria narrativa di Perry e le intense interpretazioni del cast, la pellicola restituisce dignità e visibilità a un gruppo di eroine rimaste troppo a lungo nell’ombra. Kerry Washington, che interpreta Charity Adams, descrive il suo personaggio come una leader inflessibile ma profondamente umana, capace di ispirare fiducia e rispetto. ''Era severa, ma sapevano che li amava e che voleva il meglio per loro'', ha dichiarato l’attrice. Il film esplora anche le sfide personali affrontate dalle donne del 6888°, rivelando strati di umanità e complessità che vanno oltre l’aspetto storico. Una vicenda che ci ricorda come il coraggio possa avere molteplici facce. E che a volte non servono le armi per combattere, ma la determinazione e la tenacia nonostante le avversità. Ma soprattutto ci ricorda che la memoria è un dovere, e che ogni gesto, anche il più piccolo, può lasciare un segno indelebile nella storia. Le donne del 6888° lo hanno fatto, una lettera alla volta.