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Attualità

Morte di Satnam Sing: un silenzio colpevole

Redazione

Ci sono notizie che leggi e rileggi perché la tua mente non ce la fa a pensare che possano essere vere. Notizie quasi sempre relegate in venticinquesima pagina, o giù di lì, tra un necrologio e una vincita al superenalotto. Notizie che, invece, rappresentano la cartina di tornasole di questa nostra disgraziatissima e sempre più barbara società. Una di queste arriva da Borgo Santa Maria, a Latina, dove un lavoratore indiano impiegato per il taglio del fieno ha vissuto un’esperienza da incubo che conferma, ove mai fosse necessaria una conferma, l’inesorabile degrado della nostra umanità.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri intervenuti sul posto, il lavoratore è stato agganciato da un macchinario avvolgi plastica a rullo, trainato da un trattore, che gli ha letteralmente tranciato il braccio destro schiacciando anche gli arti inferiori. I particolari sono agghiaccianti. E non solo per l’incidente in sé, che è già raccapricciante. Quanto per la spietata reazione dei datori di lavoro: leggasi sfruttatori, pezzi di sterco, criminali. I quali, invece di chiamare immediatamente i soccorsi, hanno pensato bene di issare il pover’uomo su di un pulmino nove posti per scaricarlo materialmente vicino alla sua abitazione a mo’ di sacco della monnezza. Non solo: il suo arto tranciato è stato poggiato sopra una cassetta utilizzata per la raccolta degli ortaggi, sempre a mo’ di rifiuto. Un comportamento che non solo sfida ogni logica morale, ma sottolinea una terribile realtà: la vita umana, e figuriamoci quella non umana, per molti, troppi, non vale più nulla. Zero compassione, zero empatia, zero rispetto. Zero tutto nei confronti di un povero Cristo che, chissà con quanti e quali sacrifici, ha lasciato la sua terra in cerca di un futuro migliore. Ma migliore de che? Per ritrovarsi spremuto come un limone senza alcun diritto, magari a 3 euro a raccogliere pomodori sotto il sole cocente per 12 ore di fila? Poi, come se non bastasse, viene buttato via come spazzatura in condizioni disperate. Ma cosa siamo diventati?

Di fronte a vicende simili, le istituzioni non possono limitarsi alle solite parole di circostanza. Mai come ora, è necessaria un'azione decisa e concreta per prevenire e punire tali atti di barbarie. Le dichiarazioni del sindaco di Latina, che ha evidenziato la necessità di riflettere sulla condizione dei lavoratori migranti, devono essere seguite da misure legislative e giudiziarie rigorose. Ed i responsabili devono essere perseguiti con la massima severità della legge per dare un segnale forte e chiaro che tali atrocità non possono essere tollerate. Così come non può essere più tollerato lo sfruttamento, oramai documentato in ogni dove, dei lavoratori migranti. Essenziali per l'economia agricola italiana, ma costretti a lavorare in condizioni precarie, con salari da fame e senza tutela alcuna. Schiavi invisibili, che per un tozzo di pane diventano prede di mostri in giacca e cravatta che li sottopongono agli abusi più orribili. Mostri guidati solo dal profitto, e dal disprezzo della vita altrui. Con la complicità di tutti, e dico tutti. Quando ci decideremo a dire basta? Quante atrocità dovremo ancora leggere, prima di darci una svegliata e riappropriarci della nostra anima? Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a tale disumanità. Non c’è più tempo: urge un rinnovamento etico, urge riconsiderare le nostre leggi e la nostra coscienza collettiva una volta per tutte. Perché ogni lavoratore, indipendentemente dalla sua origine, merita rispetto, protezione e dignità. Senza compromessi, senza se e senza ma.

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