Esteri

Romania, elezioni: vincono i socialdemocratici, l'ultradestra vola al 17,7%

Redazione
 
Il Partito socialdemocratico (PSD) al governo ha vinto domenica le elezioni parlamentari rumene con il 22,5% dei voti, quando lo scrutinio è pressoché finito. Al secondo posto c'è l' Alleanza ultranazionalista per l'Unione dei Romeni (AUR) con il 17,7% dei consensi; al terzo posto il Partito nazionale liberale (PNL, di centrodestra), con circa il 13,6%, e al quarto posto la formazione nazionalista centrista Union Save Romania (USR), con l'11,2%.

Entrano in Parlamento – dopo aver superato la barriera del 5% – anche i gruppi di estrema destra SOS Romania, con il 7,2%, e il Partito della Gioventù, con il 5,8%. La formazione della minoranza ungherese, Unione Democratica degli Ungheresi di Romania (UDMR), raggiunge il 6,9%. Il blocco filo-europeo – PSD, PNL, USR e UDMR – rappresenta circa il 57% secondo il conteggio attuale, mentre le formazioni ultranazionaliste hanno meno del 31%.

La partecipazione, con il 52,5%, è stata la più alta alle elezioni legislative dal 2004. Gli analisti prevedevano un aumento del sostegno alle opzioni estremistiche in Romania, Paese membro della NATO e dell'Unione Europea, dopo l' inaspettata vittoria del filo-russo Calin Georgescu-Roegen. alle elezioni presidenziali di una settimana fa, quando ha ottenuto quasi il 23% dei voti.
Le due formazioni che hanno dominato la politica rumena negli ultimi decenni e che governano in una grande coalizione dal 2021, il PSD e il PNL, hanno subito significative perdite di consensi. Il PSD perde poco meno di cinque punti percentuali rispetto alle elezioni legislative del 2020, mentre il PNL accusa un calo di oltre dieci punti. Il controllo del Parlamento sarà un obiettivo chiave per le forze filoeuropee come contrappeso a Georgescu-Roegen nel caso in cui diventasse presidente.

''I rumeni sono andati a votare e hanno dimostrato quanto forte sia la democrazia in Romania. Il PSD è la principale forza politica della Romania'', ha dichiarato il primo ministro socialdemocratico Marcel Ciolacu, che una settimana fa si è dimesso dalla guida del partito per non essere riuscito a raggiungere il secondo turno presidenziale quando era partito favorito. Il leader del PSD, i cui elettori provengono principalmente dalle zone rurali, ha aggiunto: ''Penso che dovremmo tutti guardare con attenzione al risultato di oggi. E' un segnale importante che i romeni hanno inviato alla classe politica. Continuiamo a sviluppare il Paese con i soldi europei, ma proteggiamo la nostra identità, i nostri valori nazionali e la nostra fede''.

La formazione che è cresciuta di più è l’AUR, che raddoppierebbe la sua percentuale passando dal 9% del 2020 a quasi il 18%. Il leader dell’AUR, George Simion, aveva promesso che, se fosse salito al potere, avrebbe sospeso gli aiuti militari all’Ucraina e, con una retorica simile a quella del primo ministro ungherese, l’ultranazionalista Viktor Orbán, ha dichiarato di volere la ''pace'' e una ''tregua'' nel conflitto scatenato dall’invasione russa.
Simion si presenta come difensore dei valori tradizionali, con una retorica che mescola aspetti nazionalisti, irredentisti, religiosi e populisti.
L’ascesa delle forze ultranazionaliste riflette il malcontento popolare nei confronti della corruzione, della povertà e della gestione dei partiti dominanti, PSD e PNL. Nel 2023, un terzo dei romeni era a rischio povertà e il reddito medio annuo era ancora inferiore a un terzo (circa 6.500 euro) della media UE, secondo Eurostat. Inoltre, l’inflazione, che l’anno scorso era del 10% e quest’anno dovrebbe essere del 5%, è molto più elevata per gli alimenti di base, che secondo i dati ufficiali sono più costosi del 50% rispetto a prima della pandemia.

Queste elezioni legislative sono state oscurate da una settimana di forte tensione nella politica rumena, prima con la vittoria a sorpresa, nel primo turno delle presidenziali, di Georgescu-Roegen e poi con il riconteggio di tutti i voti presidenziali ordinato dalla Corte Costituzionale per sospetti di frode. Questo lunedì la Corte Costituzionale deciderà se convalidare o annullare i risultati del primo turno presidenziale.
Poco conosciuto, Georgescu-Roegen, supportato da una sofisticata strategia TikTok che ha raggiunto centinaia di milioni di visualizzazioni, ha dichiarato di non aver speso fondi per la sua campagna, sollevando sospetti di finanziamenti illegali e interferenze straniere. La Romania, fino ad ora un bastione di stabilità nella regione del Mar Nero e un alleato chiave della NATO negli aiuti occidentali all’Ucraina, è ora impantanata in una situazione di incertezza politica senza precedenti.

Il capo dello Stato ha la responsabilità di nominare un primo ministro incaricato di formare un governo una volta istituite le due Camere ed eleggere i rispettivi presidenti. Sebbene il presidente abbia poteri limitati, ha poteri in materia di sicurezza, politica estera - rappresenta il paese nel Consiglio dell'UE - e detta i tempi politici.
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