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Economia

Il limite ai progetti di Gianluigi Aponte? L'universo

Demetrio Rodinò
Se l'invidia facesse ancora parte dei nostri sentimenti, come faremmo a non nutrirla per Gianluigi Aponte, per quello che ha saputo fare nel corso degli anni, per come abbia tramutato in realtà i suoi progetti, per come sembra non potere mettere dei limiti ai suoi programmi?
''The world Is Not Enough'', direbbero gli amanti della saga di James Bond. Cioè, il mondo non basta e chissà che, nella mente di Aponte ci sia qualcosa da fare laddove solo i folli possono pensare di andare, forse il resto dell'universo.
Un personaggio che meriterebbe ben più che un articolo, un servizio, un documentario, perché Aponte oggi personifica l'alta finanza, quella che non si pone traguardi, andando sempre oltre.
E il mondo/universo di Gianluigi Aponte è uno scacchiere dove, sotto l'occhio vigile della regina, muovere alfieri, cavalli, torri, anche pedoni, lanciandoli all'inseguimento della buona riuscita di una impresa.

Il limite ai progetti di Gianluigi Aponte? L'universo

Si sa che la buona imprenditoria, per sua natura, non ha limiti, imponendosene di etici non cancellabili. Ma non sempre l'imprenditoria, oltre a ritenersi buona, alla fine risulta tale, non per fini illeciti, ma perché rischia di fare la fine della rana che, scrisse Fedro, volendo imitare il bue, si gonfiò fino a scoppiare. E quando scoppia un singolo imprenditore o un conglomerato le conseguenze possono essere prevedibili, ma gli effetti rischiano di non essere quantificabili, in una economia globale dove chi lavora dall'altro lato del mondo non sa chi per chi lo fa e chi realmente lo paghi.
Non è sicuramente il caso del ''Comandante'', come tutti chiamano Aponte, ma l'ampiezza della rete delle sue attività e la velocità con essa si è formata, avviluppando interessi in tutto il mondo, oceani compresi, se è certamente un esempio, è anche un fenomeno da studiare per capire come egli sia stato capace di tessere le sue trame, travolgendo avversari, spesso grazie ad alleanze con loro.

A 84 anni, originario del napoletano, vive da mezzo secolo in Svizzera, di cui è uno dei maggiori contribuenti e, forse ricordando i luoghi della sua infanzia, ha sempre guardato al mare come una fonte. Di ricchezza, ovviamente, perché se i suoi interessi sono molteplici, tutti riconducono al trasporto marittimo, che ormai lo vede protagonista assoluto, con flotte che spaziano dal settore croceristico a quello dei rimorchiatori, a quello della movimentazione dei container. Ma da relativamente poco tempo - lo scorso anno -, in un normale processo di diversificazione, guarda anche altrove. Come dimostra l'acquisizione di Italo, sborsando 4,2 miliardi di euro per un investimento che presuppone l'esistenza di un preciso piano di sviluppo per il vettore ferroviario. Per come la storia di Aponte conferma.

Un giro vorticoso di acquisizioni (l'ultima dovrebbe riguardare la norvegese Gram Car Carrier, uno dei principali operatori globali per il trasporto di automobili), investimenti, consolidamenti al quale è difficile dare un perimetro economico, ma forse non si sbaglia molto parlando di un giro d'affari che vede non lontano il traguardo dei 100 miliardi di dollari.
Gianluigi Aponte, nella continua ricerca di ulteriori sbocchi ai suoi progetti, da tempo ha scommesso su Genova e sulla sua struttura portuale (comprese le attività legate alla movimentazioni dei containers, che fa gola a molti), scontrandosi con chi aveva i suoi stessi obiettivi e neutralizzandone le aspirazioni con alleanze finalizzate a singole opportunità. Per questo è stato quasi scontato per i pm di Genova, nel momento in cui hanno messo mani alla melma che ha circondato il porto di Genova, la sua realtà e le sue prospettive, dovere incrociare il loro percorso con la figura ingombrante - non certo per sua volontà - del Comandante.

Al quale Genova deve essere sembrata come lo sbocco naturale per le sue attività, con un occhio ad un futuro utilizzo per i traghetti di GNV. Un obiettivo raggiunto, ma solo dopo avere trovato un accordo con Aldo Spinelli, che del porto di Genova si è sempre sentito quasi il demiurgo, con propensione a fare di tutto, anche ungere disinvoltamente determinati meccanismi, per ottenere quel che voleva.
Un rapporto estremamente conflittuale tra Aponte e Spinelli, tanto che l'armatore italo-svizzero ha pensato bene di metterne a conoscenza i pm di Genova, che indagano su casi di corruzione che, secondo l'accusa, coinvolgono anche il presidente dimissionario della Regione, Giovanni Toti.

Aponte con Spinelli, alla fine, ha trovato un accordo, aiutando indirettamente l'imprenditore genovese a coltivare la sua fitta trama di interessi (alcuni, per i pm, frutto di dazioni illecite di denaro e do altre comodità) , quando forse, rilevandone la spregiudicatezza, avrebbe potuto prendere le distanze.
Ma il denaro non puzza, a Genova così come in Svizzera.

E di denaro, in qualche modo, Aponte si è servito ripetutamente, con contributi partiti, verso il comitato elettorale di Toti, dalla Msc, società che fa parte della sua galassia. E non parliamo della preistoria, ma di appena poche settimane prima che il presidente della Liguria fosse arrestato e mandato ai domiciliari a riflettere sulla sua situazione.
Se oggi tutto per Aponte va bene a Genova e dintorni, il futuro potrebbe essere ancora più roseo, quando, grazie ai soldi del Pnrr (1,35 miliardi ad oggi per i lavori), sarà completata la nuova diga foranea - fortemente avversata da parte della società civile della città - , che, dicono gli esperti, aumenterà di parecchio l'operatività del porto.
E indovinate un po' chi ne beneficerà e di parecchio? Azzeccato: le attività delle società collegate ad Aponte.

E l'occhio lungo del Comandante ora scruta il cielo, nel senso che ha messo nel mirino lo scalo aeroportuale del capoluogo ligure, per il quale ha fatto partire un'offerta per accaparrarsi il 15 per cento della società di gestione.
Che poi Aeroporto di Genova spa abbia come principale azionista (col 60%) l’Autorità di gestione del porto, che è presieduta da Alfonso Lavarello, che a sua volta ha condotto, per conto di Aponte, le trattative con Spinelli per spartirsi le zone migliori nello scalo, è pura coincidenza.
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