Dal simposio di Jackson Hole arrivano segnali chiari sulla direzione della politica monetaria americana. Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha aperto la porta a un taglio dei tassi di 25 punti base a settembre, sottolineando come il bilancio dei rischi si stia spostando dall’inflazione al mercato del lavoro. Un cambio di passo rispetto alla conferenza di luglio, interpretato dagli operatori come un orientamento più dovish del previsto.
Powell prepara il terreno a un taglio dei tassi e i mercati azionari festeggiano
Secondo Luigi De Bellis, Responsabile Research Team di Equita, “i rischi legati all’inflazione, alimentati dai dazi ma considerati temporanei, passano in secondo piano mentre l’attenzione si concentra sul rallentamento dell’occupazione. Ciò potrebbe giustificare un aggiustamento della politica monetaria”.
Powell ha inoltre annunciato una revisione del framework della Fed, eliminando tre elementi introdotti nel 2020: il Flexible Average Inflation Targeting (FAIT), l’enfasi sull’Effective Lower Bound (ELB) e il riferimento agli Employment Shortfalls. La nuova impostazione, pur meno accomodante, restituisce maggiore flessibilità all’istituto centrale, pronto a reagire in modo simmetrico ai dati su inflazione e occupazione.
Le dichiarazioni di Powell si avvicinano parzialmente alle proposte avanzate a metà agosto dal ministro del Tesoro Bessent, che aveva auspicato un ciclo di riduzioni complessive di 150 bps, con un primo taglio di 50 bps già a settembre. Secondo Bessent, il tasso neutrale si colloca circa 1,5 punti percentuali sotto l’attuale livello dei Fed Funds (4,25–4,50%). Il Tesoro prevede inoltre che gli introiti dai dazi commerciali possano superare i 300 miliardi di dollari nel 2025, con effetti positivi sul contenimento di deficit e debito.
Per De Bellis lo scenario si traduce in prospettive favorevoli per l’azionario e per gli asset reali, mentre restano meno attraenti le obbligazioni a lunga duration e il dollaro USA. Dopo l’intervento di Powell, il mercato prezza con l’81% di probabilità un taglio di 25 bps già a settembre, in rialzo rispetto al 72% della vigilia. Le attese complessive vedono due tagli entro la fine del 2025, con un tasso al 3,78%, e una discesa fino al 3% entro il 2026.
In Europa, la BCE ha invece confermato a luglio i tassi invariati, con il tasso sui depositi al 2%. L’istituto di Francoforte ha posto condizioni stringenti per eventuali interventi, stimando al massimo un ulteriore taglio da 25 bps entro il primo trimestre 2026. La curva prezza un calo dei tassi BCE al 1,75% a fine 2026, con un Euribor 3M medio dell’1,96% nel 2026, in salita al 2,34% nel 2028.
Il tono più accomodante di Powell ha pesato sul dollaro, con il Dollar Index in calo dello 0,9% e il cambio euro-dollaro risalito a 1,17. Il deterioramento dei fondamentali fiscali americani, con deficit/PIL atteso stabile al 6% e debito vicino al 120% del PIL in un decennio, rappresenta secondo gli analisti un freno strutturale alla forza del biglietto verde.
Le Borse hanno accolto con entusiasmo le parole del presidente Fed: S&P 500 +1,5%, Nasdaq +1,9% e Stoxx600 +0,4%. Equita mantiene una visione moderatamente positiva sull’azionario, con preferenza per l’Europa grazie alla prevista ripresa degli investimenti in Germania. L’istituto segnala tuttavia la necessità di mantenere un buffer di liquidità da impiegare in caso di correzioni e volatilità nelle prossime settimane.
Nonostante il forte rimbalzo da inizio anno, le valutazioni dell’azionario europeo e italiano sono considerate ancora interessanti. Tra i titoli preferiti spiccano FinecoBank, Campari, Unicredit ed Enel, mentre nel segmento mid-small cap le scelte ricadono su Moltiply, Safilo, SOL, Technogym e Technoprobe.