Ambiente & Sostenibilità

Porti italiani protagonisti del Mediterraneo tra sfide globali e sostenibilità: presentato il Rapporto SRM 2025

Redazione
 
Porti italiani protagonisti del Mediterraneo tra sfide globali e sostenibilità: presentato il Rapporto SRM 2025
Il Mediterraneo si conferma crocevia strategico per i traffici globali e l’Italia, con i suoi porti, recita un ruolo sempre più centrale nella nuova geografia degli scambi marittimi. Lo evidenzia il Rapporto 2025 Italian Maritime Economy, presentato da SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) presso le Gallerie d’Italia di Napoli, in un evento che ha riunito istituzioni, operatori e studiosi del settore.

Porti italiani protagonisti del Mediterraneo tra sfide globali e sostenibilità: presentato il Rapporto SRM 2025

Nonostante le tensioni geopolitiche, i dazi e le guerre che alimentano l’incertezza economica, il commercio via mare ha continuato a crescere: +2,1% nel 2024, per un totale di 12,6 miliardi di tonnellate movimentate. Nei prossimi anni è previsto un aumento tra lo 0,2% e l’1,5%.

Il traffico marittimo a corto raggio (short sea shipping) ha registrato nel Mediterraneo il record di quasi 628 milioni di tonnellate movimentate, con l’Italia in testa a livello europeo grazie a 302 milioni di tonnellate. Una leadership che conferma la vocazione marittima del Paese e la capacità di integrare logistica e intermodalità.

I porti italiani si consolidano anche come hub energetici: sempre più scali diventano terminali per pipeline e centri per la produzione di energia rinnovabile. Crescono gli investimenti in carburanti alternativi: il GNL resta la scelta principale (36,8%), ma aumenta anche il ricorso al metanolo.

Nel 2024 i 25 principali porti mediterranei hanno movimentato 62 milioni di TEU, con un incremento del 5,1%. Le tensioni geopolitiche hanno spinto molte rotte a circumnavigare il Capo di Buona Speranza, riducendo i transiti attraverso il Canale di Suez del 18% nel 2025 rispetto al 2024 e del 70% rispetto al 2023. Tuttavia, alcuni segnali di ripresa sono già visibili.

Il Rapporto analizza anche l’impatto della regionalizzazione: la crescente applicazione di dazi e la revisione delle catene di fornitura spingono verso rotte più regionali e meno globalizzate. In questo contesto emergono alternative come la “Via del Cotone” (corridoio Imec), promossa dagli Stati Uniti come alternativa alla cinese Via della Seta, con un potenziale di interscambio fino a 200 miliardi di euro verso l’Unione Europea.

Nel 2024 i porti italiani hanno movimentato 481 milioni di tonnellate di merci (+0,7%), trainati soprattutto dal mercato dei container, che ha raggiunto 11,7 milioni di TEU (+6,5%). Le principali alleanze dei grandi carrier mondiali hanno confermato la centralità degli scali italiani nei loro servizi.

La competitività dei nostri porti si gioca su investimenti in intermodalità e sostenibilità. Il DEF 2025 prevede progetti per 12,5 miliardi di euro destinati a infrastrutture portuali e logistiche, con un’attenzione crescente alla connessione ferro-mare.

L’Italia si conferma tra le economie più aperte al mondo, con un rapporto export+import/Pil pari al 54,3%. Gli Stati Uniti restano il primo partner per l’export italiano (37,4 miliardi di euro) e il secondo per l’import (10,6 miliardi).
Il settore marittimo italiano genera 65 miliardi di valore aggiunto diretto, rappresentando un pilastro fondamentale per l’export e la competitività nazionale.

Secondo Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM, «i porti devono diventare sempre più hub energetici e investire in sostenibilità e intermodalità per restare competitivi». Non a caso, dal prossimo anno SRM estenderà le proprie ricerche anche alle attività sottomarine, sempre più strategiche e tecnologicamente avanzate.

Il Presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, ha ribadito l’impegno del gruppo a sostenere l’economia marittima, con oltre 6,7 miliardi di euro di linee di credito dedicate al settore e un plafond di 10 miliardi per le Zone Economiche Speciali e Logistiche.
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