Un diamante è per sempre, recitava una vecchia, ma intramontabile, pubblicità. Evidentemente qualcuno in Germania l'ha presa alla lettera e ha pensato bene di rendere eterna anche la cara nonnina, trasformandola in un bel brillante da sfoggiare alle cene mondane. Perché, si sa, niente dice "classe" come portare al collo i resti carbonizzati della propria parentela.
Polvere sei e diamante ritornerai
La Germania, patria di Goethe e delle più raffinate elucubrazioni filosofiche, ha deciso di modernizzare la propria cultura funeraria seguendo un trend che, a dire il vero, non brilla certo per originalità. Due Länder teutonici - la Renania-Palatinato e la Sassonia-Anhalt - hanno infatti legalizzato la trasformazione delle ceneri dei cari estinti in diamanti, scoprendo l'acqua calda con circa quindici anni di ritardo rispetto alla Svizzera, dove la pratica è legale dal 2009. Ma se i tedeschi si sono svegliati tardi, gli italiani non sono certo stati da meno nell'abbracciare questa moda macabra con il consueto gusto per lo sfarzo.
Memorabile, in tal senso, rimane la campagna pubblicitaria dell'agenzia funebre Taffo - chi altri, se non loro - che una decina d'anni fa invase Roma con trecento manifesti dal messaggio inequivocabile: “Stavolta tuo marito non potrà dirti di no”. Nel cartellone a quattro per tre, lei mostrava trionfante il diamante al dito, l'anello in primo piano, mentre nell'angolo si intravedeva un sorriso di soddisfazione maliziosa. Solo leggendo il resto si capiva il perché di tanta sicurezza coniugale: il marito non avrebbe potuto dire di no dal momento che non c'era più, e non sarebbe stato lui a regalare il diamante alla consorte.
Il diamante era lui stesso. “Cremazione Diamond. Trasformiamo in diamanti le ceneri dei tuoi cari”, recitava la tagline con quella schiettezza che solo l'impresa di pompe funebri più irriverente d'Italia poteva permettersi. Una trovata pubblicitaria che trasformava il più tradizionale dei riti nuziali - la richiesta del brillocco - in un macabro post mortem commerciale, dove finalmente il consorte non poteva più trincerarsi dietro scuse economiche o estetiche. Difficile immaginare obiezione più definitiva del trapasso.
L'idea, bisogna riconoscerlo, non manca di una certa logica perversa. Se tre quarti dei tedeschi vengono ormai cremati e i cimiteri tradizionali stanno scomparendo più velocemente delle buone maniere sui social network, perché non ottimizzare lo spazio domestico trasformando il nonno in un fermacarte di cristallo? Dopotutto, occuperebbe decisamente meno posto della solita urna, e in caso di trasloco non rischierebbe di essere dimenticata in cantina insieme agli scatoloni della biancheria. Il processo, ci rassicurano gli esperti, è del tutto "scientifico": si estrae il carbonio dalle ceneri e lo si sottopone alle temperature infernali che in natura generano i diamanti. Una sorta di reductio ad crystallum che trasforma il più prosaico dei destini - finire in polvere mangiati dai vermi - nella più luccicante delle metamorfosi.
La società pioniera del settore, l'elvetica Algordanza (nome che suona come un incrocio tra un detergente e un farmaco per l'indigestione), si è affrettata a definire questa pratica “business etico”. Naturalmente, le chiese cristiane hanno storto il naso con quella grazia che le contraddistingue quando si parla di innovazioni. Il vescovo di Mainz, Peter Kohlgraf, ha espresso la sua preoccupazione immaginando urne dimenticate durante i traslochi e gioielli ricavati dalle ceneri che vanno perduti. Come se il problema principale fosse il rischio di smarrire la bisnonna dietro il divano o di confonderla con la bigiotteria di Murano. I cristiano-democratici della CDU, dal canto loro, temono addirittura la fine dei cimiteri, con il politico Christoph Gensch che ha accusato il ministro competente di essere il loro "becchino". Un'ironia involontaria che meriterebbe un premio per l'ossimoro dell'anno, perchè accusare qualcuno di essere il becchino dei cimiteri è come rimproverare al sole di far sciogliere la neve.
Il sociologo Thorsten Benkel dalle colonne di Repubblica ha spiegato questa tendenza con la crescente mobilità e il cambio di atteggiamento verso il lutto. "Il luogo del lutto è ovunque io sia, non dove si trova il defunto", avrebbe dichiarato qualcuno. Una filosofia che trasforma il cordoglio in un accessorio portatile, democratizzando il dolore e rendendolo, letteralmente, à la page. Insomma, se un tempo si diceva che l'uomo veniva dalla polvere e alla polvere sarebbe tornato, ora pare che possa aspirare a qualcosa di più scintillante. Magari finendo incastonato in una tiara o in un braccialetto tennis. Perché, in fondo, se proprio dobbiamo essere eterni, tanto vale esserlo con stile.