Economia

Petrolio e gas sotto pressione: i tassi di declino salgono e lo shale crolla fino al 35% in 12 mesi

Redazione
 
Petrolio e gas sotto pressione: i tassi di declino salgono e lo shale crolla fino al 35% in 12 mesi

La produzione globale di petrolio e gas sta affrontando un’accelerazione preoccupante dei tassi di declino dei giacimenti, una dinamica che obbliga le aziende a uno sforzo sempre maggiore per mantenere i livelli produttivi attuali.

Petrolio e gas sotto pressione: i tassi di declino salgono e lo shale crolla fino al 35% in 12 mesi

Lo rileva un nuovo rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), che per la prima volta mette sotto i riflettori l’impatto dell’offerta nella discussione sull’energia, tradizionalmente dominata dal dibattito sulla domanda.

“Solo una piccola parte degli investimenti upstream in petrolio e gas è utilizzata per soddisfare gli aumenti della domanda, mentre quasi il 90% degli investimenti annuali serve a compensare le perdite nei giacimenti esistenti”, ha dichiarato Fatih Birol, Direttore Esecutivo dell’AIE. “I tassi di declino sono l’elefante nella stanza per qualsiasi discussione sulle necessità di investimento in petrolio e gas, e la nostra analisi mostra che hanno accelerato negli ultimi anni. Nel caso del petrolio, un’assenza di investimenti upstream rimuoverebbe ogni anno dal bilancio del mercato globale l’equivalente della produzione combinata di Brasile e Norvegia. L’industria deve correre molto più veloce solo per rimanere ferma.”

I dati su circa 15.000 giacimenti nel mondo evidenziano variazioni significative a seconda del tipo di risorsa e della geografia. I supergiacimenti onshore del Medio Oriente mostrano un calo inferiore al 2% annuo, mentre i giacimenti offshore più piccoli in Europa registrano diminuzioni medie superiori al 15%.

Il petrolio e il gas di scisto (“tight oil” e “shale gas”) sono invece soggetti a un declino vertiginoso: senza nuovi investimenti, la produzione può crollare di oltre il 35% già nel primo anno, con ulteriori perdite del 15% nel secondo. Nel 2010, secondo l’AIE, un’interruzione degli investimenti upstream avrebbe ridotto l’offerta globale di petrolio di quasi 4 milioni di barili al giorno; oggi la cifra è salita a 5,5 milioni di barili al giorno, mentre il gas naturale passa da 180 a 270 miliardi di metri cubi all’anno.

Mantenere la produzione ai livelli attuali richiederà quindi non solo investimenti continui nei giacimenti esistenti, ma anche lo sviluppo di nuove risorse. Secondo il rapporto, entro il 2050 sarebbero necessari oltre 45 milioni di barili di petrolio e quasi 2.000 miliardi di metri cubi di gas da nuovi giacimenti convenzionali, quantità che equivalgono alla produzione combinata dei principali tre produttori globali.

Naturalmente, queste cifre potrebbero ridursi se la domanda dovesse diminuire nel tempo. Un altro elemento cruciale evidenziato dall’analisi riguarda i tempi necessari per portare un giacimento dalla scoperta alla produzione: mediamente, quasi vent’anni, di cui circa dieci per la scoperta e ulteriori dieci per valutazione, approvazione e costruzione. Una tempistica che rende l’industria dell’energia ancora più vulnerabile ai ritardi e alle oscillazioni del mercato, sottolineando quanto la sicurezza energetica globale sia strettamente legata alla capacità delle compagnie di anticipare il futuro piuttosto che reagire al presente.

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