Economia
Le partecipazioni statali restano il motore silenzioso dell’economia italiana
Redazione

Le partecipazioni statali si confermano anche nel 2025 uno dei pilastri più solidi dell’economia italiana, per dimensioni, redditività, capacità di investimento e occupazione. A certificarlo è la settima edizione del Rapporto sui bilanci delle società partecipate dallo Stato, realizzato dal Centro Studi CoMar, che parla di un perimetro pubblico sempre più centrale nel sistema produttivo nazionale.
Le partecipazioni statali restano il motore silenzioso dell’economia italiana
A fine 2024, le 45 società industriali e di servizi controllate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno generato un fatturato consolidato pari a 312,2 miliardi di euro, equivalente al 14,2% del Pil italiano. Gli utili hanno raggiunto i 16,3 miliardi, mentre l’occupazione ha superato per la prima volta la soglia del mezzo milione di addetti, attestandosi a 520.487 unità. Nel solo 2025, le 12 principali partecipate hanno inoltre versato allo Stato dividendi per 3,3 miliardi di euro, contribuendo in modo diretto alla riduzione del rapporto debito/Pil.
Il rapporto mette in luce la persistente “questione dimensionale” del capitalismo italiano. A fronte di oltre 5 milioni di imprese attive, più del 95% è costituito da microimprese, mentre poche decine di grandi gruppi pubblici concentrano una quota rilevante di valore aggiunto, occupazione e investimenti. Dal 2017 a oggi, il fatturato complessivo delle partecipate è cresciuto del 37%, mentre gli utili risultano più che raddoppiati rispetto al 2019, segnalando un rafforzamento strutturale della redditività.
Dal punto di vista settoriale, nel 2024 il 71,6% del fatturato è riconducibile al comparto energetico, seguito dalla meccanica con il 13,5%, da trasporti e telecomunicazioni con l’11,1% e dall’ICT con il 2,3%. Il margine operativo netto complessivo si è attestato a 33,5 miliardi di euro, con un’incidenza sul fatturato del 10,7%, in linea con la media degli ultimi anni. In aumento, invece, l’indebitamento finanziario, salito a 230,1 miliardi, con un rapporto debiti/fatturato al 73,7%, contro il 57% registrato nel 2017.
Le classifiche evidenziano differenze marcate tra le società. Spiccano per redditività realtà come Stretto di Messina, Snam, Terna e Italgas, mentre Poste Italiane, Ferrovie dello Stato, Enel, Leonardo, Eni e Saipem concentrano circa il 75% degli addetti complessivi. Sul fronte dell’efficienza, il fatturato medio per dipendente ha raggiunto i 600 mila euro, un dato che colloca molte partecipate su livelli comparabili con i grandi gruppi industriali internazionali.
Guardando al 2025, l’analisi di CoMar sulle 11 partecipate quotate, che rappresentano oltre metà del fatturato e circa l’80% degli utili del perimetro pubblico, segnala ricavi in lieve crescita (+1,8%), utili sostanzialmente stabili e un’occupazione in aumento. La maggior parte delle società ha confermato o migliorato la propria guidance, rafforzando le prospettive di medio periodo.
Il rapporto evidenzia infine un perimetro pubblico in continua evoluzione, segnato da operazioni straordinarie, joint venture e acquisizioni. Una dinamica che testimonia un ruolo sempre più attivo dello Stato nei settori strategici dell’economia italiana, non solo come azionista, ma come attore industriale capace di incidere sulle traiettorie di sviluppo del Paese.