Mangiare, dormire, sognare: la giornata di un panda si dipana con la grazia di un antico rituale.
Un ritmo di quiete che affascina e rapisce chiunque lo osservi, in un equilibrio pressoché perfetto tra dolci necessità e profonda serenità. Con 14 ore dedicate a divorare bambù e il resto del tempo trascorso a dormire, questi animali sembrano vivere in un mondo senza stress.
Ma, dietro l'apparente goffaggine e dolcezza, si nasconde una creatura astuta, capace di sorprendere con la sua intelligenza e adattabilità. Ne è un esempio curioso la storia di Ai Hin, una femmina di panda che ha fatto parlare di sé per avere finto una gravidanza.
Il fascino irresistibile del panda: ambasciatore della Cina nel mondo
In Cina, infatti, quando le femmine di panda sono in dolce attesa ricevono privilegi speciali, come stanze climatizzate e una dieta più abbondante. E così Ai Hin, con grande ingegno, ha simulato i sintomi di una gestazione per godere di queste comodità, dimostrando che la furbizia può essere anche una strategia di sopravvivenza.
Timidi e docili, questi dolcissimi animali di fronte ad un umano tendono ad abbassare lo sguardo o a coprirsi il volto. Ma quando si tratta di proteggere i propri cuccioli, il loro coraggio non conosce limiti arrivando finanche ad essere, a loro modo, aggressivi. Una tenerezza, quella dei panda, che ha conquistato non solo cuori, ma anche la scena diplomatica globale.
Nasce così la ''diplomazia dei panda": una storia decisamente singolare e affascinante che ha radici antiche, risalenti alla dinastia Tang, quando l’imperatrice Wu Zetian ne regalò due al Giappone come simbolo di amicizia. Anche Mao trasformò il panda in un’icona della "nuova Cina", utilizzandolo per rafforzare relazioni politiche. Nel 1972, invece, durante la storica visita del presidente americano Richard Nixon in Cina, la moglie del presidente, Pat Nixon, fu colpita dalla raffigurazione dei panda su un pacchetto di sigarette. E così il premier Zhou Enlai, in risposta, inviò due panda, Ling-Ling e Hsing-Hsing, allo Smithsonian’s Zoo di Washington, come segno di pace e dialogo. In tempi più recenti, e più precisamente nel 2023, il viaggio dei panda Bao Li e Qing Bao verso la capitale americana è stato addirittura documentato da troupe televisive, con scene di commiato alla partenza dei due orsetti da far impallidire quelle con cui si celebrano i successi sportivi.
Una strategia "politica" che, però, non è immune da critiche. Con l’intensificarsi delle tensioni internazionali e il crescere della sensibilità verso il benessere animale, sono infatti molte le voci levatesi contro la pratica di "prestare" i panda a Paesi considerati ostili.
Il caso di Ya Ya, un panda ospitato per anni negli Stati Uniti e ritornato in Cina tra accuse di maltrattamenti, ne è un esempio lampante e ha dato origine a controlli sempre più rigorosi, con una conseguente, e crescente, pressione nei confronti responsabili del loro benessere. Anche il programma di allevamento in cattività, per anni fiore all’occhiello della Cina, è stato oggetto di rigidissime ispezioni. Se negli anni ‘90 il tasso di sopravvivenza dei cuccioli era estremamente basso, appena il 10%, oggi i progressi scientifici hanno permesso di raggiungere risultati straordinari, con una percentuale superiore al 90%. Questo traguardo è il frutto di decenni di ricerca, collaborazione internazionale e innovazioni tecnologiche. Tuttavia, le tecniche utilizzate, come l’elettroeiaculazione per la raccolta dello sperma, hanno sollevato interrogativi etici. Per rispondere alle critiche, il centro di Chengdu ha persino invitato i visitatori a sperimentare su di sé la corrente utilizzata, dimostrando che non causa dolore. Nonostante questi sforzi, le polemiche continuano, influenzando il lavoro degli scienziati e generando episodi di bullismo digitale nei confronti dello staff.
La sfida più grande, tuttavia, resta il rewilding: il processo delicato e complesso di reintrodurre i panda in natura. Alla base di Tiantaishan, i cuccioli vengono addestrati insieme alle madri per sviluppare abilità essenziali come trovare cibo e affrontare i pericoli. Gli addetti ai lavori, per minimizzare l’interazione umana, si vestono con tute da panda impregnate di odori autentici, un metodo ingegnoso, ma non privo di implicazioni negative. Nonostante i progressi, il rewilding rimane un territorio incerto: ogni rilascio è una combinazione di speranza e paura, con la consapevolezza che la sopravvivenza in natura non è mai garantita.
Oggi, la vera star in Cina risponde al nome di Hua Hua, una panda di quattro anni che incanta i visitatori della base di Chengdu con il suo aspetto unico e il suo atteggiamento rilassato.
Tra loro c’è A’Qiu, un trentaduenne che vive a pochi passi dalla base. Ogni mattina, sale in sella alla sua bicicletta con un unico scopo: vedere Hua Hua, immortalare i suoi momenti e condividerli con i suoi 10.000 follower su Douyin, l'app gemella di TikTok.
"Solo vedere la sua faccia mi rende incredibilmente felice", confessa alla CNN con il volto illuminato da un sorriso.
In estate, A’Qiu si alza persino alle 3 del mattino per assicurarsi un posto in prima fila. E Hua Hua non delude.
Rara, soffice, irresistibile: la sua popolarità è un fenomeno che sfida le logiche del tempo e dello spazio. I suoi fan, disposti ad attendere ore, si accontentano di tre minuti accanto a lei, sotto lo sguardo attento delle guardie. Nei giorni di maggiore affluenza, decine di migliaia di persone da tutta la Cina si riversano a Chengdu per un istante con questo "tesoro nazionale".
A Chengdu, il volto di Hua Hua è onnipresente: decorazioni nei negozi, tazze nei bar, francobolli negli uffici postali e persino cartelloni pubblicitari che raccontano una storia di successo e tenerezza. Sui social media cinesi, i video che la ritraggono accumulano miliardi di visualizzazioni, alimentando una nuova ondata di “pandamonium” che ha investito il Paese. "Rappresenta ciò che noi esseri umani desideriamo: una vita tranquilla e senza stress", dice alla CNN Deng Shoujuan, membro dello staff. E come dargli torto!