Sulle elezioni regionali si stanno consumando veri e propri drammi politici che si possono sintetizzare sulla domanda che, al netto del limite del terzo mandato (quello che impedisce ad un presidente di diventare viceré), rimanda al diritto della gente di volere essere governata dalla persona che più ritiene adatta.
Potrebbe essere il caso di Luca Zaia, in Veneto; potrebbe essere il caso di Vincenzo De Luca, in Campania.
Osservatorio Politico: le Regionali rischiano di spaccare partiti e coalizioni
Due diversi profili politici che, però, hanno in comune il consenso raccolto nel corso degli anni (Zaia, addirittura, governa in tranche diverse per quindici anni complessivi) e che loro portano, a buona ragione, come forte giustificazione affinché gli si dia la possibilità di rimettersi al giudizio del popolo dentro i partiti di cui sono (o forse erano) espressione.
Ma le condizioni oggettivamente non ci sono e l'uno e l'altro si trovano ora davanti alla scelta di cosa fare, di come non disperdere il patrimonio ''elettorale'' che hanno messo da parte nel tempo e che oggi li autorizza a fare la voce grossa nei confronti del loro partito e, quindi, della coalizione di riferimento.
Sono situazioni diverse, accomunate solo dal fatto che si tratta pur sempre di Regionali.
Con la sola differenza che, se Luca Zaia dovesse decidere di non accettare che il Veneto sia messo nelle mani di Fratelli d'Italia, l'eventuale scelta di andare da solo o comunque mettendo il suo marchio su una lista esporrebbe il centro-destra al rischio di una sconfitta che sarebbe clamorosa.
Perché il seguito di Zaia nella regione e in Regione è molto ampio e consolidato e, se davanti a lui si alzassero le barriere di Giorgia Meloni, una sua lista ''rischia'' di raccogliere una massa di voti che manderebbe comunque il candidato di riferimento ad un passo dall'affermazione.
Fantapolitica? Andate a dirlo a Fratelli d'Italia che sul Veneto ha scommesso forte, non foss'altro che per dare soddisfazione ai proconsoli locali di Giorgia Meloni che, da tempo, mal sopportano i successi personali di Zaia, che lodano in pubblico, ma che, in privato, non vedono l'ora di togliersi di torno.
Conti della serva sin che si vuole, ma quelli che si stanno facendo nel centro-destra rischiano di giocarsi sul filo di una manciata di voti.
E la Lega? Ecco un punto di domanda interessante, perché, per Matteo Salvini, la non candidatura di Luca Zaia apre uno scenario del quale sarebbe spettatore, sancendo un sempre più evidente distacco del movimento del Veneto rispetto alla ''corrente'' lombarda e alle ambizioni, naufragate, di un partito nazionale. Salvini, oggi, deve considerare che se Zaia dovesse, non candidandosi, essere l'anima di una lista veneta vincente, l'orizzonte temporale alla guida della Lega comincerebbe ad avvicinarsi terribilmente.
Ma come potrebbe comportarsi Salvini nei confronti della pressante (definizione soft) istanza dei meloniani di esprimere il candidato in Veneto, sapendo di rischiare di allargare ulteriormente il campo della dissonanze con la presidente del Consiglio? Vedremo.
Intanto in Campania Vincenzo De Luca ha ormai saltato il confine del dentro o fuori al Pd, dicendo che si candiderà da solo per il terzo mandato, facendo fuoco e fiamme (sopresi? crediamo di no) e sparando ad alzo zero contro il suo ormai ex partito.
La parabola politica di De Luca è cominciata, nelle istituzioni, da sindaco della sua Salerno ed è andata avanti, come ama dire, sempre nel segno della vittoria. E all'eccezione del Pd che le regole bisogna rispettarle, soprattutto se si è agito bene, replica che il suo lavoro in Campania non è affatto concluso e che, quindi, a dispetto dei santi, ci sarà una lista con il suo nome.
Anche in Campania, come in Veneto, il rischio è per la coalizione e, ancora, che liste che portino i nomi di Zaia e De Luca portino via una valanga di voti, rendendo incerto l'esito.
Ma, come dice Johnny Depp nel suo monologo in ''Blow'', ne valeva la pena?