Al Nakanoshima Museum of Art di Osaka è in corso un viaggio nella storia del lusso e dell’artigianato: la grande esposizione dedicata ai 170 anni della maison Louis Vuitton. L’allestimento raccoglie oltre mille creazioni firmate LV, accanto a più di duecento opere di artigianato tradizionale giapponese, e porta il titolo “Louis Vuitton: Visionary Journeys”, a sottolineare il continuo dialogo tra innovazione, esplorazione e cultura.
A Osaka una mostra celebra i 170 anni di Louis Vuitton tra bauli, arte e Giappone
Il percorso inizia con un omaggio al fondatore Louis Vuitton, che nel 1854 aprì a Parigi il suo primo atelier di valigeria. Da lì la mostra accompagna i visitatori attraverso le tappe che hanno trasformato un piccolo laboratorio in un marchio globale. Il cuore della narrazione è la nascita del celebre Monogram, creato da Georges Vuitton nel 1896 come omaggio al padre. Il motivo, con le iniziali LV e i fiori a quattro petali racchiusi in un cerchio, è oggi tra i simboli più riconosciuti al mondo.
Per la prima volta viene presentato al pubblico un campione originale di tela Monogram del 1897, scoperto negli Archivi di Parigi nel 2021, un reperto che illumina le origini di questa icona. La storica della moda Florence Müller, curatrice dell’esposizione, ha sottolineato come “il motivo Monogram e i disegni geometrici dei tronchi giapponesi degli shogun abbiano molto in comune, entrambi ispirati al mondo vegetale”. Non è un caso che in mostra compaia anche una spada decorata appartenuta all’undicesimo shogun Tokugawa Ienari, le cui incisioni floreali richiamano gli stessi elementi poi adottati da Vuitton. Questo legame simbolico ribadisce quanto il Giappone abbia influenzato la visione estetica della maison.
L’allestimento, progettato dall’architetto Shohei Shigematsu, accoglie i visitatori con otto colonne di carta washi firmata LV illuminate come lanterne sospese, che introducono alla sezione Trunk, dove 138 bauli compongono un’imponente installazione. La narrazione prosegue con la sala Asnières, che ripercorre le origini attraverso fotografie, schizzi e filmati, per arrivare poi a Expeditions, dedicata agli oggetti da viaggio come il raro “Secrétaire Bureau Stokowski”.
Il dialogo con la cultura giapponese ritorna in diversi punti del percorso, dai bauli rivestiti con tessuto Nishijin di Kyoto per la cerimonia del tè agli abiti ispirati a kimono, armature da samurai e costumi kabuki. Particolare attenzione è riservata alle collaborazioni con artisti come Takashi Murakami, Yayoi Kusama, Rei Kawakubo e Nigo, esposte su piattaforme di tatami galleggianti che creano un’atmosfera sospesa e infinita grazie al gioco di specchi sul soffitto. Non manca uno spazio dedicato agli artigiani della maison, con due bauli personalizzati, uno per l’artista Sho Hirano e l’altro per il designer Verdy, originario proprio di Osaka. I filmati provenienti dall’atelier di Asnières completano l’esperienza, mostrando nei dettagli la meticolosa lavorazione dei pezzi.
La sezione finale, Collaborations, celebra invece i progetti che hanno ampliato l’impatto di Louis Vuitton sulla moda contemporanea, dai graffiti di Stephen Sprouse al crossover con Supreme, fino ai mondi visionari di Kusama e Murakami. Il tutto è ospitato in quattro cupole caleidoscopiche che esaltano la capacità del marchio di fondere moda, arte e cultura urbana. Secondo Florence Müller, l’intento è che i visitatori possano percepire “il legame speciale tra il Giappone e Louis Vuitton, un rapporto che si tramanda di generazione in generazione”. La mostra resterà aperta fino al 17 settembre, offrendo un’occasione unica per scoprire come un marchio francese abbia saputo intrecciare la propria identità con l’estetica e le tradizioni del Giappone, trasformando un motivo decorativo in un linguaggio universale del lusso.