Cultura

Il mosaico erotico torna a Pompei dopo 80 anni

Redazione
 
Il mosaico erotico torna a Pompei dopo 80 anni

A volte i reperti archeologici compiono lunghi viaggi prima di tornare a casa. E può succedere che un mosaico romano, sottratto durante la Seconda guerra mondiale e rimasto per decenni nascosto in una casa tedesca, venga restituito all’Italia da chi ha deciso di chiudere un cerchio della storia. È il caso di un pannello musivo di epoca romana, raffigurante una scena erotica tra due amanti, che da ieri ha trovato nuova dimora nell’Antiquarium del Parco archeologico di Pompei, dopo essere stato mostrato in anteprima nell’Auditorium degli Scavi.

Il mosaico erotico torna a Pompei dopo 80 anni

Il frammento, di piccole dimensioni ma di notevole pregio artistico, era finito in Germania nel 1944, durante le spoliazioni operate dalle truppe naziste. Fu un capitano della Wehrmacht, responsabile della logistica militare in Italia, a portarlo via — non come bottino ufficiale, ma come “regalo” a un cittadino tedesco, probabilmente ignaro del valore storico dell’opera. Il tempo ha poi fatto il suo corso. Gli eredi del destinatario, dopo la sua morte, hanno deciso di contattare i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (Tpc) per capire come restituire il mosaico all’Italia. Un gesto di responsabilità civile che ha permesso il rientro dell’opera, formalizzato a Stoccarda nel settembre 2023 con una cerimonia sobria al Consolato italiano. «La riconsegna odierna conferma ancora una volta il grande impegno che il nostro Comando profonde nel recupero del patrimonio culturale disperso o sottratto» ha dichiarato il generale di divisione Francesco Gargaro, alla guida del Tpc.

Il mosaico, realizzato a tessere finissime su lastra di travertino, era probabilmente concepito per una villa privata e non per un grande edificio pubblico: le sue dimensioni contenute lo rendevano facilmente trasportabile, come hanno spiegato gli archeologi. «È proprio per questo che opere simili potevano essere smontate e portate altrove con relativa facilità», ha commentato Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei.

Alcuni mosaici analoghi, infatti, si trovano oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, provenienti dalle ville di Stabiae. Tuttavia, la storia di questo pannello erotico è ancora avvolta da zone d’ombra. «Non conosciamo l’esatta provenienza del reperto e probabilmente non la conosceremo mai», ha ammesso Zuchtriegel. «Non è stato ritrovato attraverso uno scavo ufficiale, quindi dobbiamo procedere con cautela: potrebbero emergere elementi che mettono in dubbio l’autenticità del manufatto». Gli studi archeometrici in programma potranno chiarire almeno in parte la questione. Il ritorno del mosaico è stato anche l’occasione per riflettere più in generale sul traffico illecito di beni archeologici, piaga ancora viva. «Attività di scavo clandestino continuano a essere segnalate nel territorio vesuviano. I reperti trafugati finiscono spesso nelle mani della criminalità organizzata e poi in quelle di collezionisti privati, anche stranieri, o addirittura in musei», ha evidenziato ancora il direttore del Parco. Proprio per arginare questo fenomeno, è stato firmato un protocollo d’intesa tra il Parco archeologico e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata.

Un’alleanza per proteggere un territorio che, ancora oggi, nasconde sotto le ceneri del tempo antiche masserie e ville patrizie, molte delle quali mai portate alla luce. Durante la cerimonia di presentazione del mosaico, è emersa anche la notizia di un altro recupero in corso: un rilievo marmoreo, verosimilmente trafugato a Pompei, che raffigurerebbe — fatto eccezionale — il terremoto del 62 d.C., l’evento tellurico che danneggiò gravemente la città 17 anni prima dell’eruzione del Vesuvio.

Questo frammento, venduto sottobanco nei pressi di una chiesa in Belgio, sarebbe stato rinvenuto sotto una rampa di scale. E non è il solo: poche settimane fa, una nipote britannica ha trovato in soffitta alcuni reperti sottratti da Pompei negli anni ’70 dal nonno, turista ignaro o forse colpevolmente silenzioso. Ha deciso di inviarli in un pacco al Parco, chiudendo con un gesto di responsabilità una piccola ma significativa parentesi del saccheggio. «Ogni opera che torna è una ferita che si rimargina» ha detto Zuchtriegel. 

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