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Caso Milano, ora abbiamo visto tutto: Fedez dà lezioni di procedura penale, politica e urbanistica

Redazione
 
Caso Milano, ora abbiamo visto tutto: Fedez dà lezioni di procedura penale, politica e urbanistica

Nel caso dell'inchiesta della Procura di Milano che ha terremotato Palazzo Marino, abbiamo assistito, per come la vicenda merita, diversi interventi, chi più, chi meno centrati, da parte di chi, pur non avendo specifica voce in capitolo, quanto meno ha cercato di contribuire al dibattito, sia pure per portare acqua al proprio mulino, spesso politico. In molti si sono esercitati nell'attaccare, nel difendere, nel minimizzare, nell'enfatizzare, coprendo per intero lo spettro delle possibili cose da dire.

Caso Milano, ora abbiamo visto tutto: Fedez dà lezioni di procedura penale, politica e urbanistica

Ma oggi, signore e signori, madame et messieurs, ladies and gentlemen, damen und herren, señoras y señores, il cerchio si chiude: è sceso in campo Fedez, che non è un vettore di trasporti e consegne, ma la sua dose di dotte considerazioni le fa a domicilio e le regala al mondo.

Lo fa, servendosi di un social, per regalare perle di saggezza, miste ad analisi che, almeno ai suoi occhi, da oggi per per il futuro dovrebbero tracciare la strada alle analisi non solo e non tanto sul 'Caso Milano' , ma sul futuro del Paese per il quale, lui sì che l'ha un'idea, definisce linee di comportamento alle quali non derogare.

Dando atto, bontà sua, al sindaco Beppe Sala che, sebbene accusato, può anche difendersi (come se migliaia di anni di esercizio del diritto, in questo derelitto Paese, non contino nulla, a meno che il ''cantante'' non occhieggi a Trump che vuole negare agli immigrati in odore di espulsione di avere un processo come tutti gli altri), Fedez apre l'armadio delle banalità quando dice che ''un tempo la sinistra parlava di 'opportunità' politica quando, in occasioni come questa, le dimissioni potevano rappresentare il classico 'passo indietro' per permettere alla magistratura di lavorare al meglio''.

Quindi, per il ''cantante'', Sala dovrebbe dimettersi per dare alla magistratura la possibilità di ''lavorare al meglio'', quale che possa essere, alla fine, la conclusione di questo lavoro al quale, secondo Fedez, il sindaco di Milano dovrebbe assistere da esterno e soprattutto circondato da un'aura di colpevolezza, perché si sa che è questo quel che si pensa di chi fa un passo indietro.

Ci chiediamo, non potendo rivolgerci direttamente a Fedez: ma se Sala si sente innocente, posto che potrebbe anche non esserlo, ha diritto a restare laddove è stato mandato da un voto popolare senza farsi travolgere da una inchiesta che, almeno in questa fase, sembra ancora lontana dall'essere definita in ogni suo capitolo, vista anche la delicatezza della materia?

Ma lui, Fedez, non ha dubbi: Sala deve togliere il disturbo, dimettersi e, se proprio ritiene di farlo, difendersi da privato cittadino. E se poi alla fine dovesse uscire indenne? Ah, di questo Fedez non parla, avendo già emesso, da giudice e boia, una sentenza.
Ora questa asserzione (dimettersi per fare lavorare al meglio la magistratura) vale solo per Sala o deve essere considerato un principio universale?

Perché, se così fosse, ci devono essere sfuggite, ma per esclusiva nostra colpa, le dichiarazioni con le quali il ''cantante'' ha chiesto le dimissioni dei tanti politici, di ogni colore, che, solo per restare negli anni recenti o anche appena nelle scorse settimane, sono stati indagati, dalle Alpi a Lampedusa.

E, a dire il vero, tra di loro, alla fine dell'iter dei processi, ce ne saranno anche di assolti, quindi finiti nel tritacarne dell'opinione pubblica senza che alla fine la giustizia li abbia condannati.
Ma, per Fedez il grande passo all'indietro, il ''gran rifiuto'', ma non per virtù, dovrebbe farlo Beppe Sala.

Quindi, a fare una considerazione abbastanza banale, l'intemerata di Fedez non è di carattere generale, ma ha nel mirino il solo Sala, che evidentemente, ai suoi occhi, se non è il male assoluto, quanto meno ci si avvicina.
Che poi la richiesta di dimettersi venga da chi non è che abbia un rapporto idilliaco con il diritto penale è solo un particolare; che Sala, quando da più parti gli è stata chiesta la revoca dell'Ambrogino d'oro (il maggiore riconoscimento di Milano, assegnato a personalità che hanno contribuito alla ''grandezza'' della città), se ne lavò le mani dicendo che non era di sua competenza farlo, sono fatti collaterali.

L'importante è fare sentire la propria voce e Fedez lo ha fatto, anche se, come gli è pure accaduto cantando, questa volta la steccato, ha stonato. Per dar elezioni di politica e di civismo bisogna avere la giusta statura.

Ma se sei finito, sia pure tangenzialmente, dentro le indagini sulle curve di San Siro (quelle che, per la magistratura, erano organizzazioni criminali), per le tue frequentazioni, parlare di opportunità e di gesti nobili non è cosa che ti può appartenere. A meno che, per come gli è perfettamente riuscito anche in questa occasione, dire certe cose ha fatto riaccendere su di lui le luci della ribalta, a dire il vero abbastanza fioche negli ultimi tempi.

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