La Cassazione, con una decisione che d'ora in avanti regolerà la materia dei soccorsi in mare, ha accolto il ricorso con il quale un gruppo di migranti di origine eritrea chiedevano di essere risarciti, per i danni morali subiti, per essere stati trattenuti su nave Diciotti, della Marina militare, dopo una decisione di Matteo Salvini, che all'epoca era ministro dell'Interno e, quindi, aveva competenza su eventi del genere. Questa vicenda, passata per più giudici e tribunali, si è conclusa senza alcun pregiudizio per Salvini.
La Cassazione dà ragione ai profughi della nave Diciotti: vanno risarciti. Dura replica di Giorgia Meloni
La sentenza è stata subito commentata dal presidente del Consiglio, il cui giudizio sull'operato della Suprema corte è stato molto duro. Giorgia Meloni ha sostenuto che ''non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante''.
La decisione - che assume particolare valenza, essendo stata presa dai giudici delle sezioni civili unite - di fatto sostanzia l'obbligo del soccorso in mare, che prevale su ogni altra norma adottate per frenare il fenomeno dell'immigrazione illegale e, quindi, non controllata.
La questione, dopo il giudizio della giurisprudenza di merito, è importante per le considerazione che sono poste alla sua base, rimandando comunque ad altro giudice la quantificazione del danno che i migranti ritengono di avere subito e che la Suprema corte ha accettato.
"Va certamente escluso - si legge nelle motivazioni della sentenza - che il rifiuto dell'autorizzazione allo sbarco dei migranti soccorsi in mare protratto per dieci giorni possa considerarsi quale atto politico sottratto al controllo giurisdizionale. Non lo è perché non rappresenta un atto libero nel fine, come tale riconducibile a scelte supreme dettate da criteri politici concernenti la Costituzione, la salvaguardia o il funzionamento dei pubblici poteri nella loro organica struttura e nella loro coordinata applicazione''.
Un altro passaggio che è destinato a diventare fondamentale nel caso in cui si dovessero registrare casi simili è quello in cui la sentenza affronta il nodo del salvataggio in mare, sul quale tanto si è detto e discusso e che, da oggi, ha un punto fermo: "Il soccorso corrisponde ad una antica regola di carattere consuetudinario, rappresenta il fondamento delle principali convenzioni internazionali, oltre che del diritto marittimo italiano e costituisce un preciso dovere tutti i soggetti, pubblici o privati, che abbiano notizia di una nave o persona in pericolo esistente in qualsiasi zona di mare in cui si verifichi tale necessità e come tale esso deve considerarsi prevalente su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell'immigrazione irregolare".
La sentenza, sebbene sotto forma di indirizzo, sembra bacchettare in modo evidente le modalità seguite prima dello sbarco dei migranti. ''Nel caso di specie - si afferma in sentenza -, i migranti sono stati soccorsi e accolti da una unità della Guardia Costiera e a bordo di essa si trovavano quando ha avuto inizio e si è protratta la condotta di cui si assume il carattere lesivo e civilmente illecito. Deve dunque ritenersi che, indipendentemente dalle contestazioni sullo Stato competente secondo la ripartizione in zone SAR (acronimo dall'inglese ''search and rescue'', ndr) , le operazioni di soccorso erano state di fatto assunte sotto la responsabilità di una autorità SAR italiana, la quale era tenuta in base alle norme convenzionali a portarle a termine, organizzando lo sbarco, nel più breve tempo ragionevolmente possibile".
La Cassazione, con una decisione che d'ora in avanti regolerà la materia dei soccorsi in mare, ha accolto il ricorso con il quale un gruppo di migranti di origine eritrea chiedevano di essere risarciti,
per i danni morali subiti, per essere stati trattenuti su nave Diciotti, della Marina militare, dopo una decisione di Matteo Salvini, che all'epoca era ministro dell'Interno e, quindi, aveva competenza su eventi del genere. Questa vicenda, passata per più giudici e tribunali, si è conclusa senza alcun pregiudizio per Salvini.
La Sentenza della Cassazione sui Soccorsi in Mare
La sentenza è stata subito commentata dal presidente del Consiglio, il cui giudizio sull'operato della Suprema corte è stato molto duro. Giorgia Meloni ha sostenuto che ''non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante''.
L'Obbligo del Soccorso in Mare: Un Punto Fermo
La decisione - che assume particolare valenza, essendo stata presa dai giudici delle sezioni civili unite - di fatto sostanzia l'obbligo del soccorso in mare, che prevale su ogni altra norma adottate per frenare il fenomeno dell'immigrazione illegale e, quindi, non controllata.
La questione, dopo il giudizio della giurisprudenza di merito, è importante per le considerazione che sono poste alla sua base, rimandando comunque ad altro giudice la quantificazione del danno che i migranti ritengono di avere subito e che la Suprema corte ha accettato.
Il Soccorso in Mare e il Diritto Internazionale
"Va certamente escluso - si legge nelle motivazioni della sentenza - che il rifiuto dell'autorizzazione allo sbarco dei migranti soccorsi in mare protratto per dieci giorni possa considerarsi quale atto politico sottratto al controllo giurisdizionale. Non lo è perché non rappresenta un atto libero nel fine, come tale riconducibile a scelte supreme dettate da criteri politici concernenti la Costituzione, la salvaguardia o il funzionamento dei pubblici poteri nella loro organica struttura e nella loro coordinata applicazione''.
Un altro passaggio che è destinato a diventare fondamentale nel caso in cui si dovessero registrare casi simili è quello in cui la sentenza affronta il nodo del salvataggio in mare, sul quale tanto si è detto e discusso e che, da oggi, ha un punto fermo: "Il soccorso corrisponde ad una antica regola di carattere consuetudinario, rappresenta il fondamento delle principali convenzioni internazionali, oltre che del diritto marittimo italiano e costituisce un preciso dovere tutti i soggetti, pubblici o privati, che abbiano notizia di una nave o persona in pericolo esistente in qualsiasi zona di mare in cui si verifichi tale necessità e come tale esso deve considerarsi prevalente su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell'immigrazione irregolare".
Le Modalità di Soccorso e la Responsabilità delle Autorità
La sentenza, sebbene sotto forma di indirizzo, sembra bacchettare in modo evidente le modalità seguite prima dello sbarco dei migranti. ''Nel caso di specie - si afferma in sentenza -, i migranti sono stati soccorsi e accolti da una unità della Guardia Costiera e a bordo di essa si trovavano quando ha avuto inizio e si è protratta la condotta di cui si assume il carattere lesivo e civilmente illecito. Deve dunque ritenersi che, indipendentemente dalle contestazioni sullo Stato competente secondo la ripartizione in zone SAR (acronimo dall'inglese ''search and rescue'', ndr) , le operazioni di soccorso erano state di fatto assunte sotto la responsabilità di una autorità SAR italiana, la quale era tenuta in base alle norme convenzionali a portarle a termine, organizzando lo sbarco, nel più breve tempo ragionevolmente possibile".