Mediobanca prosegue la sua offerta su Banca Generali presentando conti in crescita nei primi 9 mesi dell'esercizio, stroncando la tempo stesso l'Ops lanciata dal Monte Paschi perché presenta "numerosi fattori di rischio".
Mediobanca presenta conti in crescita e prosegue su Banca Generali, stroncando l'offerta Mps
Nei primi nove mesi, l'istituto di piazzetta Cuccia ha realizzato un utile netto di 993 milioni, in aumento del 5% e ricavi consolidati in rialzo del 5,3% a 2.767,9 milioni.
“Mediobanca ha confermato nei nove mesi, malgrado le incertezze dello scenario, la crescita di tutte le sue divisioni, consolidando le principali iniziative del Piano 23-26 - commenta l'amministratore delegato Alberto Nagel (in foto) -. Tutte le piattaforme distributive fisiche e digitali sono state potenziate, attraendo i migliori talenti; l’offerta di servizi è stata ampliata e riposizionata sempre più sul modello Private Investment Banking, con un ottimo riconoscimento da parte dei clienti e dei consulenti. L’aggregazione tra Banca Generali e Mediobanca, che abbiamo annunciato lo scorso 28 Aprile e che porteremo per approvazione da parte degli azionisti nell’assemblea del 16 Giugno, completa il percorso di trasformazione del gruppo Mediobanca in player diversificato, focalizzato su business ad elevata crescita e basso assorbimento di capitale, eccellente per creazione di valore per gli stakeholder. Con oltre il 50% dei ricavi nel wealth management ed oltre 210 miliardi di masse della clientela, MB diventerà un leader del wealth management, punto di riferimento nel panorama finanziario italiano ed europeo”.
Il margine di interesse si conferma sui livelli dello scorso anno (1.476 milioni contro 1.492,4 milioni), rispetto a 12 mesi fa sconta il sensibile calo dei tassi di mercato che inizia a riflettersi anche in un minor costo della raccolta wealth.
I costi di struttura salgono a 1.177,2 milioni, con il costo lavoro cresce a 628,8 milioni (+7,1%) per le maggiori risorse (5.508 contro 5.387).
L’utile netto sconta oneri non ricorrenti per 24,5 milioni, di cui circa 15,4 milioni riguardano gli effetti degli earn-out e put & call delle recenti acquisizioni, 3,6 milioni di accantonamenti per manleve e litigation e 5,5 milioni da costi non ricorrenti .
Relativamente alle poste patrimoniali, il totale attivo si attesta a 100,8 miliardi, con gli impieghi che crescono del 3,9% sostenuti dagli elevati volumi di erogato. Il Corporate and Investment Banking cresce del 5,3%, mentre il wealth management è in lieve crescita a 17,2 miliardi.
I ratio patrimoniali, con il CET1 al 15,6% e il Total capital al 18,5%, confermano elevati buffer rispetto al Maximum Amount e all’Overall Capital Requirement di 8,77%.
Il Cda ha inoltre deliberato la distribuzione dell’acconto di dividendo, pari a 0,56 euro per azione per un controvalore complessivo di 455 milioni, con stacco cedola il 19 maggio, record date il 20 maggio e pagamento 21 maggio.
Mediobanca conferma le previsioni per l'esercizio che stimano una crescita dell’ utile per azione nel range atteso tra il 6 e l'8%.
L'unione tra Mediobanca e Banca Generali, per l'istituto guidato da Alberto Nagel, creerebbe un leader del wealth management con ricavi per circa 4,4 miliardi, di cui il 45% provenienti proprio dal settore e un utile netto di circa 1,5 miliardi, per la metà provenienti dal wealth management.
Per contro, prosegue l'istituto di Piazzetta Cuccia, l’offerta di Mps su Mediobanca "presenta numerosi fattori di rischio". Secondo Mediobanca "la realtà aggregata avrebbe un profilo di banca commerciale di medie dimensioni indifferenziata".
"Tali fattori di rischio - conclude - sarebbero ulteriormente amplificati con la combinazione Mediobanca e Banca Generali".