Cresce la tensione in Medio Oriente. Israele ha intensificato la sua offensiva, colpendo pesantemente obiettivi strategici sul territorio iraniano. Secondo quanto riportato dal Times, nella notte l’aviazione israeliana ha lanciato un attacco coordinato su Teheran impiegando più di 60 caccia, prendendo di mira installazioni militari, basi missilistiche e anche un sito nucleare segreto della SPND (Organizzazione per la Ricerca e l’Innovazione nella Difesa).
Medio Oriente: la guerra vista dai media internazionali
L’esercito israeliano ha dichiarato di aver “neutralizzato due terzi dei lanciatori missilistici iraniani” grazie a un’operazione di intelligence congiunta con partner occidentali. La risposta di Teheran non si è fatta attendere. L’agenzia Associated Press riporta che l’Iran ha lanciato una raffica di missili balistici che hanno colpito il sud di Israele, in particolare la città di Be’er Sheva.
Uno dei razzi ha centrato in pieno il Soroka Medical Center, provocando almeno 50 feriti e ingenti danni strutturali. “Un attacco deliberato contro obiettivi civili,” ha denunciato il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane, sottolineando la “barbarie del regime iraniano.” Nel frattempo, l’escalation militare sta generando un esodo senza precedenti di cittadini stranieri da entrambi i Paesi. Secondo Reuters, la Cina ha evacuato oltre 1.600 cittadini dal territorio iraniano e alcune centinaia da Israele, organizzando corridoi terrestri e consigliando rotte alternative via Turchia e Armenia.
Il governo cinese ha lanciato un appello per un “cessate il fuoco immediato”, accusando apertamente Israele per l’attacco a un ospedale e per i raid su strutture nucleari iraniane. Anche il Canada ha messo in atto un’operazione di evacuazione via terra, mare e voli charter, coinvolgendo ambasciate regionali e personale di emergenza. Come riporta il Wall Street Journal, Ottawa ha predisposto voli commerciali straordinari da Tel Aviv e Teheran, mentre centinaia di cittadini canadesi attendono alle frontiere iraniane in attesa di poter uscire.
In Europa, la Francia ha avviato colloqui d’emergenza con Regno Unito e Germania per organizzare l’iniziativa diplomatica che si terrà oggi a Ginevra. Al Jazeera riferisce che l’Iran ha accolto l’invito e si appresta a inviare una delegazione guidata dal ministro degli Esteri. “Serve una via d’uscita politica prima che il conflitto travolga l’intera regione,” ha dichiarato un portavoce dell’Eliseo. Tuttavia, non tutti in Europa adottano lo stesso approccio.
In Germania, il cancelliere Friedrich Merz ha espresso pieno sostegno all’operazione militare israeliana, definendo i raid su Teheran “uno sporco lavoro necessario a tutelare anche la sicurezza europea.” Come segnala Der Spiegel, le sue parole hanno suscitato un acceso dibattito politico interno, con i Verdi e l’SPD che invocano maggiore equilibrio e pressione diplomatica su entrambi i fronti. Gli Stati Uniti osservano con crescente preoccupazione. Il presidente Donald Trump ha dichiarato che entro due settimane verrà presa una decisione sull’eventuale intervento militare a fianco di Israele, non escludendo l’ipotesi di un attacco diretto al sito nucleare iraniano di Fordow, secondo quanto riportato dal Times. Il Pentagono ha già innalzato il livello di allerta nelle basi in Medio Oriente, mentre le forze navali statunitensi si avvicinano al Golfo Persico.
Ma l’ingresso diretto degli USA nel conflitto potrebbe trasformare la guerra in un incendio globale. Le milizie sciite irachene di Kataib Hezbollah, riferisce ancora il Times, hanno minacciato ritorsioni violente nel caso Washington intervenisse militarmente. “Ogni base americana nella regione diventerà un bersaglio,” ha dichiarato il portavoce della milizia, “e bloccheremo i passaggi commerciali nel Golfo e nel Mar Rosso.”
Dal punto di vista geopolitico, la crisi sta mettendo in crisi anche l’asse energetico tra Iran e Cina. Secondo il Financial Times, le esportazioni di petrolio iraniano verso Pechino sono crollate da 1,6 a 0,74 milioni di barili al giorno, provocando tensioni nei mercati energetici asiatici e aprendo interrogativi sulla tenuta delle alleanze regionali. “Il conflitto mette a rischio la stabilità di tutta l’Eurasia,” ha commentato un analista dell’Università Tsinghua. L’Unione Europea, intanto, sta coordinando voli umanitari e operazioni di evacuazione per cittadini europei ancora presenti in Israele, Iran e nei territori occupati. Secondo AP, decine di nazioni – dalla Bulgaria all’India, dal Giappone alla Serbia – stanno effettuando evacuazioni con ogni mezzo disponibile. L’UE sta valutando anche l’imposizione di un embargo militare parziale e un eventuale ruolo di mediazione multilaterale.