È cominciata, mentre montano le proteste internazionali, l'offensiva israeliana a Gaza City, per la quale sono stati richiamati decine di migliaia di riservisti, per affiancare un esercito stremato dai lunghi mesi del conflitto.
L'operazione nella più grande città nel nord di Gaza - che, per Benjamin Netanyahu, è una delle ultime roccaforti di Hamas - imporrà l'impiego di 60.000 riservisti, nella prima fase, mentre altri 20.000 saranno presto chiamati in servizio.
Medio Oriente: Israele comincia l'offensiva a Gaza e richiama i riservisti per aiutare un esercito stremato
L'esercito israeliano è già alla periferia di Gaza City, ha detto mercoledì il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), il generale di brigata Effie Defrin, in quelli che ha descritto come i primi passi di un'operazione più ampia.
La prima ipotesi, dopo che il gabinetto di sicurezza del governo israeliano ha approvato l'operazione, era che il piano per la presa di controllo della zone sarebbe durata almeno cinque mesi. Ma ora il primo ministro ha chiesto all'IDF tempi più brevi.
Il piano ha avuto inizialmente l'opposizione del capo di stato maggiore delle Forze armate d'Israele, Eyal Zamir, che aveva fatto presente che i soldati vengono da lunghissimi mesi di impegno sul terreno, affrontando logoramento e burnout, ma le sue preoccupazioni sono state respinte da Netanyahu e dai suoi partner della coalizione di governo.
Il malessere tra i militari è stato confermato anche da un sondaggio, dell'Università Ebraica di Gerusalemme, secondo il quale sta calando la carica motivazionale tra i soldati, mentre nel Paese cresce l'opposizione ad un conflitto del quale non si vede ancora una evoluzione positiva.
Il richiamo dei riservisti si inserisce nel dibattito sull'opportunità di arruolare uomini ultra-ortodossi - oggi esentati per motivi religiosi - per integrare le truppe. Ma la stragrande maggioranza della comunità ultra-ortodossa (tradizionalmente vicina ai partiti di destra, sui cui poggia il governo) si è rifiutata di prestare servizio e, su loro richiesta, il governo sta spingendo per un'ampia esenzione dal servizio militare obbligatorio.
L'esercito israeliano ha una forza in servizio attivo relativamente piccola, composta per lo più da coscritti. Per continuare a combattere quella che è diventata la guerra più lunga di sempre nel Paese, Israele deve fare affidamento sui riservisti.
Ma non è chiaro quale percentuale risponderà a una nuova serie di chiamate a prestare servizio all'interno di Gaza ancora una volta, soprattutto dopo che il capo militare ha avvertito che l'operazione potrebbe mettere in pericolo i soldati e gli ostaggi. Netanyahu dice che una nuova operazione è il modo più veloce per porre fine alla guerra più lunga di Israele.
Ma quell'operazione prende di mira anche una città che ospita più di un milione di persone, molte delle quali già sfollate da altre parti di Gaza. A più di 22 mesi dagli attacchi del 7 ottobre 2023 guidati da Hamas, oltre 2 milioni di persone a Gaza hanno lottato contro la fame, le malattie e gli sfollamenti a causa dell'assedio israeliano.
I casi di malnutrizione infantile sono triplicati in tutta Gaza in "meno di sei mesi", secondo le Nazioni Unite, mentre gli operatori umanitari hanno esortato Israele a revocare le severe restrizioni sugli aiuti che entrano nell'enclave assediata.