I cani militari utilizzati nelle operazioni israeliane che hanno coinvolto civili palestinesi, compresi bambini, provengono in gran parte da Paesi europei. Lo rivela un’inchiesta condotta dal Guardian in collaborazione con l’ARIJ (Arab Reporters for Investigative Journalism), secondo cui l’unità Oketz – il corpo cinofilo d’élite delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) – acquista ogni anno circa 70 esemplari, il 99% dei quali, secondo quanto riferito dai comandanti israeliani al ricercatore statunitense John Spencer, arriverebbe da allevatori e addestratori europei.
Medio Oriente: arrivano dall'Europa i cani da attacco da Israele contro civili palestinesi
Uno degli episodi documentati risale al febbraio 2023, quando i militari israeliani hanno fatto irruzione nella casa della famiglia Hashash nel campo profughi di Balata, in Cisgiordania. Amani Hashash ha raccontato al Guardian che, subito dopo l’ingresso dei soldati, un cane di grossa taglia privo di museruola si è introdotto nella stanza dove si trovava con i suoi quattro figli e ha attaccato Ibrahim, il più piccolo, di appena tre anni. Il bambino dormiva in grembo alla madre quando l’animale gli ha inferto ferite multiple alla schiena, mordendolo e trascinandolo via. ''Continuava a mordere e a tirarlo'', ha raccontato Hashash.
''Era un cane così grosso, diverso da qualsiasi altro che abbia mai visto. Ho urlato, l’ho colpito, ma lui non smetteva.” Ibrahim è stato portato d’urgenza in ospedale dopo che i soldati lo hanno sedato e affidato a un’ambulanza. Le ferite hanno richiesto 42 punti di sutura interni ed esterni, oltre a 21 iniezioni per prevenire infezioni. Hashash ha identificato il cane come un pastore belga malinois, razza utilizzata in modo prevalente dall’unità Oketz.
Originariamente impiegato nella pastorizia, il malinois è stato selezionato negli ultimi decenni per la sua intelligenza, resistenza, velocità e aggressività controllata, caratteristiche che lo rendono adatto alle operazioni militari e antiterrorismo. ''Questi cani sono stati allevati per reagire con decisione agli stimoli, rispondere in modo rapido ai comandi, e mantenere l’ingaggio con l’obiettivo fino a quando non viene richiamato'', spiega al Guardian un addestratore europeo che ha preferito restare anonimo.
La collaborazione tra addestratori europei e forze militari israeliane è confermata dai dati raccolti nell’indagine: i cani vengono addestrati in Europa, spesso in Germania, Belgio, Paesi Bassi e Repubblica Ceca, e successivamente trasferiti in Israele, dove ricevono un ulteriore addestramento presso il centro Oketz, prima di essere impiegati in operazioni sul terreno.
Ufficialmente, l’IDF dichiara che i cani da attacco vengono utilizzati soltanto in contesti antiterrorismo. Tuttavia, secondo il Guardian, le testimonianze raccolte in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza indicano un uso sempre più frequente di questi animali anche contro civili.
Secondo l’Euro-Med Human Rights Monitor, dall’ottobre 2023 sono stati documentati almeno 146 casi di impiego di cani contro civili palestinesi, alcuni dei quali con esiti mortali. Nel luglio 2024, un giovane con sindrome di Down e autismo, Muhammed Bhar, è stato attaccato da un cane delle IDF nella sua abitazione a Shejaiya, nella città di Gaza. Secondo quanto riportato dal Guardian, dopo l’aggressione i soldati hanno costretto la famiglia ad abbandonare l’abitazione, lasciando il ragazzo a morire per le ferite.
In un altro episodio avvenuto a giugno 2024, un video mostrava un cane militare mordere e ferire Dawlat Al Tanani, una donna di 68 anni, all’interno della sua casa nel campo profughi di Jabalia. Tra i casi documentati, anche quello di Tahrir Husni, che ha raccontato di essere stata aggredita da un cane militare mentre era incinta nella sua casa a Khan Younis, nel 2023.
''Era così grande che era impossibile spingerlo via o scalciarlo'', ha dichiarato. ''Quando mi ha attaccata, ho perso completamente la sensibilità della gamba. Ho avuto un aborto spontaneo poche ore dopo''. Husni ha subito lesioni tali da non poter più camminare normalmente.
Gli animali, dopo essere acquistati, vengono sottoposti a un addestramento intensivo a Israele. Il Guardian riferisce che le esercitazioni prevedono anche test su come i cani reagiscono alla presenza di persone non armate in spazi chiusi. L’obiettivo è garantire che l’animale attacchi su comando o anche in autonomia in base a stimoli visivi o acustici. Alcuni esperti di comportamento animale hanno espresso preoccupazione per la trasformazione dei cani in strumenti di offesa.
Il dottor Jonathan Balcombe, etologo e autore di testi sul comportamento animale, ha dichiarato: ''È immorale trasformare i cani, che sono creature naturalmente sociali, in strumenti di aggressione da usare in guerre causate esclusivamente dagli esseri umani. I cani non scelgono di combattere, diventano vittime di conflitti che non capiscono''.
Del resto, come giustamente osservato da un allevatore intervistato nell’inchiesta, ''quello che un cane diventa dipende da come viene addestrato e impiegato. È un’arma solo se qualcuno decide di usarlo come tale''.