Se l'accordo, sempre che sia rispettato dalla parti, reggerà, e una volta completato lo scambio ostaggi israeliani-detenuti palestinesi, le cancellerie dovranno cominciare a pensare al futuro della Striscia di Gaza, sia quello politico (cioè cosa ''fare'' di Hamas, posto che il gruppo islamista è ancora pesantemente armato, mantenendo quindi parte della sua capacità offensiva), che quello della popolazione, che ha pagato un prezzo altissimo in morti e feriti, ma anche materiale, guardando al fatto che le abitazioni civili di intere zone sono state rase al suolo.
Medio Oriente: dopo l'accordo si pensa alla ricostruzione, occorreranno miliardi di dollari
Il problema principale, dicono gli esperti, è quello di pianificare la bonifica delle macerie (con il loro smaltimento) e la ricostruzione delle case o, come sarebbe più logico ed economico, la edificazione di nuove, che comporterà una spesa di miliardi di dollari che qualcuno dovrà pure tirare fuori, a cominciare da chi, come Stati Uniti e Qatar, avendo fatto da mediatori per l'accordo, si sono esposti direttamente.
Basti solo considerare a quanto impegno si dovrà spendere per smaltire i materiali delle case distrutte e spostare nella Striscia il materiale necessario per la ricostruzione e i mezzi pesanti che dovranno fare il lavoro di raccolta e spostamento delle macerie in luoghi ancora da individuare.
C'è però un aspetto squisitamente pratico da considerare, se cioè i cosiddetti donatori internazionali (i Paesi che attingono alle loro risorse economiche per destinarle ad aree e nazioni in difficoltà) potrebbero accettare di sborsare una montagna di denaro destinandola ad una terra politicamente instabile e con un futuro ancora molto incerto.
Nella mancanza di chiarezza sul futuro politico e amministrativo di Gaza, è probabile che gli aiuti non giungano con tempi e quantità corrispondenti al grido di dolore dei gazawi.
Il primo passo verso la ricostruzione è lo smaltimento delle macerie conseguenza del conflitto.
Le Nazioni Unite, usando dati elaborati grazie alle rilevazioni di satelliti, sostengono che il 69 per cento delle strutture di Gaza sono state danneggiate o completamente distrutte. E in questo censimento, il numero delle abitazioni colpite è di 245 mila. Una stima dell'Onu, poi, dice che la guerra abbia disseminato Gaza di oltre 50 milioni di tonnellate di macerie.
Conti alla mano, se cento camion lavorassero 24 ore al giorno al trasporto dei detriti, per completare lo sgombero ci vorrebbero quindici anni. Peraltro, prima di procedere alla rimozione delle macerie, occorrerà bonificarle da una quantità enorme di ordigni inesplosi, ma anche verificare la presenza di resti umani. Come dice il Ministero della Salute di Gaza, secondo il quale migliaia di persone uccise negli attacchi aerei sono ancora sepolte sotto le macerie.
Comunque, ogni stima dei danni sarà possibile solo dopo che le ostilità saranno effettivamente cessate.
Quindi, i palestinesi che sono stati costretti dalla guerra a lasciare le loro abitazioni per andare a vivere nelle tendopoli e che sperano di tornare nelle loro case, una volta a Gaza scopriranno che non hanno più nulla.