FOTO: Camille Detraux - CC BY-SA 4.0
L'otto agosto del 1956 la notizia di una tragedia in miniera, non certo la prima e, purtroppo, nemmeno l'ultima, scosse l'Italia perché apparve subito evidente la gravità di quanto era accaduto, nel ventre della terra a Marcinelle, in Belgio, ma anche il fatto che sul nostro Paese, fucina di emigranti, pronti a tutto pur di lavorare, sarebbe gravato il peso maggiore in termini di vittime.
69 anni fa la tragedia di Marcinelle mostrò al mondo come si muore in miniera
Alla fine, i soccorritori, parte di una gigantesca quanto non certo completamente efficiente macchina approntata per affrontare l'emergenza, portarono fuori centinaia di cadaveri. Il computo ufficiale parlò di 262 minatori morti. 136 erano italiani. Un fatto che scosse il nostro Paese che dall'emigrazione traeva, per brutale che possa apparire una considerazione economica, rimesse che erano vitali per la nostra ripresa, dopo le devastazioni della guerra, ma che, dal giorno della tragedia, si svegliò dal sogno che il lavoro lontano da casa era sempre e comunque una fortuna.
Quella tragedia contribuì al processo di presa di coscienza delle condizioni alle quali dovevano piegarsi gli immigrati - i nostri, quelli di altri Paesi - poco importa, pur di portare soldi a casa. Cosa che spesso significava mandarli in Italia, dove c'erano famiglie ad aspettarli, quando non li avevano già raggiunti all'estero.
Quel giorno, comunque, fu idealmente piantato, nel sentimento nazionale, il seme della consapevolezza che la sicurezza sul luogo di lavoro è un diritto e non qualcosa che si garantisce proporzionalmente alla coscienza del ''padrone''.
Oggi, quando ancora, a distanza di molti decenni, si continua a morire sul lavoro e di lavoro, l'Italia ricorda Marcinelle, con una Giornata - una delle tante che costellano il nostro calendario ''civile'' - che ricorda quanti sono partiti dal Paese per cercare fortuna lontano da casa.
Perché Marcinelle è solo uno dei posti dove il lavoro italiano ha fatto ricco un altro Paese. Nel planisfero del nostro lavoro all'estero sono molti i luoghi della memoria: dal Belgio alla Germania, ma anche negli Stati Uniti e in Canada, all'America Latina e fino alla lontanissima Australia.
In occasione della ricorrenza dolorosa di Marcinelle (che viene ricordata oggi, dal 2001, per la determinazione dell'allora ministro Mirko Tremaglia, che mai perdeva occasione per parlarne agli italiani) il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un suo messaggio, ha scritto che il tributo non si deve limitare solo alle vittime della tragedia in Belgio, ma ''si estende a tutti i lavoratori italiani deceduti in luoghi lontani dall’Italia, prevalentemente per stato di necessità, lavoratori che seppero contribuire con impegno, onestà e dedizione alla prosperità dei Paesi che li accolsero''.
''I gravi fenomeni in atto in diverse aree del mondo, da quelli climatici, ai conflitti in atto - ha affermato Mattarella-, spingono all’incremento di flussi migratori non volontari, fattori che, spesso, innescano conseguenze con significative ricadute demografiche e sociali, sulle stesse condizioni di lavoro. La tutela dei lavoratori, la lotta contro ogni forma di sfruttamento restano un’urgente necessità, che risponde a princìpi di civiltà, a un dovere universale''.
''Marcinelle, come ogni altro tragico evento che ha segnato la storia dell’emigrazione italiana, evoca - per il presidente della Repubblica - il dovere di promuovere la dignità del lavoro in tutte le sue manifestazioni, affinché quanto accaduto non debba ripetersi in futuro. La Repubblica è grata a tutti i connazionali che hanno recato i valori del lavoro italiano fuori dai confini nazionali, aiutando anche lo sviluppo del proprio Paese''.
''L’Italia - ha scritto Giorgia Meloni nel suo messaggio - non dimenticherà mai la catastrofe del crollo della miniera di carbone del Bois du Cazier di Marcinelle. L’8 agosto di 69 anni fa, 262 minatori hanno perso la vita nel buio di una miniera, lontani dalle loro case e dai loro affetti, nell’adempimento del loro dovere. L’Italia ha pagato il prezzo più alto di questa tragedia europea e noi oggi rendiamo omaggio ai nostri 136 connazionali che - come tanti altri - sono stati costretti ad abbandonare la terra dove erano nati e cresciuti per trovare altrove maggiori opportunità di lavoro''.
Dopo avere dato atto a Tremaglia del suo impegno affinché venisse istituita la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, il presidente del consiglio ha ricordato le parole pronunciate dallo stesso Tremaglia in occasione della prima visita sul luogo della tragedia da ministro della Repubblica: “Marcinelle rappresenta il simbolo della sofferenza, della fatica, del sangue versato sul lavoro dagli italiani nel mondo e dai loro fratelli europei e la superiorità di quell’umanesimo del lavoro allora ignorato che riconosce, a chi lavora, dignità e parità di diritti e di doveri”.
''Parole - ha aggiunto Meloni - che risuonano in tutta la loro attualità e che rinnovano il profondo debito di riconoscenza nei confronti dei nostri connazionali e della grande storia dell’emigrazione italiana''.