Esteri
Studente modello e di buona famiglia: chi è l'assassino del CEO di United HealthCare
Redazione
Era, diciamo abusando di una definizione sin troppo ricorrente, il classico bravo ragazzo, quello di cui, a pelle, ci si fida perché è di bell'aspetto, gentile, molto intelligente, con un passato di studente modello e con una laurea prestigiosa: eppure Luigi Mangione, 26 anni, nel tempo ha sposato le tesi di alcuni pensatori che guardano a quel che accade nella società, in particolare quella americana, come parte di un disegno totalizzante.
E invece di combattere il presunto sistema con le armi del pensiero, decide di impugnarla veramente un'arma. Come lui ha fatto, uccidendo in un agguato il CEO della potente assicurazione sanitaria United HealthCare, Brian Thompson, il quattro dicembre scorso, davanti ad uno dei più noti hotel di New York.
Quindi, davanti ad un giudice della Corte di Manhattan, Mangione - che, in attesa dell'estradizione nello Stato di New York, si trova ancora detenuto in Pennsylvania, dove è stato arrestato - dovrà rispondere di omicidio di secondo grado, una imputazione che gli spalanca le porte del penitenziario di Rikers almeno per i prossimi 30 anni.
Contro di lui sono state mosse anche altre accuse, legate all'arma usata per uccidere Thompson, una pistola 9 mm, silenziata, con la quale ha sparato da pochi metri alcuni colpi di pistola alle spalle del dirigente.
Il giovane - la cui famiglia ha origini italiane - deve anche rispondere del possesso di falsi documenti di identità, che Mangione ha usato per muoversi dentro New York nei giorni precedenti all'assassinio e per dormire in un ostello nell'Upper West Side. A dare l'impulso decisivo alle indagini, scattate immediatamente dopo l'agguato e che hanno imboccato immediatamente la pista di un omicidio legato al ruolo della vittima nel sistema assicurativo sanitario americano, è stata la segnalazione di un dipendente di un ristorante fast food che lo aveva riconosciuto, come un suo cliente, dalle fotografie diramate dalla polizia del killer trovate in video di una telecamera di sicurezza.
Le indagini seguono come da prassi sia la ricostruzione delle fasi dell'omicidio, che quello che l'ha motivato. Particolare attenzione viene riservata, oltre che al silenziatore, soprattutto all'arma, che le note ufficiali della polizia della Pennsylvania definiscono ''fantasma''. Si tratta di una pistola di colore nero realizzata con una stampante a tre dimensioni, così come il silenziatore, trovati nello zaino di Mangione (che ha una laurea in ingegneria) nel corso della perquisizione effettuata subito dopo il fermo. non indicandone la marca.
"La pistola aveva un caricatore Glock carico con sei proiettili full metal jack da nove millimetri. C'era anche un proiettile a punta cava da nove millimetri", si legge nella denuncia, particolari che confermano che dietro quanto accaduto c'era la precisa volontà di uccidere, vista la scelta del munizionamento particolarmente efficace.
Per la ricostruzione delle fasi preparatorie dell'omicidio e del suo movente, elementi importanti potrebbero arrivare dall'analisi di alcune pagine pagine manoscritte redatte da Mangione e che, riferiscono gli investigatori, esprimono "una certa ostilità nei confronti delle aziende americane", oltre a menzionare specificamente, in alcune parti, a United Healthcare.
Tra le frasi più significative (scritte a mano, hanno riferito gli inquirenti, con una grafia definita ''sciatta''): "Questi parassiti se l'erano cercata" e "Mi scuso per ogni problema e trauma, ma andava fatto".