Solo cinque anni ci separano dai nuovi limiti europei sulla qualità dell’aria, ma le città italiane sono drammaticamente impreparate: l’aria resta irrespirabile e i livelli di inquinamento attuali sono ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030.
Smog nelle città, Legambiente: nel 2024 sforamenti record, il 71% dei capoluoghi fuorilegge entro il 2030
È quanto emerge dal nuovo report di Legambiente “Mal’Aria di città 2025“, che l’associazione ambientalista lancia oggi, a Milano, nel giorno di avvio della sua campagna itinerante “Città2030, come cambia la mobilità” che, fino al 18 marzo, attraverserà le città italiane per capire quanto manca alle aree urbane per avere un sistema di trasporto sostenibile, efficiente, accessibile e che renda le strade più sicure, a partire dagli utenti più deboli come i pedoni e i ciclisti.
Il report, che ha analizzato i livelli di polveri sottili (PM10) e biossido di azoto (NO2) nei capoluoghi di provincia, evidenzia una situazione critica per la qualità dell’aria nel 2024. Su 98 città monitorate, ben 25 hanno superato i limiti di legge per il PM10, che prevede un massimo di 35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 µg/m³.
Complessivamente, sono state 50 le stazioni di rilevamento a segnalare questi sforamenti. In cima alla classifica dell’inquinamento troviamo, per il secondo anno consecutivo, Frosinone (stazione di Frosinone Scalo) e Milano (centralina di via Marche), entrambe con 68 giorni oltre il limite consentito.
A Milano, anche altre centraline hanno superato la soglia: Senato (53 giorni), Pascal Città Studi (47) e Verziere (44). Verona si posiziona al terzo posto, con la centralina di Borgo Milano che ha registrato 66 sforamenti, mentre Giarol Grande si è fermata a 53. Seguono Vicenza-San Felice con 64 giorni oltre il limite, Ferrovieri con 49 e Quartiere Italia con 45. A Padova, la centralina Arcella ha registrato 61 sforamenti e Mandria 52, mentre a Venezia via Beccaria ha toccato quota 61. Nel capoluogo veneto, altre quattro centraline hanno superato i limiti: via Tagliamento (54 giorni), Parco Bissuola (42), Rio Novo (40) e Sacca Fisola (36).
Anche altre città non sono state risparmiate dal problema dello smog, tra cui Cremona, Napoli, Rovigo, Brescia, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi, Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Terni, Ferrara, Asti e Ravenna. Il superamento del limite giornaliero di PM10, in molti casi, ha coinvolto più centraline all’interno della stessa città, dimostrando come l’inquinamento atmosferico sia un problema diffuso e strutturale, ben più grave di quanto spesso si ammetta.
Per quanto riguarda le medie annuali di PM10 e NO2, nessuna città supera i limiti attuali previsti dalla normativa. Tuttavia, la situazione cambierà con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, prevista per il 1° gennaio 2030.
Se si applicassero già oggi i nuovi standard, soltanto 28 città su 98 rientrerebbero nel limite di 20 µg/m³ per il PM10, mentre le restanti 70 risulterebbero fuorilegge. Le città che dovranno ridurre maggiormente le concentrazioni di PM10 (tra il 28% e il 39%) includono Verona, Cremona, Padova, Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo. Anche la situazione del biossido di azoto (NO2) appare preoccupante: il 45% dei capoluoghi (44 su 98) già oggi non rispetta il nuovo limite di 20 µg/m³. Le condizioni più critiche si registrano a Napoli, Palermo, Milano e Como, dove sarà necessaria una riduzione tra il 40% e il 50% per rientrare nei nuovi parametri.
“Con soli cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei al 2030, dobbiamo accelerare drasticamente il passo – evidenzia Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente (in foto) –. È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo. Servono azioni strutturali non più rimandabili: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano. Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte: quello che manca è il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città”.
“I dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento – aggiunge Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – con troppe città ancora lontane dagli obiettivi target. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia. Alla luce degli standard dell’OMS, che suggeriscono valori limite molto più stringenti rispetto a quelli di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa è ancora più critica: il 97% delle città monitorate supera i limiti dell’OMS per il PM10 e il 95% quelli per l’NO2. L’inquinamento atmosferico, infatti, è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 morti premature solo in Italia”.
Per contrastare l’emergenza smog, secondo Legambiente, è necessario adottare politiche strutturali che coinvolgano tutti i settori responsabili dell’inquinamento. Innanzitutto occorre ripensare la mobilità urbana, mettendo le persone al centro.
Da un lato, è essenziale potenziare il trasporto pubblico, che dovrà essere interamente elettrico entro il 2030; dall’altro, bisogna avviare una progressiva ma decisa eliminazione dei veicoli più inquinanti nei centri urbani. Ciò implica la creazione di un’ampia rete di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, l’adozione del modello della città dei 15 minuti, l’istituzione di Low Emission Zones e l’applicazione di misure come Città30, già sperimentata con successo a Bologna, Olbia e Treviso.
In secondo luogo, occorre accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento, mappando quelli esistenti e programmando l’abbandono graduale delle caldaie a gasolio, carbone e metano, a favore di sistemi più sostenibili come le pompe di calore con gas refrigeranti naturali. Ed ancora: intervenire nel settore agrozootecnico, con particolare attenzione alla Pianura Padana, dove le condizioni geografiche e climatiche favoriscono l’accumulo di inquinanti. È fondamentale ridurre gli allevamenti intensivi e le conseguenti emissioni di metano e ammoniaca, adottando buone pratiche come la copertura delle vasche di liquami e il controllo degli spandimenti. E infine integrare le politiche su clima, energia e qualità dell’aria, tenendo conto anche del ruolo del metano nella formazione dell’ozono troposferico.
Proprio per sensibilizzare cittadini e amministratori sul tema, l’associazione ha lanciato la campagna itinerante “Città2030: come cambia la mobilità”, che prevede incontri con esperti e istituzioni per affrontare le sfide della mobilità sostenibile in vista dell’entrata in vigore, nel 2030, della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria (AAQD). Parallelamente, il Piano Nazionale sulla Sicurezza Stradale mira a dimezzare il numero di vittime sulla strada entro il 2030, rendendo ancora più urgente una trasformazione del modo di spostarsi nelle città. Oltre al dibattito, la campagna porterà in piazza iniziative come flash mob, presìdi e attività di bike to school, con un focus su trasporto pubblico locale, sharing mobility, mobilità elettrica e Città30.
Due tappe speciali a Cassino e Pomigliano d’Arco saranno dedicate alla crisi del settore automotive, mentre l’evento conclusivo si terrà a Roma con il Forum “Mobilità: dalle politiche urbane a quelle industriali. Come cambia la mobilità in Italia?”, in programma il 18 marzo presso la Sala delle Bandiere della Rappresentanza della Commissione europea in Italia. Qui si confronteranno rappresentanti dell’industria automobilistica, sindacati, esperti di mobilità elettrica e micromobilità, insieme agli amministratori delle città impegnate nella transizione verso un nuovo modello di mobilità. Per rafforzare la pressione sulle istituzioni, inoltre, Legambiente rilancia anche quest’anno la petizione online “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!”, con cui chiede al Governo misure urgenti per ridurre l’inquinamento atmosferico, a partire da interventi concreti sulla mobilità e sull’uso dello spazio pubblico e stradale.