Cultura
Il "Lago dei cigni" di Bourne 30 anni fa stravolse la storia della danza, riscrivendola
Barbara Leone
FOTO: youtube.com/@trafalgarreleasing
Il sipario si alza. Sul palco prende vita una scena rivoluzionaria: un gruppo di cigni maschi, fieri e muscolosi, si muove con una grazia e una forza straordinaria. Le loro figure potenti sono avvolte dalle note immortali di Pëtr Il’ič Čajkovskij, che creano un contrasto magnetico tra tradizione e innovazione, catturando immediatamente lo spettatore con la promessa di qualcosa di straordinario.
Un’immagine diventata iconica nel mondo della danza, quale simbolo del coraggio creativo che ha trasformato ''Il Lago dei Cigni'', immortale capolavoro della storia del balletto, in un’opera ancor più straordinaria arricchita da un’audace visione contemporanea.
Merito di Matthew Bourne, geniale coreografo britannico, che nel 1995 ha osato infrangere le regole del balletto classico con una rilettura innovativa e provocatoria. Pur mantenendo intatte le musiche originali di Čajkovskij, la cui potenza evocativa e profondità emotiva rimangono un caposaldo del balletto classico, Bourne ha riscritto la grammatica del balletto, intrecciando il linguaggio tradizionale con elementi innovativi e rompendo con la tradizione inaugurata nel 1877 dal coreografo russo Julius Wenzel Reisinger.
Questa fusione di melodie senza tempo e una visione contemporanea ha creato un contrasto affascinante, capace di ridefinire i confini del balletto moderno. E così le angeliche ballerine in tutù sono state sostituite da un branco selvaggio di cigni maschi, una scelta audace che ridefinisce la rappresentazione di forza e bellezza. Perché secondo Bourne la fisicità e la potenza muscolare dei ballerini maschi esprimono meglio l’essenza dei cigni, mantenendo però la leggerezza e la poesia dei movimenti che li caratterizzano.
Il risultato è uno spettacolo unico e universale, capace di conquistare il pubblico di ogni generazione. Non è un caso che il “Swan Lake” di Matthew Bourne sia diventato il balletto più longevo del West End e di Broadway, vincendo oltre trenta premi internazionali, tra cui tre Tony Awards nel 1999. La sua intuizione fu, in realtà, il punto di partenza per rielaborare una storia che lui stesso sentiva profondamente personale.
''Il principe è costantemente spinto a sposarsi, ma rifiuta, dicendo che si unirà in matrimonio solo per vero amore'', ha spiegato Bourne in una recente intervista rilasciata alla BBC in occasione dei trent’anni dalla prima messa in scena dell’opera. ''Mi è sempre sembrato che ci fosse qualcosa di più profondo in questo personaggio. La figura del cigno maschio rappresenta per lui tutto ciò che manca nella sua vita: libertà, selvatichezza, amore incondizionato''.
Questa rilettura ha trasformato il classico in un racconto moderno e universale, che esplora temi di identità, solitudine e desiderio. Il legame tra il principe e il cigno maschio, descritto dallo stesso Bourne come ''il cuore dell’opera'', è infatti raccontato con una delicatezza e un’intensità che superano le barriere del tempo e del genere. L’obiettivo di Bourne fu, fin dal principio, quello di creare un’opera che risuonasse non solo con il pubblico contemporaneo, ma anche con chiunque si fosse mai sentito intrappolato o incompreso. L'intento di ''raccontare una storia che parlasse di libertà e della ricerca di connessione umana'', unito alla bellezza visiva e coreografica, ha fatto sì che il ''Swan Lake'' diventasse un classico immediato. Non solo. Perché il ruolo di Swan Lake nell'aiutare a mettere in discussione le norme di genere dell’epoca è stato evidente anche nel film candidato all’Oscar di Stephen Daldry del 2000, ''Billy Elliot'', in cui Jamie Bell interpreta un ragazzo che lotta contro pregiudizi e stereotipi per perseguire il suo sogno di diventare ballerino.
Adam Cooper, il ballerino protagonista della versione di Bourne, compare nella scena finale del film nei panni di Billy adulto, in procinto di esibirsi come il Cigno. Con quella scena, ''Swan Lake'' scivolò definitivamente nella cultura pop, divenendo un simbolo di emancipazione e di lotta contro i pregiudizi. In tal senso, Bourne ritiene che la sua produzione abbia avuto un'influenza diretta sul numero di giovani uomini che si sono sentiti incoraggiati a intraprendere una carriera nella danza. ''In quel periodo ci fu un’incredibile crescita di interesse da parte di giovani uomini, così come di giovani donne, per la danza'', ha spiegato. ''Penso che abbia un’eredità in termini di ballerini maschi, insieme a Billy Elliot, da quel momento in poi. È diventata una cosa accettabile da fare, grazie a questi cigni: questa grande combinazione di mascolinità e lirismo dimostra che entrambi possono essere abbracciati. È un pezzo iconico che aspirano a imparare ora''.
La prima mondiale del 9 novembre 1995, con Adam Cooper nel ruolo del Cigno, fu un evento straordinario. Il pubblico rimase senza parole di fronte a questa rappresentazione innovativa, che combinava mascolinità e lirismo in modo inedito. Tuttavia, non mancarono le controversie. Alcuni critici dubitavano della serietà del progetto, considerando Bourne un provocatore più che un artista. Il balletto fu persino definito “Il Lago dei Cigni gay”, un’etichetta che, sebbene inizialmente scoraggiata per motivi di marketing, oggi rappresenta una celebrazione della sua natura inclusiva e rivoluzionaria.
La relazione tra il principe e il cigno maschio suscitò discussioni, soprattutto negli anni ‘90, quando le tematiche LGBTQ+ erano ancora ampiamente considerate tabù. Ma la verità è che Bourne ha saputo raccontare questa storia d’amore con un linguaggio universale, che parlava, e parla ancora, di umanità prima ancora che di orientamento sessuale. Un approccio ha contribuito a rendere il suo Swan Lake un’opera senza tempo, capace di dialogare con pubblici diversi.
''C’era una grande resistenza all’idea di cambiare qualcosa di così iconico,” ha ricordato Bourne. ''Ma il pubblico, una volta visto lo spettacolo, ha compreso il messaggio universale che stavamo cercando di trasmettere''.
Nonostante le iniziali resistenze, il successo dello spettacolo dimostrò la potenza del messaggio di Bourne.
Lo spettacolo iniziò a raccogliere fan da tutto il mondo, attirando l’attenzione di personaggi illustri e ottenendo recensioni entusiastiche. Questa celebrazione globale non solo ha confermato il talento del coreografo, ma ha aperto la strada a nuove interpretazioni e discussioni nell’intero mondo della danza. Ed è per questo che il contributo di Bourne va oltre il successo commerciale e critico del suo spettacolo. Il suo lavoro ha ispirato una nuova generazione di ballerini e coreografi, rompendo le rigide barriere di genere che da sempre caratterizzavano il balletto classico. La rappresentazione dei cigni maschi ha dimostrato, infatti, che forza e grazia non sono concetti opposti, ma complementari, aprendo la strada a un’idea più inclusiva e dinamica della danza. Lo stesso Bourne riconosce l’impatto culturale del suo lavoro. ''In quel periodo ci fu un’incredibile crescita di interesse da parte di giovani uomini per la danza”, ha spiegato. ''Grazie a questi cigni, è diventata una cosa accettabile, persino aspirazionale. La combinazione di mascolinità e lirismo è oggi un elemento iconico che molti aspirano a replicare”, ha evidenziato Bourne sottolineando come l’evoluzione della danza negli ultimi decenni sia stata profondamente influenzata dalla sua versione del Lago dei Cigni. ''Abbiamo aperto una porta - ha ammesso, e molte altre produzioni hanno seguito questa scia, spingendo i confini del balletto tradizionale''.
Un’apertura che, però, non si limita solo al balletto. Perché l’innovazione di Bourne ha influenzato anche altri ambiti dell’arte e della cultura, contribuendo a un dialogo più ampio sull’inclusività e sulla diversità. Attraverso il suo lavoro, infatti, egli ha dimostrato che il teatro e la danza possono essere strumenti potenti per il cambiamento sociale. Tant’è vero che oggi, a quasi trent’anni dal debutto, il Swan Lake di Matthew Bourne continua a essere un punto di riferimento nel panorama della danza mondiale. Il suo linguaggio universale e la sua estetica innovativa hanno contribuito a ridefinire il balletto come forma d’arte accessibile e inclusiva, capace di emozionare e ispirare. Con la tournée del 2024/25 che celebra il trentesimo anniversario dello spettacolo, il ''suo'' Lago dei Cigni si conferma non solo un classico moderno, ma anche un simbolo di trasformazione culturale. Un’eredità, quella di Bourne, che non risiede solo nei premi vinti o nei record battuti, ma nella sua capacità di abbattere barriere e reinventare la tradizione, rendendo la danza un linguaggio universale, aperto a tutti. ''In fondo, il nostro obiettivo era raccontare una storia che fosse autentica'', ha candidamente detto Bourne -. E il pubblico, di ogni età e provenienza, continua a rispondere a questa autenticità. Questo è il vero successo di Swan Lake''.